DELITTO MORO, CACCIA AL DNA SUL CADAVERE

06/07/2010 di

di MARCO CUSUMANO *

Ci sono voluti più di cinque mesi ma ora, finalmente, sul tavolo del sostituto procuratore Marco Giancristofaro c’è la perizia medico legale che contiene i risultati dell’autopsia sul cadavere di Massimiliano Moro, ucciso il 25 gennaio scorso nel suo appartamento nel quartiere Q5.

Si tratta del delitto che ha dato il via alla terribile guerra criminale che ha sconvolto Latina e che ancora non è stata chiarita dagli investigatori. La difficoltà maggiore sta proprio nell’indagine sull’omicidio Moro, eseguito in maniera quasi perfetta, probabilmente da professionisti, che forse non hanno lasciato nessuna traccia. Forse. Proprio dietro questa parola si nasconde la speranza degli investigatori. La speranza di un piccolo errore, di un dettaglio, di una traccia lasciata sulla scena del crimine, magari sul cadavere di Moro.

Proprio su questo punto si stanno concentrando le analisi. «Per il momento – spiega il sostituto procuratore Marco Giancristofaro – posso solo dire che stiamo lavorando sui risultati dell’autopsia che sono appena arrivati. Non posso aggiungere altro». La relazione del medico legale Giovanni Arcudi contiene molti dettagli su quanto emerso dalle analisi. Moro è stato ucciso da due colpi di pistola, uno al collo e uno alla testa, sparati da distanza ravvicinata. La relazione è stata stilata dall’équipe dell’università di Tor Vergata, nella quale lavora anche Maria Cristina Setacci, il medico legale intervenuto la sera del delitto all’interno dell’appartamento di Largo Cesti.

I medici lavorarono oltre quattro ore per ricostruire quanto accaduto e per raccogliere i dati necessari. Dopo le analisi di laboratorio si è arrivati finalmente alla relazione completa dalla quale potrebbe emergere l’elemento che tutti attendono per indirizzare le indagini, ferme a un nulla di fatto. La Procura ora sta verificando i gruppi di Dna: in sostanza bisognerà accertare se sul cadavere di Moro ci sono tracce biologiche di qualsiasi genere appartenenti ad altre persone.

Una traccia lasciata dall’assassino o da eventuali suoi complici? Ovviamente è quanto sperano gli investigatori, alle prese con un giallo davvero complesso. Il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia lo ha detto decine di volte in questi mesi: «Se non capiamo perché è stato ucciso Moro, non possiamo capire neanche tutto ciò che è accaduto dopo e prima». Ora, forse, ci sono elementi in più per indirizzare le indagini. Sperando che si arrivi almeno a una pista privilegiata.

* Fonte: Il Messaggero 06-07-2010