Ninfa tra i dieci giardini più belli del mondo

22/01/2013 di
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Il quotidiano inglese The Telegraph ha pubblicato una lista con i dieci giardino più belli del mondo da dover visitare secondo Rory Stuart, autore specializzato in libri di giardinaggio e ambiente.

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La storia di Ninfa

l giardino di Ninfa è stato dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio nel 2000 al fine di tutelare il giardino storico di fama internazionale, l’habitat costituito dal fiume Ninfa, lo specchio lacustre da esso formato e le aree circostanti che costituiscono la naturale cornice protettiva dell’intero complesso. L’istituzione del Monumento Naturale è l’ultimo tassello di un percorso che ha avuto inizio in epoca romana quando, nei pressi dell’attuale giardino, fu costruito un tempio dedicato alle divinità delle acque sorgive, le Ninfe Naiadi, da cui l’omonimo fiume Ninfa.

A partire dal VIII-IX secolo, quest’area aveva assunto un ruolo strategico per la presenza della Via Pedemontana: trovandosi ai piedi dei Monti Lepini, era l’unico collegamento alle porte di Roma che conduceva al sud della penisola quando la Via Appia era ricoperta dalle paludi. Per questo motivo il territorio di Ninfa, ricco d’acqua e non distante da mare, fu l’obiettivo sia di molte famiglie baronali romane sia della Chiesa.
La storia di questo luogo iniziò nel VIII secolo quando l’Imperatore Costantino V Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile territorio, chiamato Marittima, che al tempo contava solo pochi abitanti.
Dopo l’XI secolo Ninfa assunse il ruolo di città e fra le varie famiglie che la governarono ricordiamo i Conti Tuscolo, legati alla Roma pontificia, e i Frangipani, sotto i quali fiorì l’architettura cittadina e crebbe la considerazione economica e politica di Ninfa, tanto che nel 1159 vi fu incoronato il pontefice Alessandro III. Il futuro papa, Cardinale Rolando Bandinelli, fuggendo dall’Imperatore Federico Barbarossa trovò rifugio a Ninfa dove fu eletto nella Chiesa di Santa Maria Maggiore. Per vendetta l’Imperatore saccheggiò la città con il suo esercito.
Nei secoli Ninfa subì altre razzie e saccheggi a causa di controversie legate alle famiglie baronali che volevano ottenerla.
Nel 1294 salì al soglio pontificio Benedetto Caetani, Papa Bonifacio VIII, figura potente e ambiziosa. Anch’egli volle impossessarsi della Marittima. Nel 1298 aiutò suo nipote Pietro II Caetani ad acquistarla, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino e lepino.
Nel 1382 Ninfa fu saccheggiata e distrutta da parte di Onorato Caetani.
A causa della malaria che infestava la pianura pontina, la città non fu più ricostruita, i cittadini sopravvissuti se ne andarono lasciando alle spalle i resti di una città fantasma e la famiglia Caetani si spostò a Roma e altrove.
Ninfa non fu però del tutto dimenticata.
Nel XVI secolo il cardinale Nicolò III Caetani di Sermoneta, molto legato al territorio della Marittima e amante della botanica, volle creare un giardino delle sue delizie. Il lavoro fu affidato a Francesco da Volterra che progettò un hortus conclusus, un giardino delimitato da mura con impianto regolare, proprio accanto alla rocca medievale dei Frangipane. Alla morte del cardinale quel luogo di delizie, in cui furono coltivate pregiate varietà di agrumi e allevate trote africane, fu abbandonato.

Un nuovo tentativo di insediamento fu fatto da un altro membro della famiglia Caetani nel XVII. Il Duca Francesco IV Caetani, «buono al governo dei fiori», si dedicò alla rinascita dell’hortus conclusus ma la malaria costrinse anche lui a lasciare Ninfa. Della sua opera rimangono le polle d’acqua e le fontane.
Durante l’Ottocento il fascino delle sue rovine attirò molti viaggiatori che percorrevano l’Italia riscoprendo l’antico. La «Pompei del Medievo», come la definì Gregorovius, era un luogo spettrale, magico e incancellabile dalla memoria di coloro che la videro.
Alla fine dell’Ottocento i Caetani tornarono nei possedimenti da tempo abbandonati. Ada Bootle Wilbraham con i suoi due figli, Gelasio e Roffredo, si occuparono di Ninfa decidendo di crearvi un giardino in stile anglosassone. Bonificarono le paludi, estirparono gran parte delle infestanti che ricoprivano i ruderi, piantarono i primi alberi, lecci e faggi oggi maestosi, e restaurarono alcune rovine, fra cui il municipio, che divenne la casa di campagna della famiglia.
La creazione del giardino romantico all’inglese fu guidata soprattutto da sensibilità e sentimento, seguendo un indirizzo libero, spontaneo, informale, senza una geometria stabilita dove i sentieri si svilupparono sinuosi. Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani, continuò la cura del giardino e aprì le sue porte all’importante circolo di letterati ed artisti legato alle riviste da lei fondate, “Commerce” e “Botteghe Oscure”, come luogo ideale in cui ispirarsi.
L’ultima erede e giardiniera fu Lelia, figlia di Roffredo Caetani. Donna sensibile e delicata, curò il giardino come un grande quadro, accostando colori e assecondando il naturale sviluppo delle piante, senza forzature, ed evitando l’uso di sostanze inquinanti. Donna Lelia morì nel 1977, ma prima della sua morte decise di istituire la Fondazione Roffredo Caetnai al fine di tutelare la memoeria del Castao Caetani, di preservareil giardino di Ninfa e il Castello di Sermoneta, e di valorizzare il territorio pontino e lepino.
All’interno del Giardino di Ninfa si incontrano diciannove varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e una sensazionale varietà di aceri giapponesi, inoltre a primavera i ciliegi ornamentali fioriscono in maniera spettacolare.

Fra le 1300 specie che è possibile ammirare negli otto ettari di giardino ricordiamo il viburno,  il caprifoglio, il ceanothus, l’agrifoglio, le clematidi, i cornioli, i meli ornamentali e l’albero dei tulipani.
Molte varietà di rose che si arrampicano sugli alberi e sulle rovine, bordano il fiume e i ruscelli: la R. banksiae, R. bracteata, R. x odorata ‘Mutabilis’, R. hugonis, ‘Ballerina’, ‘Iceberg’, ‘Max Graf’, ‘Complicata’, ‘Penelope’, ‘Buff Beauty’, ‘Mme. Alfred Carriere’, R.filipes ‘Kiftsgate’, ‘Gloire de Dijon’…
Il clima particolarmente mite di Ninfa permette anche la coltivazione di piante tropicali come l’avocado, la gunnera manicata del Sud America e le banane.
Vi sono anche molti arbusti, piantati non solo per la loro bellezza ma anche perché habitat adatto a gli uccelli, oltre cento le specie registrate, e insetti che vivono all’interno del Giardino. (Fondazione Caetani)

  1. Mi permetto:

    A Ninfa o del residuo Eden

    di Aldo Ardetti

    S’apre un sipario sulla carretta
    quando Ninfa oltre il lago appare:
    la Pompei del Medioevo eletta.

    Dalla pedemontana ammirare
    torre e antiche mura testimoniare;
    poi dai bianchi sentieri mirare

    ruscelli e cascatelle gorgogliare,
    un mare di fiori la villa colorare
    e una miriade di uccelli squillare:

    il rigogolo, l’usignolo, il cardellino,
    gli aironi, le cince e le garzette rare,
    l’upupa, il picchio e il pendolino

    mentre va l’acqua dei rii al bacino
    dove traspare l’erba filiforme
    e di animali cogli il cammino.

    Appresso le rovine senza forme,
    nel profumo di lavanda e dei roseti,
    confessano storie di malaria e torme,

    della rovina di chiese e sepolcreti
    abbandonati all’ombra dei cipressi,
    all’eco delle genti, al canto dei poeti.

  2. sarebbe ancora piu’ bello con una mega discoteca da 4000 posti,donne che ballano sui tavolini un buon centro commerciale accanto e il popolo pontino in totale delirio

  3. se fosse collocata in un altro luogo sarebbe diventata il volano di un’economia. Altro che fabbriche farmaceutiche… Non siamo neanche capaci di amministrare un gardino pubblico figuriamoci Ninfa!

  4. Giardino davvero stupendo. L’ho visitato già due volte nell’arco degli anni. Gli unici nei sono la scarsità delle date di apertura, l’obbligo di doverlo visitare accompagnati (comunque comprensibile data la delicatezza di questo ecosistema e vista l’idiozia di certi visitatori…) e l’ignoranza dell’inglese da parte delle guide turistiche.