REGIONALI RINVIATE NEL LAZIO? ATTESA PER LA DECISIONE

19/03/2010 di

È attesa tra questa sera e domani la decisione sull’eventualità tà di rinviare le elezioni del 28 e 29 marzo nel Lazio. In queste ore, fanno sapere dalla Regione, gli avvocati e i tecnici regionali stanno lavorando per sciogliere la ‘matassà che potrebbe far slittare la chiamata alle urne dopo che la sentenza del Tar ha riaperto i giochi riammettendo la lista Rete Liberal Sgarbi alla competizione elettorale sia nella provincia di Roma che in quella di Latina.


Se i tecnici decideranno di applicare il decreto ‘interpretativò varato dalgoverno che fissa in non oltre 6 giorni prima del voto la campagna elettorale -spiegano alla Regione Lazio – in questo caso non ci sarebbe necessità di far slittarele elezioni, previste per il 28 e 29 marzo, ossia tra 9 giorni; se invece farannoriferimento alla legge elettorale regionale, in quel caso sono previsti almeno 15 giorni di campagna elettorale e dunque in questo caso scatterebbe il rinvio delleelezioni. La procedura con cui si trovano a dover fare i conti i tecnici è complicatadal fatto che il Tar aveva giudicato inapplicabile nel Lazio il decreto ‘salva-listèdel governo in quanto la Regione aveva già una sua legge elettorale.

«Io posso attestare che cinque ragazze in venti minuti contanoe misurano la correttezza di 2.117 certificati. Il Tar ci ha messo venti giorni e iopretendo che mi vengano restituiti e se non lo fanno è fascismo». Lo ha dettoVittorio Sgarbi che, durante una conferenza stampa, è tornato a chiedere il rinvio didue settimane del voto nel Lazio. Quindi Sgarbi si è rivolto a Esterino Montino ealla giunta regionale del Lazio: «Se la Regione non ci dovesse dare i giorni dicampagna elettorale che ci spettano presenteremo ricorso in ogni sede per chiederel’annullamento e il rifacimento delle elezioni».

E quattro. Con quella di domani il centrodestra a guida berlusconiana cala sul tavolo della politica il ‘poker’ delle manifestazioni nella piazza che fu un tempo monopolio della sinistra edel sindacato. A San Giovanni, sarà la prima volta che Silvio Berlusconi scende in piazza da posizioni di governo e da leader del Pdl, anche se, trattandosi di campagna elettorale per quelle regioni che attualmente la maggioranza nazionale guida inappena 2 casi su 13, può anche sentirsi alla testa di uno schieramento «di lotta». Il centrodestra, che allora assumeva le fattezze di Forza Italia, Alleanza nazionale e Ccd, era invece all’opposizione contro il primo governo di Romano Prodi quando il 9 novembre del 1996 Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini unirono le loro bandiere contro la Finanziaria del Professore.

In molti aspettavano la prova del Cavaliere alle prese con la massa ‘verà e non di un astratto pubblico televisivoo di assemblee più o meno disciplinate. E la risposta andò oltre le aspettative, visto che il leader di Forza Italia si feceil suo primo vero bagno di folla insieme agli alleati, con una breve e intensacamminata in via Cavour. Davanti al palco di San Giovanni, quella volta, siraccolsero circa un milione di persone.

  1. Sono simpatizzante di destra se si rinviano le elezioni che chiede l’ultimo arrivato, non vado a votare.

  2. In nome del sultano si mobilitano le masse , renumerate a gettone .

    In nome del sultano , si ubbidisce con voti di fiducia .

    In nome del sultano , si cambiano le regole .

    In nome del sultano , si insulta la Magistratura e si infanga la Costituzione .

    In nome del sultano , si giustificano le illegalita’ e gli abusi .

    In nome del sultano , ….anche nel territorio pontino ci si adegua , querelando il Prefetto , negando la presenza della mafia , negando di avere interessi personali , negando che l’area pontina ( da sempre considerata laboratorio della destra ) e’ ormai assimilabile alle aree depresse del sud Italia !

    ….Altro che Orwell qui si supera ogni immaginazione , e tutto in nome del sultano !