Consorzi di bonifica: assurdo silenzio sulla sicurezza idraulica

«La stagione delle piogge è iniziata e anche nel Lazio si è manifestata, purtroppo coerente con quello strutturarsi dei cambiamenti climatici che non porteranno ad alcunché di buono per la sicurezza idraulica dei cittadini laziali e delle loro proprietà immobiliari. Latina, Provincia di Roma e Viterbo, il Frusinate, i territori che hanno già subito pesanti eventi calamitosi». Lo sottolinea Massimo Gargano presidente Anbi Lazio (Unione regionale bonifiche del Lazio).
«A tale situazione i Consorzi di bonifica hanno risposto con un grande, energico impegno sui territori grazie a una rete di scolo tenuta in buona efficienza, con una costante azione di manutenzione e con risorse proprie – aggiunge – Una manutenzione ordinaria effettuata 365 giorni all’anno, che mostra però di necessitare di maggiore attenzione da parte della Regione Lazio, anche in ragione della pressione edilizia dell’uomo che nonostante una crisi economica che vede ridotte sensibilmente le compravendite, continua imperterrita a crescere, sia quando programmata che, in quella piaga sociale costituita dall’abusivismo».
«I Consorzi di Bonifica del Lazio nello specifico hanno potuto progettare per l’intera superficie della Regione Lazio ben 316 sistemazioni idrauliche e manutenzioni straordinarie, immediatamente cantierabili per un importo complessivo di 600,7 milioni di euro che, se attuate, contribuirebbero a ridurre sensibilmente il rischio di frane, alluvioni, inondazioni per la Comunità laziale», prosegue.
«Questa progettualità, questa sfida per un territorio sicuro non è liquidabile con alzate di spalle o con battute non veritiere sulla mancanza di risorse – commenta Massimo Gargano presidente Anbi Lazio – le risorse si trovano sempre dopo che i disastri sono avvenuti. In questo caso si riparano però solo i danni e con una maggiore spesa, (per 1 euro spese in prevenzione ce ne vogliono almeno 5 in emergenza), con poca trasparenza nella gestione della spesa e
relativa attività».
«È inevitabile l’ennesimo appello – continua Gargano – alla Regione Lazio a non insistere in una latitanza ormai assordante e ai Comuni a dialogare ancora di più con i consorzi, portando avanti l’ottimo rapporto con Anci Lazio. È solo in questo modo – conclude Gargano – che si farà lievitare la cultura della prevenzione e della trasparenza, si aumenterà la sicurezza dei territori, della loro economia della capacità di generare occupazione della loro qualità complessiva di essere centrali nel generare economia e sviluppo, in sintesi a produrre futuro».
a Gargano te la potevi pure risparmià sta presa in giro………vatte a fà un giro per i canali e vedi che ce stà……..io quelli della bonifica li conosco solo quando la devo pagà, ma non ho mai visto pulizie in corso o canali ben curati.
mahh ….
forse pensi che quando giriamo in macchina non vediamo cosa ci circonda?
siete alla stessa stregua dei politici….magnaccia pure voi!!!!
anche per voi ci sarà pane per i vostri denti !!!
tempo al tempo….
salute e piu pilu pe tutti
Cetto Lachiunque
ahhh dimenticavo …….
prova a metterti con uno stand in piazza de popolo ….
ma tu personalmente però!!!!!
poi vedi come ti darà la ragione e non solo la gente!!!!
Il Consorzio di Bonifica è un ente fantasma, composto da agricoltori che pensano solo ai loro interessi. I nostri canali versano in condizioni pietose e l’acqua che scorre dentro è di pessima qualità, grazie agli scarichi delle campagne, delle industrie, degli agglomerati che ancora non sono collegate a reti fognarie e… per finire, Acqua Latina che dagli impianti di depurazione fa uscire acqua pestilenziale. Questo baraccone politicizzato deve liberare gli argini dalle invasioni dei proprietari terrieri confinanti e dalle sterpaglie che nascondono discariche abusive e in alcuni casi anche tossiche. E’ una vergogna per i cittadini pagare un ente predisposto e vedere il territorio in un abbandono inquietante. Se dovesse arrivare un nubifragio anche qui, allora si alzerà il coperchio e uscirà fuori tanta di quella cacca che i responsabili dovranno giustificare e pagare!
meno male che qualcuno si è accorto che è iniziata la stagione delle piogge: dopo quest’intervento siamo tutti più tranquilli, convinti che dall’alto……. qualcuno vigila per noi…..poveri noi
Due anni fa ci furono abbondantissime precipitazioni. Alle due di notte, preoccupato visto che poco lontano da casa c’è un canale, mi misi in macchina e feci un giro: canali quasi all’orlo e acqua che sfiorava i ponti. Ovviamente le chuse erano CHIUSE! Chiamo i vigli del fuoco: lo sappiamo, lei non è il primo a segnalarlo, ma non sappiamo cosa fare, bisogna chiamare in prefettura la protezione civile. Il giorno dopo chiamo la protezione (in)civile: lo sappiamo, ma per aprire le chiuse servono i tecnici del consorzio di bonifica e oggi è domenica, richiami domani al consorzio (e intanto speriamo che la pioggia si fermi). Poi magari passo vicino a qualche chiusa e vedo che sono allegramente gestite, nel senso che vengono chiuse per fermare il flusso e alzare il livello dell’acqua da pescatori (probabilmente rumeni)! Ho un timore: non è che si preferisce “tutelare” da ondate di piena le barche ormeggiate ormai in tutti gli sbocchi dei maggiori canali al mare, tenendo chiuse le chiuse, e lasciare esondare i canali?! Per finire: forse il signor Gargano ha le idee come le acque dei canali (un pò torbide, anzi moltissimo torbide) e sarebbe opportuno si facesse un giro per il nostro agro, perchè io il risultato di tutte queste opere di manutenzione non riesco a vederlo.
che la gestione del Consorzio di Bonifica lasci a desiderare è cosa nota a tutti, ma pochi sono al corrente che esiste un Piano di Assetto Idrogeologico regionale (PAI) che dovrebbe tutelare l’incolumità della persone, ma a volte viene eluso con semplici “marchingegni” burocratici mettendo a rischio cose e persone.
Per chi non lo conoscesse il PAI è uno strumento legislativo tecnico e scientifico di pianificazione territoriale, rappresenta uno studio analitico delle aree a rischio idrogeologico, indica zone oggetto di pericolo e soggette a rischio allagamenti, esondazioni ecc… ponendo condizioni di tutela mediante vincoli di inedificabilità e corretto utilizzo dei suoli o delle eventuali opere infrastrutturali idrualiche.
E’ possibile vedere di persona come in alcune aree definite “rosse” di reale pericolo idrogeologico abbiano comunque costruito nuove edifici, come sia possibile? Semplicemente producendo documentazione tecnica firmata da professionista abilitato che si assume la responsabilità adducento motivazioni tecnico-scientifiche.
Poi a disastro avvenuto i danni a cose e persone chi li paga lo Stato cioè noi cittadini con le tasse?
Ovviamente qui di sopra ho sintetizzato un problema complesso tutto italiano dove fatta la legge si trovano le modalità per eluderla, non si capisce come mai un team di tecnici geologi ed ingegneri redattori del PAI stabiliscono scientificamente che una tale area è soggetta a rischi, quindi si vieta l’edificabilità per ovvi motivi, e poi arriva qualcun’altro che afferma con relazione tecnica l’esatto contrario per ottenere la riduzione del vincolo e la possibilità di edificare!
Cose dell’altro mondo? No! Cose e case italiane.
@ Quantum2, e ti meravigli? In questa società pseudocivile e democratica in teoria chi dice verità o da versioni dei fatti correttamente o che possono infastidire o suscitare malumori altrui viene emarginato o allontanato dalla vita sociale e lavortiva perchè corretto e capace di analizzare il problema prescindendo da interessi di parte, quindi elemento di “disturbo”, ecco spiegato uno dei motivi principali del fallimento della società italiana.