CAMERA PENALE, AVVOCATI IN SCIOPERO CONTRO IL PROCESSO BREVE

09/01/2010 di

La Camera Penale ha indetto uno sciopero degli avvocati per lunedì 11. “Sono ormai improcrastinabili riforme reali della giustizia (separazione delle carriere; riforma del CSM; azione penale) richieste da trent’anni dai penalisti italiani: invece di realizzarle si progettano riforme inutili e incostituzionali come quella sul processo breve”.


Scheda/Le ragioni degli avvocati della Camera Penale

1. I rapporti tra politica e magistratura continuano ad essere oggetto di polemiche e scontri che trovano la loro causa profonda nelle mancate riforme strutturali dell’ordinamento giudiziario e al tempo stesso, paradossalmente, allontanano sempre di più l’avvio di queste stesse riforme. La mancanza, nelle forze in campo, di una reale volontà di creare anzitutto il clima politico e istituzionale necessario a una azione riformatrice autentica non può non destare le più gravi preoccupazioni.

2. La separazione delle carriere, misura indispensabile per dare razionalità e efficienza all’amministrazione della giustizia, mentre raccoglie sempre maggiori sostegni da personalità di alta autorevolezza, sembra trovare la politica sempre più inconcludente o addirittura sorda.

3. Sono di ogni giorno le recriminazioni sul funzionamento del CSM, da sempre criticato in modo fermo dall’UCPI anche con la formulazione di precise riforme costituzionali (funzioni, competenze e composizione). Tuttavia queste recriminazioni non si accompagnano a iniziative riformatrici. Tale inerzia ha ormai fatto scadere il tempo utile per le necessarie modifiche costituzionali. Nel luglio 2010 il CSM in carica scadrà e sarà rinnovato negli stessi identici termini, perpetuando le cause del suo funzionamento negativo. Una nuova legge elettorale, quale essa sia,
non sarà in grado di rompere il sistema correntizio. Il proposito della maggioranza, secondo anticipazioni di stampa, di esprimere il vice-presidente del CSM, benché legittimo, nell’attuale struttura di tale organo esige un accordo con i poteri forti della magistratura, che potrà avvenire solo in uno spirito della più chiusa conservazione, una sorta di «pace» che sarà la tomba delle riforme.

4. Nel progressivo aggravarsi dei vuoti d’organico non si mette mano allo smantellamento del sistema dei «fuori ruolo», che sottrae risorse decisive al lavoro giudiziario, ma che è ancora strenuamente difeso da ambienti politici e giudiziari per devianti ragioni di potere.

5. L’esercizio dell’azione penale è abbandonato all’arbitrio delle Procure, nell’assenza di alcuna iniziativa legislativa che restituisca effettività alla disciplina dell’obbligatorietà dell’azione penale.

6. In un simile pesantissimo quadro, in cui la crisi della giustizia è lasciata a se stessa, si perseguono scorciatoie quali il «processo breve», la cui discussione, pur tra illegittimità costituzionali e norme irrazionali e improduttive, è stata fissata dinanzi al Senato per la seduta del 12 gennaio 2010. Ben altra dovrebbe essere un’introduzione della prescrizione processuale che, con la determinazione di tempi certi del procedimento, a cominciare dalle indagini preliminari, realizzi effettivamente il diritto dell’imputato alla durata ragionevole delle vicende processuali, senza sacrificarne le garanzie.L’UCPI ribadisce che il ddl sul “processo breve”, nella sua attuale concezione, è il frutto avvelenato della profonda anomalia dei rapporti fra politica e magistratura, inidoneo a risolvere il problema e foriero di ulteriori veleni.

7. L’avvocatura penale, interpretando l’esigenza di un rilancio determinato dell’azione riformatrice, manifesta profondi disagi e contrarietà: la politica della giustizia deve immediatamente recuperare la capacità di avviare senza ulteriori indugi una grande fase di rinnovamento con iniziative legislative concrete.