PIERO MARRAZZO SI DIMETTE MA POTREBBE TORNARE IN RAI

27/10/2009 di

Piero Marrazzo si è dimesso definitivamente dalla presidenza della Regione Lazio. Dalle dimissioni al voto passeranno 135 giorni, 90 per i decreti di indizione dei comizi elettorali e 45 per indire i comizi. Dunque si potrebbe andare alle urne a metà marzo, ma non è escluso che le elezioni si tengano il 28-29 marzo, in coincidenza con l’Election Day fissato dal governo.


Piero MarrazzoPiero Marrazzo è un dipendente Rai in aspettativa e quindi, al termine del suo incarico pubblico, ha diritto a rientrare a Viale Mazzini. Lo stesso è accaduto in passato anche per altri volti Rai, da Fabrizio Del Noce (deputato per Forza Italia dal 1994 al 1996) a Michele Santoro (eurodeputato eletto nella lista Uniti per l’Ulivo nel 2004, incarico da cui si dimise nell’ottobre 2005). Già conduttore e inviato del Tg2, responsabile della testata regionale in Toscana, Marrazzo ha lavorato con Giovanni Minoli alla Cronaca in diretta e a Format. Dal 1997 al 2004, anno in cui accettò di candidarsi alla presidenza della Regione, è stato conduttore della trasmissione di servizio Mi manda Raitre.

Negli ambienti giudiziari di piazzale Clodio si precisa che “non c’è stata alcuna convocazione in procura di Piero Marrazzo e non è neppure previsto che debba essere sentito. Almeno per il momento”. Le stesse fonti smentiscono, tra l’altro, l’ipotesi di un’iscrizione sul registro degli indagati del presidente della Regione Lazio. Chi indaga sottolinea anche che “allo stato degli atti non ci sono tracce di altri esponenti politici sotto ricatto perché finiti nel giro di trans”. In procura si ribadisce che Marrazzo, in questa vicenda, rimane parte offesa: dunque, non sarà aperto nei suoi confronti un procedimento per l’ipotesi di peculato (in relazione all’uso dell’auto blu) e per quella di corruzione (con riferimento al denaro preso dai carabinieri che hanno fatto il blitz nell’appartamento della trans in via Gradoli).

Per il peculato viene chiarito che Marrazzo aveva diritto all’auto di servizio e con quella poteva andare dove voleva; quanto alla corruzione, gli inquirenti ritengono che il video sia stato girato dai due carabinieri Carlo Tagliente e Luciano Simeone e che l’uomo politico sia stato vittima di un ricatto senza sapere di essere stato filmato. Gli inquirenti hanno anche chiarito che Marrazzo non è stato sottoposto al test antidroga, altra ipotesi circolata in queste ore.

Interrogatori. Oggi il transessuale, conosciuto con il nome di Natalì, e che sarebbe stato immortalato nelle riprese del video, diventato poi oggetto di ricatto nella vicenda Marrazzo, è stato ascoltato dai carabinieri del Ros. Insieme a Natalì sarebbero stati ascoltati altri transessuali. Gli interrogatori sarebbero necessari, a questo punto dell’inchiesta, per verificare alcuni aspetti ancora poco chiari.

Primo tra tutti c’è da capire attraverso quali canali arrivava la cocaina nell’appartamento di via Gradoli e chi ne faceva uso. Da accertare anche il flusso di danaro contante pagato per le prestazioni di Natalie e degli altri transessuali. Altre verifiche poi serviranno per accertare se al momento dell’irruzione dei quattro carabinieri, poi arrestati, nell’appartamento di via Gradoli, qualcuno all’interno fosse d’accordo con i militari infedeli.