AGENTE MORTO, NUOVE ANALISI SULL’AUTO: IL SUICIDIO NON CONVINCE
di MARCO CUSUMANO *
Non è chiuso il giallo della morte di Danilo Ciccarino, l’agente di polizia penitenziaria trovato senza vita nella sua auto carbonizzata in località Mazzocchio, vicino a Priverno, nel marzo scorso. Pochi giorni fa c’è stato un nuovo sopralluogo tecnico sull’auto del ragazzo per raccogliere elementi utili all’indagine. Non convince del tutto l’ipotesi di un suicidio, tanto che il sostituto procuratore Gregorio Capasso potrebbe chiedere la proroga dell’inchiesta con l’ipotesi di omicidio volontario.
Per raccogliere elementi utili all’indagine, la polizia scientifica ha effettuato un esame tecnico dell’auto nella quale è stato trovato il corpo senza vita. Gli accertamenti “irripetibili” sono stati effettuati alla presenza dell’avvocato Antonio Sacco che rappresenta il padre e la sorella di Danilo Ciccarino. I familiari vogliono fare chiarezza su quanto accaduto al ragazzo, visto che l’ipotesi del suicidio si scontra con alcuni elementi.
Ciccarino, 28enne originario di Varese e in servizio al carcere delle Vallette di Torino, è morto a causa di un colpo di pistola semiautomatica del tipo Beretta calibro 9 x 21 sparato in bocca. Il cadavere, completamente carbonizzato, fu trovato nella carcassa della sua Citroen C2 parcheggiata in una stradina isolata nella zona industriale di Mazzocchio, a pochi chilometri dalla frazione di Frasso dove abita la famiglia del giovane.
Secondo la ricostruzione, se si trattasse di un suicidio, l’agente avrebbe dato fuoco alla macchina e poi sarebbe entrato dentro per spararsi in bocca. Se fosse un omicidio, l’incendio sarebbe stato appiccato dall’assassino con l’obiettivo di eliminare le tracce e ostacolare l’indagine. Ma ci sono molti dubbi. Se Ciccarino si fosse sparato in bocca dovrebbe essere perforato, o almeno danneggiato, il tetto dell’auto, cosa che invece non è stata riscontrata. Inoltre la pistola è stata trovata appoggiata tra le gambe della vittima in una posizione quantomeno dubbia se si considera la violenza dell’urto dopo l’esplosione.
A favore dell’ipotesi del suicidio c’è la presenza di fumo nei polmoni di Ciccarino, il quale evidentemente era in vita quando la sua auto è andata in fiamme. Tuttavia questo elemento potrebbe essere compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti che presupporrebbe la presenza di un’altra persona. Gli investigatori stanno indagando su un presunto debito che sarebbe stato contratto da una persona vicina alla famiglia del ragazzo. E’ possibile che l’agente si sia interessato personalmente della questione, un debito da saldare, mettendosi contro qualcuno. (* Il Messaggero 24-10-2009)