Uccise la madre a Roccagorga, libera dopo cinque anni

19/06/2012 di
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di Marco Cusumano *

E’ libera da quattro giorni, a meno di cinque anni dall’omicidio della madre avvenuto il 23 giugno 2007. Quello di Filomena Foglietta è sicuramente il caso di omicidio per il quale, negli ultimi anni, è stata espiata la pena più mite.

Inizialmente condannata a 14 anni di carcere, ottenne poi una riduzione a otto anni e infine a sei. La donna di 65 anni uccise la madre di 83 anni, Aquilina Pacifici, nella loro abitazione a Roccagorga.

«Per un reato – spiega l’avvocato Angelo Palmieri che difende la donna insieme al collega Sinuhe Luccone – che prevedeva la pena dell’ergastolo, Maria Filomena Foglietta, è stata condannata a soli sei anni di reclusione, pena tra le più basse mai comminate in Italia in casi del genere, e in effetti ha espiato meno di cinque anni di cui quattro anni e mezzo agli arresti domiciliari».

Un caso limite che evidenzia quanto sia duttile il sistema della giustizia italiana, basato su una serie di variabili che rendono sempre più teorico il concetto di certezza della pena. La condanna a sei anni divenne esecutiva con la fissazione della «fine pena» al 23 giugno 2013. Ma i difensori hanno subito chiesto la sospensione dell’esecuzione della pena per gravi motivi di salute, richiesta accolta dal magistrato di sorveglianza che ha di fatto ridotto la pena di 405 giorni disponendo la liberazione il 15 giugno 2012.
Ma la donna aveva già ottenuto l’eliminazione dei tre anni di manicomio giudiziario, disposti con la sentenza di primo grado che fu piuttosto dura: 14 anni di carcere. Come è possibile partire da una condanna a 14 anni e arrivare a scontarne meno di cinque? Il processo si è basato sulle condizioni mentali della donna. Gli avvocati si sono battuti sin dall’inizio per il riconoscimento dell’infermità della donna, negata in primo grado e poi riconosciuta ma solo parzialmente. La corte d’Assise d’Appello ritenne compatibile l’aggravante della provocazione (la vittima picchiava spesso la figlia) con la semi infermità di mente.

«Questa sentenza – spiega l’avvocato Palmieri – è stata giurisprudenziata, è del tutto innovativa in quanto su annullamento della Cassazione l’Assise di Appello ha ritenuto per la prima volta compatibile la provocazione con la semi infermità di mente, conformemente ai parametri innovativi della Suprema Corte». Secondo la ricostruzione Filomena Foglietta veniva spesso picchiata dalla madre e quel giorno fu proprio l’aggressione a scatenare l’ira della donna che colpì la mamma con una coltellata alla gola. Subito dopo il delitto tentò di togliersi la vita ma fu salvata da uno dei due figli. Dopo un lungo interrogatorio confessò.

* Il Messaggero 19-06-2012

  1. non ho voluto finire di leggere l’articolo, mi sento schifato da quello che c’è scritto…. ecco come funziona l’Italia, la giustizia in Italia….. non aggiungo altro, se no…..