Clan Mendico, così i Casalesi sfidarono i Ciarelli

di Marco Cusumano *
Una lunga e dettagliata ricostruzione della geografia dei clan che operavano a Latina e provincia, dei rapporti di forza e dei tentativi della camorra di controllare gli affari pontini. Nel processo al clan Mendico ieri hanno sfilato alcuni testimoni chiave dell’accusa: i carabinieri che svolsero le lunghe indagini sugli esponenti di spicco del gruppo criminale. Sotto accusa per associazione mafiosa Ettore Mendico, Mario e Matteo Baldascini, Salvatore Cantiello e Umberto Gori.
Particolarmente efficace la testimonianza del colonnello Ilario Vaccari che all’epoca si occupò dell’indagine, quando era ancora in servizio a Latina. «In quel periodo – ha detto Vaccari – negli anni Novanta erano attivi due clan nel capoluogo riconducibili alle famiglie Ciarelli e Di Silvio, mentre nel Sud Pontino c’era il clan Mendico. Quest’ultimo inizialmente non ci sembrava un vero e proprio clan ma più che altro un gruppo di affiliati provenienti dai Casalesi che facevano capo a un leader che era appunto Mendico. Dopo l’operazione “Spartacus” i Casalesi avevano subito dei grossi sequestri patrimoniali e dunque avevano bisogno di denaro. Inoltre c’era stato un fuggi fuggi dalla Campania, molti cercarono di inserirsi nel Sud Pontino».
Il clan Mendico era dunque la soluzione ideale, ha spiegato il colonnello. Era un clan particolarmente radicato nel territorio e i Casalesi volevano allargare i loro affari approfittando di una realtà già consolidata. Per questo furono individuati due obiettivi: il clan Mendico nel Sud Pontino e quello della famiglia Ciarelli nel capoluogo.
«Il clan Ciarelli – ha detto ai giudici il colonnello Vaccari – era il gruppo più forte a Latina dove chiunque conosceva i membri della famiglia rom. Ricordo che le donne giravano in gruppo, andavano nei negozi, anche piccoli, e nessun commerciante si tirava indietro: tutti davano dei soldi sapendo che un rifiuto sarebbe stato pericolosissimo. Gli affari del clan erano notevoli e i Casalesi volevano controllare i Ciarelli facendosi pagare per poter continuare le loro attività. C’era dunque il rischio di una guerra tra Casalesi e Mendico da una parte e Ciarelli e i Silvio dall’altra. In quel tempo noi avevamo contatti quotidiani con Carmine Ciarelli, fu lui a chiederci aiuto perché era stato minacciato dai Casalesi attraverso Mendico».
Siamo negli anni 1996-97, i carabinieri temevano una guerra tra clan che scoppiò però molto più tardi: nel 2010. Ma i rivali dei Ciarelli-Di Silvio non sono i Casalesi, bensì i criminali di Latina, non legati alle famiglie rom. Ma questa è un’altra storia, ancora tutta da chiarire.
Vaccari e gli altri militari che seguirono le indagini tracciano un quadro completo, fornendo ai giudici elementi precisi sulle estorsioni e le altre attività illecite del clan Mendico nel Sud Pontino. «Controllavamo giorno e notte il ponte sul Garigliano, era quello il passaggio obbligato che ci ha permesso di individuare tutti i membri del clan». (* Il Messaggero 04-05-2012)
I carabinieri che aiutano i ciarelli, mah…..
<< ..In quel tempo noi avevamo contatti quotidiani con Carmine Ciarelli, fu lui a chiederci aiuto perché era stato minacciato dai Casalesi attraverso Mendico»
Pensa te….
il primo maggio un certo ciarelli massimo a ucciso un ragazzo di 24 anni di pescara, adesso i pescaresi a questi zingari gli hanno dato l’ultimatum che sè frà cinque giorni non ci pensano le istituzione a cacciarli ci pensa la gente di pescara, anche a latina li dovrebbero cacciare invece si parla solo……
Il titolo del signor Cusumano non e’ adeguato,da l’idea di una possibile contrapposizione tra due gruppi che non e’ credibile.La camorra e’ una associazione con decine di migliaia di sodali e affiliati e la sua struttura varca i confini sia italiani che europei,il clan dei casalesi ha un bacino di utenza di centinaia di milioni di euro al mese ed interessi in tutti i settori….questo titolo d’apertura e’sproporzionato e nel clima in cui si vive a latina oggi secondo me non andava proposto.Il clan locale e’ un problema locale,serio e molto ma far credere ai cittadino che abbiamo di fronte una realtà in grado di fronteggiare la camorra secondo ne e’ sbagliato….oltre che falso e a chiarire Il massaggio c’ha pensato cittadino italiano nel suo intervento.
per Idea personale
può sembrare spropositato come titolo è vero… ma ti assicuro che non ci rendiamo conto di quanto ciarelli e di silvio siano potenti, non certo da contrastare da soli l’intero clan dei casalesi, ma abbastanza da non farsi estromettere, sono imparentati con i più noti casamonica che hanno stretto patti importati con la ndrangheta calabrese, vatti a vedere il clan degli zingari (in calabria), hanno conti a san marino e se si sono salvati dai casalesi proprio per le loro amicizie influenti. Diciamo poi che nell’ambiente criminale sono sempre riusciti a farsi rispettare e se non sono stati mai spodestati da questa città un motivo ci sarà.
L’articolo mi pare interessante anche perchè collega gli ultimi fatti di sangue (la cosiddetta guerra criminale) con una storia vecchia.
Dal 1997 ad oggi la situazione è sempre stata tesa, dalle minacce di mendico e la conseguente denuncia dei ciarelli, seguirono arresti esemplari, poi gambizzazioni e autobombe sul lungomare.
Non credo che ora la situazione si sia tranquillizzata, e se è vero che molti esponenti dei ciarelli-di silvio sono stati arrestati con accuse pesanti non è detto che il peggio sia stato levato di mezzo, e i loro oppositori? dal tentato omicidio di carmine ciarelli sono uscite fuori maxi operazioni che hanno sgominato l’intera associazione degli zingari. I loro rivali si stanno ingrassando?
Non credo che sia finita qui. Ma spero di sbagliarmi!
ma avete letto bene le dichiarazioni del colonnello dei carabinieri????
sapevamo che i Ciarelli commettevano reati in continuazione ma arrestarli era una impresa improba… ??????????? i ciarelli divennero confidenti?????
Mah… Roba da pazzi…
il bello deve ancora arrivare secondo me…. la guerra non è neanche iniziata.