MAFIA A LATINA, CHIESTI TRE ERGASTOLI NEL PROCESSO “ANNI NOVANTA”

02/07/2009 di

Tre ergastoli, sette condanne e due assoluzioni. Sono state queste le richieste avanzate dal pubblico ministero della Dda di Roma Diana De Martino questo pomeriggio a carico dei 12 imputati arrestati nell’ambito dell’operazione «Anni ’90» e processati dalla Corte d’Assise del tribunale di Latina.


Sono accusati, a vario titolo, di reati che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso, all’omicidio ed estorsione in una indagine eseguita dai carabinieri di Latina nel 2005 in collaborazione con la procura di Napoli e partita dall’uccisione, nel 1990, a Santi Cosma e Damiano dell’imprenditore Giovanni Santonicola.

Nel processo la Regione Lazio si è costituita parte civile. Tre gli ergastoli chiesti dalla De Martino: a carico di Ettore Mendico, Michele Zagaria e Orlandino Riccardi. Nove anni di reclusione per Antonio Antinozzi, Domenico Buonamano e Luigi Pandolfo. Otto anni per Antonio La Valle; sette per Maurizio Mendico; sei per Luigi Riccardi; cinque anni e sei mesi per Luigi Cannavacciuolo. Chiesta invece l’assoluzione per Giuseppe Sola e Giuseppe Ruggieri. Domani nuova udienza con le richieste delle parti civili.

 

UNA GUERRA PER IL CONTROLLO DEL SUD PONTINO

di MARCO CUSUMANO *

«In quel periodo tutti giravano armati, tutti erano pronti a spararsi. Era una vera guerra». Il pm dell’antimafia Diana De Martino ha impiegato sei ore per ricostruire le accuse nei confronti degli imputati nel processo “Anni Novanta”. Sei ore durante le quali il magistrato ha illustrato ai giudici popolari ogni dettaglio di quella guerra tra clan che insanguinò il Sud Pontino e la Campania. Nel pomeriggio di ieri le richieste di pena con tre ergastoli invocati dalla De Martino a carico di Ettore Mendico, Michele Zagaria e Orlandino Riccardi. Nove anni di reclusione per Antonio Antinozzi, Domenico Buonamano e Luigi Pandolfo. Otto anni per Antonio La Valle; sette per Maurizio Mendico; sei per Luigi Riccardi; cinque anni e sei mesi per Luigi Cannavacciuolo. Chiesta invece l’assoluzione per Giuseppe Sola e Giuseppe Ruggieri.

Oggi la parola passerà all’avvocato Francesco Di Ciollo, il legale di parte civile che rappresenta la Regione Lazio. E’ il primo caso in cui la Regione si costituisce come parte civile in un processo di mafia. Secondo i giudici che accettarono la richiesta, l’attività criminale ha «negativamente inciso sullo sviluppo economico e turistico dell’ampia zona della provincia di Latina in cui la cosca ha operato sino al 2001». “Anni Novanta” è l’unico processo per associazione mafiosa in piedi a Latina. Per motivi logistici, però, il verdetto sarà deciso e letto nell’aula bunker del carcere di Rebibbia. Il tribunale pontino non è dotato di letti e servizi in grado di accogliere i giudici nel caso in cui la camera di consiglio dovesse durare più di un giorno. Dopo essersi ritirati per decidere il verdetto i giudici non possono avere alcun contatto con l’esterno, per cui si è deciso il trasferimento a Roma dove si potrà pernottare.

La Dda, rappresentata da Diana De Martino, ha ricostruito un quadro dettagliato dei rapporti tra clan e della guerra che culminò con due omicidi, quelli di Rosario Cunto e Giovanni Santonicola, avvenuti nel 1990 nell’ambito della faida i clan Casalesi e La Torre-Esposito. Ettore Mendico è ritenuto l’organizzatore e l’esecutore materiale dell’omicidio di Rosario Cunto (il cui corpo non fu mai trovato) avvenuto il 27 aprile 1990. «Fu un delitto organizzato per vendetta» secondo il pm, come risposta alla morte di Antonio Mendico, nonno di Ettore, ucciso il 31 marzo 1961 da Rosario Cunto.

Giovanni Santonicola fu invece ucciso in una trappola organizzata da Orlandino Riccardi e Michele Zagaria che – secondo l’accusa – fissarono un appuntamento per poi uccidere Santonicola a colpi di pistola. Un delitto commesso «per agevolare il sodalizio camorrista dei Casalesi nella guerra contro il clan La Torre per la supremazia nel basso Lazio». «Tutte accuse – ha detto la De Martino – ricostruite e confermate dalle testimonianze convergenti dei pentiti». La sentenza è prevista per il 13 luglio. (* Il Messaggero 03-07-2009)