Mafia per il controllo dei trasporti, sei arresti eccellenti

27/01/2012 di
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La squadra mobile di Caserta e il Centro Operativo Dia di Roma stanno eseguendo sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di elementi di spicco del clan dei Casalesi-gruppo Schiavone e della famiglia mafiosa Riina-Messina Denaro.

I reati contestati sono associazione mafiosa, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni e traffico di armi. Tra i destinatari delle misure restrittive figurano Nicola Schiavone, figlio di Francesco, soprannominato «Sandokan», capo indiscusso dei Casalesi, e Gaetano Riina, fratello di Salvatore, capo dei capi di Cosa Nostra.

Le indagini hanno evidenziato la strategica alleanza conclusa tra la camorra casertana ed imprenditori siciliani organici alla cosca Riina-Messina Denaro, al fine di conquistare il controllo monopolistico dei trasporti su gomma e della commercializzazione all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli sull’asse Sicilia-Campania-Lazio, sulle tratte da e per i mercati dell’isola verso quelli campani e verso lo strategico mercato di Fondi (Latina).

GLI ARRESTATI. Quattro delle sei ordinanze eseguite oggi dalla squadra mobile di Caserta e dal centro operativo della Dia di Roma sono state notificate in carcere nei confronti di Nicola Schiavone, 32 anni, figlio di Francesco, soprannominato «sandokan», Antonio e Massimo Sfraga, rispettivamente di 45 e 38 anni, e Gaetano Riina, 78 anni, fratello di Salvatore Riina. In manette, invece, sono finiti Carmelo Gagliano, 45enne di Marsala (Trapani) e Pasquale Coppola, 24 anni, nato a Pollena Trocchia (Napoli). Tutti sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza, detenzione e porto illegale di armi da guerra, reati aggravati dalla metodologia mafiosa. Ai destinatari delle misure restrittive erano già stati notificati analoghi provvedimenti lo scorso 15 novembre, annullati poi dal Tribunale del Riesame di Napoli per vizi formali, cioè «per mancanza delle motivazioni autonome» del gip rispetto alle richieste conclusive della Procura Antimafia di Napoli. Vizio formale poi superato che ha consentito di reiterarli lo scorso 20 gennaio sulla base dei gravi indizi di colpevolezza acquisiti. Le sei ordinanze sono legate all’operazione «Sud Pontino» coordinata dalla DDA partenopea e conclusasi nel maggio del 2010 con l’emissione di 60 ordinanze di custodia cautelare in carcere.

LE INDAGINI. Secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile di Caserta e del centro operativo Dia di Roma, coordinate dalla Procura Antimafia di Napoli, il clan dei Casalesi, in cambio del monopolio dei trasporti in favore di una ditta appartenente a elementi di vertice dell’organizzazione, garantivano a imprenditori del commercio all’ingrosso organici alla mafia, la possibilità di vendere i prodotti ortofrutticoli provenienti dalla Sicilia in regime esclusivo sui mercati campani e del basso Lazio, profondamente condizionati attraverso la forza di intimidazione della camorra. Svelato anche un ingente traffico di armi, acquistate nell’Est Europa dai Casalesi, realizzato utilizzando gli autotreni delle imprese di trasporto controllate e gestite dalle organizzazioni camorristiche.

  1. Hanno scoperto l’acqua calda. Tutti sapevano ma chi doveva intervenire non l’ha fatto. In queste manifestazioni i camionisti operai non centrano nulla. Sono stati imposti dai loro datori di lavoro, i cosiddetti patroncini, ad imporre di scioperare. Come si sa questi padroncini-mafiosi agiscono in maniera non corretta nei confronti di chi è in regola. Il loro motto è evadere il fisco.

  2. tanto il ministro della “giustizia” li scarcererà, perchè se no in carcere stanno troppo stretti….!!!!!!!!