MANCINI: SENZA INTERCETTAZIONI I DELITTI PONTINI SAREBBERO SENZA COLPEVOLI

29/01/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

«Senza le intercettazioni telefoniche non avremmo potuto risolvere importanti casi di omicidio, come il delitto Giangrasso e l’assassinio della gioielliera di Terracina Piera Sari». E’ preoccupato, come molti suoi colleghi, il procuratore capo di Latina, Giuseppe Mancini. Le modifiche alla normativa sulle intercettazioni potrebbero mettere in seria difficoltà diverse inchieste pontine.

Giuseppe ManciniIl procuratore, ovviamente, non entra nel merito delle polemiche politiche di questi giorni ma analizza le novità che il Governo intende introdurre. «Per adesso non c’è nulla di ufficiale – spiega Mancini – ma le ipotesi che ho sentito in questi giorni sono veramente preoccupanti. Ad esempio mi domando come sia possibile autorizzare le intercettazioni solo se esistono “gravi indizi di colpevolezza”. Spesso è proprio grazie alle intercettazioni che otteniamo gli indizi di colpevolezza, è uno degli strumenti più efficaci in questo senso. In molti recenti casi, come l’omicidio di Terracina, siamo arrivati ai responsabili proprio grazie ai controlli sulle linee telefoniche. Altrimenti non sarebbe stato possibile arrivare ai colpevoli». Il procuratore commenta negativamente anche l’ipotesi di limitare a 45 giorni il limite massimo delle intercettazioni. «Attualmente – spiega Mancini – possiamo effettuare intercettazioni durante la durata dell’inchiesta chiedendo l’autorizzazione al Gip. Se fosse fissato un limite massimo di 45 giorni e noi, ad esempio, scoprissimo una imminente estorsione al 43° giorno di intercettazione cosa accadrebbe? Dovremmo chiedere all’indagato di affrettarsi a commettere il reato?».

La Procura di Latina ha notevolmente ridotto le spese legate alle intercettazioni: nel 2008 ha speso 304.694 euro contro i 433.078 del 2007 e il milione e 673.425 del 2006 quando fu conclusa una lunga e complessa inchiesta basata proprio sulle intercettazioni. «Quest’anno – spiega Mancini – abbiamo ulteriormente ridotto i costi a 9 euro al giorno per ogni utenza intercettata, contro i 12 che spendevamo lo scorso anno. A questi costi però si deve aggiungere una quota fissa di ben 25 euro per ogni linea per i gestori telefonici». In tutto, dunque, si spendono 34 euro al giorno per intercettare una linea telefonica. L’appalto è gestito da una società privata esterna ma le conversazioni vengono registrate esclusivamente nei locali della Procura da personale autorizzato e con controlli rigidi.

Oggi saranno presentati gli emendamenti del governo al ddl sulle intercettazioni. I magistrati si stringono per difendere uno strumento fondamentale per le indagini, come ha spiegato anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso: «I pentiti e le intercettazioni sono gli unici strumenti per garantire l’integrità della prova. Oggi c’è il tentativo di ridimensionare le intercettazioni. Certamente si è esagerato in un certo senso e ci voleva forse un maggiore controllo per cercare di evitare queste situazioni, però non c’è dubbio che le intercettazioni telefoniche e i collaboratori di giustizia sono gli unici strumenti per poter garantire l’integrità della prova nella fase che va dalle indagini fino al dibattimento». (* Il Messaggero, 29-01-2009)