Di Giorgi: “Ora non posso dimettermi dalla Regione”

“Non posso dimettermi dal Consiglio regionale, le condizioni di legge per procedere alla richiesta di decadenza dalla carica di consigliere regionale non sussistono”. Così il sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, risponde a chi chiede le dimissioni da consigliere regionale o da sindaco.
IL senatore dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica, aveva chiesto due giorni fa le dimissioni del primo cittadino dalla carica ricoperta alla Pisana. Di Giorgi sottolinea di aver già fatto rilevare la mancanza delle condizioni di legge «nella nota inviata alla presidente della Regione, Renata Polverini, e al presidente del Consiglio regionale, Mario Abruzzese, nonché ai consiglieri regionali».
Nota in cui affermava come «la scelta tra sindaco della città di Latina e consigliere regionale risulta attualmente non libera, poiché la stessa proclamazione a sindaco è sub judice, essendo stata impugnata dal Pd e segnatamente da Claudio Moscardelli (candidato a sindaco del partito, nonché della coalizione di centrosinistra), innanzi al Tar, sezione staccata di Latina, con il ricorso notificato il 30 giugno 2011, in cui si chiede la verifica delle schede elettorali dichiarate nulle. In merito a tale ricorso, come noto, il Tar si è espresso nei giorni scorsi, dichiarando la non manifesta inammissibilità del ricorso stesso».
A questo punto, secondo il primo cittadino, «l’incompatibilità tra le cariche di sindaco e di consigliere regionale non si è ancora concretizzata, poiché quella di sindaco non si è cristallizzata, ma è sottoposta a contenzioso. Il ricorso pendente limita quindi la libertà di scelta tra le due cariche, libertà che è il presupposto affinché possa procedere alla scelta definitiva». Di Giorgi offre poi una propria valutazione sul ricorso stesso, affermando di essere «convinto che sia destinato a un nulla di fatto. Quanto prima, quindi, potrò procedere ad effettuare la mia scelta, che è quella di guidare la mia città. In merito al polverone sollevato dall’opposizione, in particolare dal senatore Stefano Pedica, ritengo che lui e i suoi colleghi renderebbero un buon servizio ai propri elettori e a tutti i cittadini se si impegnassero ad offrire un contributo fattivo alla risoluzione dei problemi del Paese e del nostro territorio, senza invece scendere in polemiche strumentali». Ieri, inoltre, sul ricorso presentato al Tar da Claudio Moscardelli, è intervenuto il Pdl, secondo cui il tribunale «ha unicamente deciso la questione procedurale relativa all’estensione del contraddittorio anche ai consiglieri comunali eletti e a tutti i candidati, quali portatori di un interesse diretto all’esito del processo e, pertanto, parti necessarie di esso. Nell’udienza del 6 ottobre, quindi, non è stato trattato il merito (e dunque nemmeno il profilo dell’ammissibilità), di cui si discuterà, unitamente a tutte le altre questioni, nella prossima udienza del 16 gennaio. Il collegio giudicante ha inoltre disposto l’acquisizione dei documenti in contestazione (le tabelle di scrutinio dei seggi, ndr), provvedimento di natura istruttoria, che non implica valutazioni di merito, rinviate a gennaio».
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