Ponza, appalti truccati: arrestati sindaco, assessori e imprenditori

17/09/2011 di
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Presa la cricca dell’isola dei vip dell’arcipelago pontino: decapitata la giunta di Ponza con l’arresto, da parte dei carabinieri di Latina, del sindaco, di tre assessori e di tre imprenditori. L’accusa è quella di avere pilotato appalti per affidarli ad imprese amiche che non avevano neanche i requisiti per vincere le gare.

Per la Procura di Latina, a capo della cricca c’era il sindaco dell’isola, Pompeo Rosario Porzio, da otto anni primo cittadino di Ponza. Undici gli appalti sotto accusa per un valore di circa tre milioni di euro: dalla manutenzione e rifacimento di strade, alla realizzazione e riparazione di fognature, dall’impianto di condizionamento negli uffici del comune al depuratore, dalla realizzazione e manutenzione della pubblica illuminazione alla gestione del depuratore dell’isola, dalla messa in sicurezza dell’isola all’acquisto di boe. Lavori che sarebbero stati affidati dal sindaco di Ponza a imprenditori «amici» con la «compiacenza» – spiegano gli inquirenti – degli assessori responsabili.

Le accuse per gli arrestati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione all’abuso d’ufficio, falsità e turbativa d’asta. A finire in cella il sindaco Pompeo Rosario Porzio, arrestato mentre si trovava a Roma, e gli assessori Franco Schiano (demanio), preso sull’isola della Maddalena mentre partecipava ad un convegno dedicato agli amministratori delle piccole isole, Mario Pesce (rifiuti, lavori pubblici e trasporti) e Silverio Capone (servizi sociali e patrimonio).

In cella anche i titolari di tre ditte che si sono aggiudicate gli appalti sospetti: Pietro Iozzi, cugino dell’assessore Capone, Luca Mazzella, dipendente di una ditta e Giovanni Cerzosimo di Frosinone, titolare di una ditta edile che ha eseguito lavori per conto del Comune.

Oltre alle sette ordinanze di custodia cautelare in carcere (firmate dal giudice De Robbio)  l’inchiesta conta venti indagati tra cui diversi dipendenti del Comune. Secondo la Procura di Latina il deus ex machina dell’associazione a delinquere era proprio il sindaco Pompeo Porzio strettamente legato ai tre imprenditori arrestati, ed infatti solo ai quattro è contestata l’associazione a delinquere.

Il Pm Olimpia Monaco nel corso di una conferenza stampa ha parlato di «11 gare d’appalto espletate tra il 2006 ed 2011 risultate manipolate e affidate sempre alle stesse società pur non avendone i requisiti. Al momento non si può parlare di concussione o corruzione».

Le indagini sono partite proprio dalla denuncia di un imprenditore che aveva tentato, senza riuscirci, di partecipare ad una gara. Gli accertamenti hanno portato alla luce gli affari della cricca e le indagini continuano.

Pompeo Rosario Porzio è sindaco da oltre otto anni nella celebre isola dell’arcipelago pontino, l’estate presa d’assalto da vip e yacht. Eletto per la prima volta il 25 maggio 2003, vincendo con il 61,8%, è stato riconfermato dai cittadini nella tornata elettorale successiva, il 13 aprile 2008, quando con la lista civica Isola Nostra ha ottenuto il 45,8% dei voti. Porzio era subentrato nel 2003 a Mario Balzano, il cui mandato era stato interrotto con lo scioglimento del Consiglio comunale, dopo che l’ex sindaco era stato dichiarato decaduto dalla carica per incompatibilità. Dopo gli arresti il comune è guidato dall’attuale vicesindaco Daniele Vitiello.

Tra gli episodi più singolari quello che in un fascicolo di gara per la pubblica illuminazione è scritto «vincere» a fianco al nome della ditta che poi si è aggiudicata l’appalto. Qualunque fosse il lavoro da svolgere tutto doveva finire alle numerose società – con sede allo stesso indirizzo di Roma – che ruotano intorno ai tre imprenditori, due dei quali parenti dell’assessore Capone. Una gestione «in famiglia» e tra persone legate da vincoli di forte amicizia, stando a quanto riferito dagli investigatori. Non emergono, al momento, episodi di concussione o corruzione ma ci sono accertamenti patrimoniali in corso e movimenti finanziari sospetti sui conti correnti di alcuni degli arrestati. Solo sospetti, invece, sul coinvolgimento della criminalità organizzata con le società.