TANGENTI A NAPOLI, ARRESTATO COLONNELLO DI TERRACINA

17/12/2008 di

Ampiamente annunciata dai giornali sin dal suicidio dell’ex assessore comunale Giorgio Nugnes, si è abbattuta su Napoli la bufera giudiziaria legata alla delibera comunale ‘Global servicè, la gara d’appalto da 400 milioni poi ritirata per mancanza di fondi.

Tredici le misure di custodia cautelare emesse: in carcere è finito l’imprenditore Alfredo Romeo, considerato figura centrale dell’inchiesta. Per i pm avrebbe fatto in modo, con tangenti e favori vari elargiti ai politici, da far «cucire su misura» gli appalti che poi avrebbe dovuto aggiudicarsi. Arresti domiciliari per altre dodici persone: tra loro due assessori comunali, Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio, e due ex della giunta Iervolino, Enrico Cardillo e Giuseppe Gambale, tutti del Pd. Tra i destinatari delle misure cautelari figura anche l’ex provveditore alle opere pubbliche della Campania Mario Mautone, e il colonnello della Guardia di Finanza già in forza alla Dia Vincenzo Mazzucco, accusato di aver fatto da «talpa» a beneficio degli indagati, partiolarmente conosciuto a Latina in quanto ha vissuto a Terracina.

Ed un altro ex assessore, Giorgio Nugnes, suicida lo scorso 29 novembre, aveva per i magistrati un ruolo fondamentale in quanto «diretto referente di Romeo». Nell’inchiesta spuntano anche due parlamentari, Italo Bocchino (Pdl) e Renzo Lusetti (Pd) raggiunti da avviso di garanzia: avrebbero favorito Romeo, e per loro è stata chiesta al Parlamento l’autorizzazione all’uso di intercettazioni. Venti in tutto gli indagati: tra loro non c’è il sindaco Iervolino. Tutto ruota intorno alla delibera Global Service, un affare da 400 milioni: i magistrati ci arrivano intercettando l’utenza dell’immobiliarista Alfredo Romeo coinvolto in un’inchiesta del tribunale di Santa Maria Capua Vetere su illeciti rapporti tra l’amministrazione di Orta di Atella (Caserta) e alcuni imprenditori interessati al rilascio di concessioni in materia urbanistica che a lui si rivolgono. Con la delibera Global service si pensava di affidare a un unico gestore l’appalto per la manutenzione delle strade cittadine.

 

L’atto fu varato da Giunta e Consiglio comunale ma il relativo appalto non è mai stato bandito, ufficialmente perchè non c’era la copertura finanziaria. In realtà – hanno spiegato i pm – se l’affare non è andato in porto è solo perchè la fuga di notizie, cominciata a partire dallo scorso gennaio, ha suggerito ai protagonisti di fare marcia indietro. Secondo gli inquirenti Romeo avrebbe organizzato un vero e proprio comitato composto da tecnici, professionisti, politici di ogni colore, assessori e pubblici funzionari, tra questi anche qualche magistrato, i quali «a fronte delle prebende che egli è in condizioni di distribuire (in termini di posti di lavoro, incarichi e consulenze e di denaro sonante) piegano la loro funzione e i loro doveri in favore del primo assicurandogli l’aggiudicazione di appalti di opere e di servizi pubblici attraverso una vera e propria blindatura dei bandi di gara che vengono materialmente redatti da Romeo e dagli uomini del suo staff per poi essere approvati dagli enti pubblici».

«In questo modo – sottolineano gli inquirenti per i quali la fuga di notizie ha cercato di screditare l’inchiesta – tali funzionari si pongono letteralmente al servizio non del pubblico interesse, bensì del potente imprenditore garantendosi laute e sostanziose ricompense» e «divenendo così parte integrante del criminale sistema da lui escogitato». È lo stesso Romeo a dettare «finanche la linea politica e programmatica che i rappresentanti dei partiti fedelmente attuano». In un passaggio del provvedimento si fa poi riferimento ai rapporti tra Romeo e un magistrato in servizio al Tribunale di Napoli. Il giudice fu l’estensore nel 2003 di una sentenza favorevole all’imprenditore nella controversia tra la Romeo Gestioni e il Comune di Napoli. Una sentenza grazie alla quale – spiegano i pm – la Giunta «su proposta guarda caso degli assessori Gambale e Di Mezza ha deliberato l’affidamento dei lavori di ristrutturazione proprio alla Romeo gestioni di tre immobili confiscati alla camorra». Per i magistrati è solo uno dei tasselli del cosiddetto ‘sistema Romeò che mirava a mettere le mani sulla città.

SAVIANO ACCUSA, CONNIVENZE NOTE DA ANNI. «Al di là delle attuali vicende in corso a Napoli e di come andranno a finire, una cosa va detta, che il centrosinistra avesse relazioni con la criminalità organizzata lo si sapeva da 10 anni. Non a caso la Campania e la Calabria, feudi del centrosinistra, hanno il record per crimini di questo tipo». Questo è stato uno dei momenti più intensi della lezione su criminalità e camorra tenuta da Roberto Saviano, autore di ‘Gomorrà, alla Terza università di Roma dove è stato ospitato stasera dal movimento dell’Onda. E ancora Saviano fa un appello all’elettorato, molto applaudito dagli studenti. «Gli elettori di sinistra e di destra devono una volta per sempre, al di là delle loro idee politiche, scegliere persone diverse a rappresentarli».

Il fatto di essere accusato «dalla mia gente di aver diffamato la mia terra è una cosa ingiusta – ha poi aggiunto -. Quello che emerge in ogni inchiesta è che, al di là del fatto se sei di destra o di sinistra, sei coinvolto in certe cose perchè è così che funziona». Roberto Saviano si è intrattenuto per circa un’ora e mezza nell’aula magna della Terza università di Roma con un pubblico di oltre 600 studenti silenziosi e attenti. La sua lezione oltre ai riferimenti politici si è basata su la storia da lui ben conosciuta della camorra raccontata attraverso foto emblematiche di vittime della criminalità. «Il fatto è – ha spiegato lo scrittore – che è una vera e propria guerra quella che avviene nel sud. Una guerra che ha fatto 4.000 morti, più del fondamentalismo islamico in Europa. Una guerra silenziosa di cui i media parlano poco». Il fatturato della mafia, ci tiene a dire Saviano, è di 100 miliardi di euro «per fare un esempio quello della Fiat mondo è di 50 miliardi di euro». E poi lo scrittore fa vedere su uno schermo attrezzato dietro la sua cattedra tante foto di morti, cui molto spesso ci sono come testimoni dei ragazzini piccoli in prima fila («si può dire che questa è una sorta di iniziazione. I bambini sanno tutto di pistole e modi di morire»). E lo scrittore conclude con un’accusa forte, anche attraverso le diapositive ai giornali locali, che fanno, secondo lui, un informazione deformata e connivente con la criminalità: «L’unica paura che hanno i camorristi è quella della parola. Non vogliono che la gente sappia troppo di loro. Preferiscono passare per criminali da strapazzo, piuttosto che da imprenditori affiliati al crimine».

LA PIAZZA, A CASA SINDACO E LA GIUNTA. Nelle strade che circondano la sede del Comune di Napoli la gente passeggia come se fosse un giorno come un altro in attesa del Natale. Eppure tutti hanno qualcosa da dire, un’idea sugli arresti di ieri e sulla bufera che si è abbattuta sulla giunta Iervolino e sul Comune per l’indagine sulla Global Service. Parole pesanti, accuse e inviti a lasciare tutto e a tornare a casa per il sindaco Rosa Iervolino Russo, ma soprattutto per «i signori che ha scelto» per formare la sua squadra«. »Non è un esempio di legalità – commenta un passante – i cittadini non meritano una cosa del genere, ma qualcosa di meglio e di buono. Abbiamo bisogno di credere che Napoli possa farcela«. »Chiediamo dignità per noi e per tutta la città – afferma Patrizia – Se pure loro ne avessero, si sarebbero già dimessi. D’accordo, il sindaco non c’entra, ma ha scelto male e deve andarsene a casa, lei e tutto il resto«. »È tutto uno schifo – interviene Antonio che mostra di essere molto arrabbiato – Invece di pensare al bene nostro che abbiamo tante necessità, hanno preferito arricchirsi più che potevano. Adesso basta, noi non ce la facciamo più e loro se ne devono andare«. Alcuni si sono detti »dispiaciuti per quello che è successo al sindaco«. »Mi dispiace per la Iervolino – dice, infatti, una donna, M.C. – Secondo me veramente non c’entra nulla e non ha colpa di niente. Sono quelli che le stanno intorno che hanno sporcato quello che di buono stava facendo«. In via Imbriani, la stradina laterale da cui si accede agli uffici comunali, i dipendenti sono un pò restii a parlare. Ma l’idea condivisa è quella di »continuare a lavorare come abbiamo sempre fatto«. »Per fortuna loro fanno politica e sono una cosa, noi ne siamo un’altra – sostiene uno di loro – Facciamo il nostro lavoro e lo facciamo onestamente, qualunque cosa la politica faccia all’interno del Comune. Da una parte ci sono loro e dall’altra noi dipendenti«. »Vedremo come si metteranno le cose dopo che la Iervolino avrà sostituito gli assessori che mancano – aggiunge un suo collega – sperando che questa volta faccia la scelta giusta«. (Ansa)