BLITZ ALLA DIAZ, ASSOLTI I DIRIGENTI DELLA POLIZIA

13/11/2008 di

Undici ore di camera di consiglio per un sentenza che chiude, dopo quasi otto anni, quella che è stata definita una delle pagine più nere della democrazia in Italia: i pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova.

Sono stati inflitti 35 anni e 7 mesi di reclusione totali, in gran parte condonati. Tredici condanne, sedici assoluzioni, tra le quali tutti i vertici della Polizia mandati a giudizio. Tra loro anche Fabio Ciccimarra ex capo della Squadra Mobile di Latina.

Scuola Diaz, era il 21 luglio 2001, a poche ore dalla morte del giovane Carlo Giuliani: le botte, gli insulti, le calunnie e gli atti falsi attraversarono quella notte e le stanze di quella scuola come una tempesta. In quelle aule, oltre 90 ragazzi pestati, insultati e calunniati. In molti erano in tribunale.

Gli stessi che hanno ascoltato in silenzio il nome dei condannati (tutti i poliziotti del VII nucleo del Reparto Mobile di Roma che entrarono alla Diaz al comando di Vincenzo Canterini) e che hanno urlato ‘vergogna, vergognà quando hanno capito che il tribunale ha assolto i ‘verticì, la ‘catena di comandò. Un processo complesso, condotto sul filo del codice che vuole la responsabilità penale strettamente personale, un processo sofferto per il ripetersi delle immagini dei pestaggi, del sangue, delle umiliazioni. E ancora, episodi dai contorni ambigui ricostruiti per dar loro concretezza – come quello delle molotov e delle coltellate al poliziotto -, il fantasma in quella scuola. Due pubblici ministeri, Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, che hanno parlato per ore e ore, oltre 40 memorie e contromemorie depositate, che ha visto il grande lavoro delle parti civili teso tutto a colmare lacune e cercare prove. Le parole delle difese, che nelle ultime udienze sono state pesantissime, una sfida che ha visto incrociare le spade tra avvocati e pubblici ministeri, attacchi frontali per demolire quello che da più parti è stato chiamato ‘il teoremà. C’è ansia in aula mentre si aspetta la sentenza.

Molti sono presenti: Mark Covell, il giornalista inglese che finì in coma per i calci e i pugni alla testa, e Haidi Giuliani, la mamma di Carlo; ci sono le ragazze che si trovarono gli occhi tumefatti e Vittorio Agnoletto, europedutato di Rifondazione comunista, ex leader del Genoa Social Forum. C’è nervosismo per i rinvii, ora dopo ora, per una sentenza che prima doveva uscire alle 17 ed è invece stata pronunciata alle 21. La lettura del presidente Gabrio Barone è lenta, scandita, puntuale. Non scioglie però l’ ansia e il nervosismo di un’aula che aspetta le condanne come un risarcimento morale e finanche politico. Un’aula che dimostrerà alla fine di non sopportare la parola ‘assoltò. Piovono urla e fischi, dichiarazioni di fuoco, i carabinieri in servizio d’ordine attenti ma discreti, i pm che non commentano a caldo, le difese dei condannati che ripetono ‘appelliamo, appelliamò. In fondo all’ aula, in silenzio, è sempre rimasto Alfredo Fabbrocini, dirigente della squadra mobile di Parma. Per lui, i pm prima chiesero al giudice l’ archiviazione, poi in tribunale l’ assoluzione. Una tesi che il tribunale ha accolto in pieno. Se n’è andato senza commentare.

LA SENTENZA, NOMI E RICHIESTE

Il tribunale di Genova ha inflitto 13 condanne, per complessivi 35 anni e sette mesi, di cui 32 anni e sei mesi condonati. Le assoluzioni sono state 16. Queste nel dettaglio le posizioni dei 29 poliziotti imputati e le richieste dei pubblici ministeri Francesco Cardona Albini e Enrico Zucca. Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco, assolto (la richiesta era stata di condanna a 4 anni e sei mesi); Giovanni Luperi, ex vice direttore Ucigos, assolto (chiesti 4 anni e 6 mesi); Gilberto Caldarozzi, ex vice direttore Sco, assolto (4 anni e 6 mesi); Filippo Ferri, ex dirigente squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni e 6 mesi); Massimiliano Di Bernardini, ex funzionario squadra mobile Roma, assolto (4 anni e 6 mesi); Fabio Ciccimarra, ex dirigente questura Napoli poi trasferito a Latina, assolto (4 anni e 6 mesi); Nando Dominici, ex dirigente squadra mobile Genova, assolto (4 anni e 6 mesi); Spartaco Mortola, ex capo Digos Genova, assolto (4 anni e 6 mesi); Carlo Di Sarro, ex dirigente questura Genova, assolto (4 anni e 6 mesi); Massimo Mazzoni, ex ispettore capo Sco, assolto (4 anni); Renzo Cerchi, ex sovrintendente squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni); Davide Di Novi, ex ispettore squadra mobile La Spezia, assolto (4 anni); Vincenzo Canterini, ex dirigente reparto mobile Roma, condannato a 4 anni (chiesti 4 anni e 6 mesi); Michelangelo Fournier, ex vice dirigente reparto mobile Roma, 2 anni (3 anni e 6 mesi); Fabrizio Basili 3 anni (3 anni e 6 mesi); Ciro Tucci 3 anni (3 anni e 6 mesi); Carlo Lucaroni 3 anni (3 anni e 6 mesi); Emiliano Zaccaria 3 anni (3 anni e 6 mesi); Angelo Cenni 3 anni (3 anni e 6 mesi); Fabrizio Ledoti 3 anni (3 anni e 6 mesi); Pietro Stranieri 3 anni (3 anni e 6 mesi); Vincenzo Compagnone 3 anni (3 anni e 6 mesi); Massimo Nucera assolto (4 anni); Maurizio Panzieri assolto (4 anni), tutti ex capi squadra Roma; Pietro Troiani, ex vicequestore aggiunto Roma, 3 anni (5 anni); Michele Burgio, ex vicequestore aggiunto Roma, 2 anni e 6 mesi (4 anni); Salvatore Gava, ex commissario capo Roma, assolto (4 anni); Luigi Fazio, ex sovrintendente capo Catanzaro, 1 mese (3 mesi); Alfredo Fabbrocini, ex commissario Napoli, assolto (assoluzione).

L’URLO: “VERGOGNA, VERGOGNA”

Un grido, ‘vergogna, vergogna!’, si leva dai banchi del pubblico quando si conclude la lettura della sentenza che assolve 16 su 29 imputati per quella che uno degli imputati, Michelangelo Fournier, aveva definito la «macelleria messicana» compiuta nella scuola Diaz nella notte del Luglio 2001. Alfredo Biondi, legale di due degli imputati ed ex ministro della giustizia, commenta soddisfatto: «Il teorema della procura è stato sconfitto». Ed un altro legale, Marco Corini, difensore del capo dell’anticrimine Franco Gratteri, spiega meglio: «Mi pare che il processo abbia dimostrato il fallimento del teorema che voleva una sorta di complotto di tutta la polizia. Ha dimostrato che ci possono essere dei violenti, che ci possono essere degli esaltati, ma che questi sono isolabili e le responsabilità sono personali e non si possono fare condanne per responsabilità istituzionali». Che con la sentenza di Genova cada il teorema di un complotto ordito dai vertici della polizia è convinto il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che però rimanda altri commenti alla lettura della sentenza per quanto riguarda le condanne degli agenti: «Non vorrei – dice che la decisione fosse stata ingenerosa nei loro confronti». Si è chiusa una lunga giornata, fuori dal tribunale c’è chi si abbraccia, chi piange. Un giovane continua a ripetere «questa sera è morta la giustizia». Tacciono gli imputati, che hanno atteso la sentenza lontano dall’aula. Il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini si dice «lieto che la giustizia ordinaria riconosca una verità nota a tutti gli italiani e cioè che al vertice della polizia di stato ci sono stati e ci sono autentici galantuomini e servitori delle istituzioni», mentre uno dei colonnelli di An, Maurizio Gasparri, parla di «ridimensionamento di una violenta campagna» contro la polizia. Da Verdi, Rifondazione e no global si alza un coro amaro: per Haidi Giuliani ai giudici «è mancata dignità e coraggio», per Vittorio Agnoletto «è stata sancita l’impunità delle forze dell’ordine» e quella di oggi «è stata una giornata tra le più tristi d’Italia»; Diliberto commenta «pagano sempre i sottoposti, mai i capi». A sorpresa, Forza Nuova si schiera con loro e denuncia come «vergognosa» la sentenza, come «intoccabili i vertici della polizia e dei servizi in Italia».

IL BLITZ ALLA DIAZ

La mattina del 22 luglio del 2001 chi vide la scuola Diaz dopo l’irruzione notturna della polizia definì quei locali come torturati dal passaggio di un tornado, di quelli che abbattono tutto ciò che incontrano sul loro cammino: vetri rotti, computer divelti, indumenti strappati e sparsi dappertutto, tracce di sangue ancora fresco su pavimenti e pareti. Erano passate poche ore dal blitz che, venne spiegato allora dalle forze dell’ordine, era mosso dalla ricerca di armi e di persone, tra cui black bloc, che avevano partecipato agli scontri nei quali, poche ore prima, era morto Carlo Giuliani. Il bilancio complessivo fu di 66 feriti e 96 fermati. Nell’edificio di via Cesare Battisti erano ospitati il ‘press center’ di Indymedia e gli studi di Radio Gap (l’emittente ufficiale del contro G8) oltre a diversi ragazzi e ragazze che avevano preparato giacigli improvvisati stendendo i sacchi a pelo nelle sale e nei corridoi. Anche l’ edificio di fronte, un’altra scuola, dove aveva sede il centro stampa del Genoa social forum, fu perquisito dalle forze dell’ ordine: anche in questo caso computer e telefoni non si salvarono. Alla Diaz, l’ampio salone al piano terra che era stato trasformato dai giovani in dormitorio, fu completamente devastato: ovunque sacchi a pelo multicolori stracciati, maglie, pantaloni e camicie (quasi tutte lacerate) sparsi per l’intero vano, libri scritti in tante lingue diverse sparpagliati sul pavimento e pagine stracciate. In una saletta adiacente all’androne (l’area adibita dai giovani a ‘quartier generale dell’informazione anti G8’) diversi computer distrutti e gettati a terra. Rovesciati dai tavolini, con i monitor frantumati, le tastiere spezzate sul pavimento, cosparso da schegge di vetro delle tante finestre andate in mille pezzi. Ai piani superiori, tra indumenti e sacchi a pelo rovinati, spuntano anche tracce di sangue. E nei corridoi del primo piano, in diversi punti del pavimento, le chiazze di sangue ancora fresco si estendevano su parte della superficie. A dimostrazione della necessità del blitz la polizia esibì subito dopo le molotov, le spranghe, i coltelli e le tute nere che, venne detto, erano state trovate nella scuola durante la perquisizione. L’intervento, fu spiegato, si rese necessario anche perchè una volante che passava di fronte era stata colpita da un lancio di pietre. (Ansa)

 

  1. [b]vergognatevi[/b], polizia e carabinieri, e non vi meravigliate quando la gente non si fida pi