MORTO VITTORIO FOA, UN VECCHIO AMICO DI FORMIA

20/10/2008 di

«Una persona straordinaria, fresca, incredibile, originale e di grande curiosità intellettuale». È il primo ricordo di Vittoria Foa espresso da Sandro Bartolomeo, l’ex sindaco di Formia, amico da oltre vent’anni del sindacalista e politico morto oggi nella sua casa nel quartiere vecchio di Castellone, nella cittadina nel litorale a sud di Latina.


«Non sono la persona più indicata per parlare di Foa come uomo politico – racconta Bartolomeo – io posso parlare della persona, dell’amico con cui ho trascorso anni di vacanze, con cui ho passato ore a conversare di politica, di vita, di tutto». Foa e Bartolomeo si erano conosciuti nel 1983 a Castelforte, in provincia di Latina, dove Foa aveva una casa in campagna. Nell’89 decise poi di trasferirsi a Formia, «la città che ha scelto per il suo clima buono, per la vicinanza con Roma e perchè qui – spiega ancora Bartolomeo – aveva tante persone che lo coccolavano e che gli hanno reso più facili gli ultimi anni della sua vita». Bartolomeo ricorda le vacanze estive trascorse con Foa in Val d’Aosta e gli anni di amicizia rafforzati dal fatto di essere diventati vicini di casa. «Eravamo tutti una grande comunità allargata – racconta l’ex sindaco – lui e tutti i suoi amici che arrivavano da tutta Italia». «C’è un insegnamento di Vittorio – conclude Bartolomeo – che ricordo più di ogni altro: quello di guardare oltre le cose, perchè c’è sempre una verità da capire, c’è una strada sconosciuta da seguire con coraggio».

VITTORIO FOA: UNO SCRITTORE TRA MEMORIA E POLITICA

L’ultimo libro di Vittorio Foa è stato ‘Le parole della politicà, uscito per Einaudi, come molte delle sue opere,
all’inizio di quest’anno. «Forse – sosteneva nel saggio, scritto con Federica Montevecchi, sua partner letteraria
– il degrado della politica e delle sue parole sta proprio nell’agire pensando di essere soli e nel pensare solo a se stessi».
 Un lavoro che aveva avuto una lunga gestazione, ma che conteneva l’obiettivo «ambizioso» di analizzare i motivi di «questo degrado e, se possibile, di indicare una via d’uscita». Anche in questo caso a prevalere era una commistione tra memoria e
politica, leit motiv a che ha caratterizzato quasi tutta l’opera di un grande uomo del secolo scorso.
 A partire da ‘Il cavallo e la torrè l’autobiografia che Foa pubblicò nel 1991 e nella quale scorrevano tutte le diverse esperienze politiche vissute dall’autore: i lontani esordi cospirativi in Giustizia e Libertà nel 1933, i lunghi anni di carcere durante il
fascismo, la militanza nel partito d’Azione, quella nel Psi, nel Psiup, poi nel Pdup e negli ultimi anni nel Pds e nell’Ulivo, oltre ad una intensa attività sindacale condotta nella Cgil dai 1949 fino al 1970, anno del suo volontario, anticipato pensionamento.
 In ‘Questo Novecentò (Einaudi) del 1996 Foa contestava la tesi che il secolo passato fosse stato solo il dominio della violenza e della idea della forza: cento anni che avevano invece segnato le tappe di una storia con la S maiuscola. Dal fascismo
all’antifascismo, al comunismo, alla democrazia, al dopoguerra. In ‘Del disordine e della liberta« (Donzelli), scritto con il figlio Renzo, Foa affrontava i cambiamenti della situazione politica, mentre ‘In Lettere della giovinezzà (Einaudi,1998), ripercorreva quelli che erano stati gli anni della sua ‘universita» – come diceva Gramsci – ovvero quelli in carcere dal 1935 al 1943.
 ‘Passaggì (Einaudi,2000) era una raccolta di frammenti scritti negli anni Novanta, messi insieme senza un ordine organico: una sorta di diario privo di calendario, un giornale pubblico e privato ricco di memoria, di proposte, di verifiche, di pensamenti e
ripensamenti. Nel 2002, nel ‘Silenzio dei comunistì Foa – che non è mai stato comunista – esaminava l’apnea della memoria di quel tipo di sinistra, mentre in ‘Un dialogò (Feltrinelli) si confrontava con lo storico Carlo Ginzburg. Come tema quello abituale: la politica, la militanza e il futuro della sinistra. Nel 1985, ai suoi esordi letterari, Foa aveva pubblicato un libro (Rosenberg&Sollier)
dal titolo atipico: ‘La Gerusalemme rimandata. Domande di oggi agli Inglesi del primo Novecentò. Ma al centro del saggio c’era il tema di sempre: il conflitto sociale e la sua formalizzazione nella politica, a partire dalle storiche Trade Unions.  Sindacalista della Cgil per molti anni, Foa ha scritto con Guglielmo Epifani ‘Cent’anni dopò (Einaudi) un contributo all’organizzazione in occasione dei suoi 100 anni.

 

  1. non spendiamo nemmeno una parola per la morte di un uomo che ha dato molto a questo Paese. Grazie a Bartolomeo per questo ricordo, di un uomo e di un colto. Addio Vittorio.