Pennacchi: “Lista fasciocomunista? Un gesto estetico più che politico”

Nei Giardini del Quirinale si svolge l’annuale ricevimento per la Festa della Repubblica. Seduto ad un tavolo c’è lo scrittore Antonio Pennacchi, che con la moglie Ivana vive il suo ‘debuttò per un evento che tocca corde profonde della sua identità di artista e di scrittore che ha interpretato l’anima nazionale.
Avvicinato dall’ADNKRONOS, Pennacchi non nasconde l’emozione del momento: «Qui è la sede della Patria e quando è arrivato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e sono risuonate le note dell’Inno nazionale mi sono commosso. Sarà che vengo dalla campagna, sono di Latina…», ironizza lo scrittore.
Per Pennacchi è la prima volta al ricevimento del 2 Giugno e anche se non è riuscito a salutare il capo dello Stato, ora dice: «È già un segno di grande considerazione per noi aver ricevuto questo invito. D’altronde devo dire che Giorgio Napolitano è un grande presidente, saggio ed autorevole. Noi in fabbrica avevamo il ritratto di un presidente che era nei nostri cuori, Sandro Pertini. Ma Napolitano si è trovato a svolgere il suo ruolo in un momento storico particolare, dai rischi per molti ancora non compresi. La sua saggezza e la sua sagacia ci hanno messo al riparo da tutto ciò».
Pennacchi non rinuncia, tuttavia, alla verve polemica: «Questo voto amministrativo secondo me ha sancito la fine della tradizionale democrazia dei partiti ma non si può pensare che tutto si risolve se l’attuale presidente del Consiglio si mette da parte. Ci vuole uno scrollone, un pensiero forte, collettivo e unitario per far rinascere il nostro popolo». È l’analisi dello scrittore che però mette in guardia da una grande pericolo: «Per carità, ora non mi venissero a parlare di riforma elettorale proporzionale: sarebbe il ritorno al vecchio sistema. Quello che ci vuole è il collegio uninominale a doppio turno. Come nella Repubblica presidenziale francese», è la conclusione dell’artista che, come «gesto estetico più che politico» è stato l’ispiratore della cosiddetta lista “fasciocomunista” di Latina.
Purtroppo il problema dell’Italia non è il sistema elettorale, ma la corruzione dilagante – è di oggi l’ennesimo vergognoso caso di calcioscommesse -, le tangenti, il malaffare, i nepotismi che trasformano le trote (ogni riferimento al figlio di Bossi è puramente casuale) in cigni, la Mafia che è ormai la prima “azienda” italiana.
Il problema del proporzionale era che gli eletti erano poi dei corrotti (Tangentopoli docet), gente che chiedeva l’8% di tangente sugli appalti. Pensate che col maggioritario sia cambiato qualcosa?
Come diceva Spadolini, la questione ETICA è prioritaria.
Non è tanto come eleggerli, il punto, ma CHI eleggere.
Non so voi cosa ne pensate…
d’accordissimo Fernando, come non serve cambiare il sistema amministrativo centralista col federalismo, non è il “gioco” che va cambiato ma i giocatori e mentalità.
Se solo avessimo una classe politico-dirigente più onesta le cose andrebbero bene molto più che in altri paesi che prendiamo come esempi positivi.
In Italia corruzione e criminalità organizzata dilagano corrodendo ogni aspetto della nostra vita sociale, economica e culturale.