Polverini frena: “Città Nuove non sarà un partito”

31/05/2011 di

Niente tessere, niente struttura, niente congresso: ‘Città nuovè, il movimento della governatrice del Lazio Renata Polverini che ha rischiato di eleggere due sindaci ai ballottaggi non sarà un partito. Parola della presidente: «Assolutamente no», ha tagliato corto oggi. Un no definitivo? Chissà. E chissà se, in caso di vittoria a Sora e a Terracina contro i candidati del Pdl i taccuini avrebbero registrato una risposta più aperta, o magari un sorriso eloquente. Oggi il pensiero va alla ripresa dell’ attività amministrativa, alle prove in Consiglio, dove, oltre a una mozione di sfiducia dell’opposizione, l’aspetta una maggioranza forse meno propensa che in passato ad accettare il suo spirito di indipendenza. Sta di fatto che frugando negli archivi – le va dato atto – è ben difficile scovare una sola dichiarazione nella quale Polverini affermi di essere pronta al gran salto, da lista a partito. «Un laboratorio di idee, una fondazione – la definizione che ha usato più spesso – come ce ne sono tante». Vero. Ma non tutte aprono sedi e presentano liste alle elezioni, non tutte strappano a Latina un ingombrante 10%. Non tutte eleggono un sindaco (Cesare D’Eliseo a Collalto Sabino, delizioso minuscolo borgo medievale del Reatino), ma soprattutto non tutte intimoriscono, fino alla faida, il primo partito d’Italia. Come è accaduto a Sora e Terracina. È qui che molti hanno iniziato a intravedere nel piglio della governatrice, nel suo sottolineare nell’oratoria elettorale le differenze con gli avversari, l’idea che Renata potesse aspirare a farsi una base organizzata e strutturata, magari con un alleato di sponda. E il tassello finale dello scenario parecchi l’hanno visto venerdì scorso, al comizio finale di Terracina, dove sullo stesso palco sono saliti lei e il sindaco di Roma Gianni Alemanno, anch’egli in odor di autonomia dal partito, a sostegno del candidato polveriniano. E quando il sindaco ha lasciato cadere lì un «oggi la bandiera della Polverini è anche la mia» molti hanno visto chiudersi un cerchio, di fuoco, suggellato da una notte di comizi a palle incatenate. Oggi, alla luce dei risultati dei ballottaggi-derby Polverini è più cauta: «Con il centrodestra non c’è nessun conto da fare, la politica è fatta anche di incontri che si susseguono» ha detto. E Città Nuove (che da «lista» è ritornata subito «fondazione») è stata presentata «perchè c’è stato chiesto dal Pdl. A Latina in Città Nuove c’erano candidati Pdl. Solo a Sora e Terracina si era deciso di andare in competizione. Poi, era quasi inevitabile, il dibattito si è fatto un pò aspro…». Prospettive? «È una fondazione che vuole continuare a lavorare con la società civile, e che vuole impegnarsi sui temi che interessano le persone. Il Paese, più che entrare in un dibattito interno tra le coalizioni, forse si dovrebbe riconcentrare sui problemi seri». Dall’ex rivale Alemanno, intanto, arriva una chiamata: «Il rapporto tra me e Polverini è consolidato e andrà avanti – ha detto – Serve ora un vero congresso nazionale, che riaggreghi tutte le forze attorno al Pdl, dal momento che molte schegge si sono distaccate, e questo vale in un certo senso anche per la lista Polverini». La quale, due ore dopo, risponde all’appello: «La democrazia dei partiti è fatta di congressi, soprattutto nel momento in cui si esce indeboliti e laddove gli stessi organi Pdl riconoscono che non c’è un coordinamento, nè la possibilità da parte dei coordinatori di fare scelte che poi vengano rispettate. È un passaggio importante, anche se non sta a me dirlo». Almeno per ora. Ma in futuro, magari quando il Pdl come auspicato dal sindaco si rinnoverà a partire dal nome, chissà.