PROCESSO GOODYEAR, IL GIORNO DELLA SENTENZA

30/06/2008 di

Il primo luglio sarà emessa, salvo rinvii, la sentenza per il processo a carico degli ex dirigenti della Goodyear di Cisterna. Sono accusati a vario titolo di aver provocato indirettamente la morte di decine di operai che lavoravano nello stabilimento in condizioni, secondo l’accusa, di grande pericolo per la salute.

 

 
Davanti al giudice Cinzia Parasporo sono nove gli imputati, tra presidenti e direttori di stabilimento che si sono succeduti dal 1974 al 2001, data di chiusura della fabbrica e della definitiva dislocazione all’estero degli stabilimenti produttivi della multinazionale americana. Le imputazioni riguardano omicidio colposo plurimo e lesioni colpose plurime, aggravate dalla violazione della normativa riguardante la prevenzione degli infortuni sul lavoro.


Al termine di un’indagine avviata nel 2001 a seguito di numerose denunce di familiari degli ex dipendenti Goodyear deceduti per tumori polmonari, linfomi ed altre patologie correlabili all’impiego di sostanze cancerogene, il pubblico ministero Gregorio Capasso ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio dei nove dirigenti. Il rinvio a giudizio è seguito ad un lungo e complesso incidente probatorio al termine del quale i due periti nominati dal gip, Mariano Bizzarri e Francesco Ammaturo, hanno evidenziato gravi negligenze ed omissioni sotto il profilo dell’osservanza delle norme poste a tutela della prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.


Nel corso del processo – che vede oltre cento parti civili costituite, tra malati e familiari dei deceduti – sono stati acquisiti allegati documentali per circa 30.000 pagine (cartelle cliniche, documenti della ASL competente e dell’ Ispettorato del Lavoro, relazioni ispettive dell’ E.N.P.I. e dell’ Università Cattolica di Roma nello stabilimento, bibliografie, studi comparativi, etc.).


Sei sono i docenti universitari e consulenti delle parti civili ( Prof. Angelo Fiori, Prof. Luigi Gentilini, Prof. Nicola Magnavita, Prof. Luigi Cipolloni, Prof. Daniela Marchetti, Prof. Rosanna Cecchi ), i quali hanno prodotto ben tre successive consulenze e sono stati ascoltati dal giudice in numerose udienze dibattimentali.


I consulenti di parte civile – ed i due consulenti del Pubblico Ministero Raffaella Rinaldi e Adriana Bonifacino – sono pervenuti alle medesime conclusioni dei due periti del Tribunale, ed hanno evidenziato come le singole patologie tumorali siano conseguenza dell’ ambiente di lavoro altamente insalubre.


Nel corso delle numerose udienze – oltre cinquanta tra preliminari e dibattimentali – sono stati ascoltati numerosi testimoni, in particolare operai, che hanno riferito come lo stabilimento ( un grande capannone lungo trecentoquaranta metri, largo ottanta ed alto dieci, interamente coperto con eternit ) fosse costantemente invaso da fumi, polveri e vapori nocivi.


In particolare i numerosi operai ascoltati dal Tribunale hanno descritto la fabbrica come “un inferno”, un ambiente in cui i vapori di gomma ed il nero-fumo pervadevano ogni reparto di produzione degli pneumatici. I sistemi di aspirazione delle polveri e dei vapori sono stati definiti del tutto carenti e comunque “insufficienti” a proteggere i lavoratori dalle esalazioni nocive (carenze per le quali uno degli imputati era già stato condannato dal Tribunale di Latina- il Decreto Penale è agli atti ).


Le materie prime e le sostanze nocive – utilizzate nel ciclo di produzione degli pneumatici – consistevano essenzialmente nelle cd “Ammine aromatiche” (dall’elevato potenziale oncogeno), nel cd “nerofumo”, nel benzene, nell’asbesto (amianto) ed in altri numerosi derivati chimici sulla cui composizione e nocività i periti ed i consulenti si sono a lungo soffermati.


Dalle consulenze ed in particolare dalle testimonianze è emerso in particolare come fossero insufficienti anche i sistemi di protezione individuale ( in particolare tute e maschere protettive ). Le mascherine in dotazione – a differenza di quanto avveniva in altre analoghe aziende della gomma – erano solo le classiche mascherine di carta ( del tutto insufficienti a proteggere dai vapori ) e non quelle di gomma a più filtri, e pochi le indossavano. Non risultano tra l’altro adeguati provvedimenti dell’azienda tendenti a far rispettare con rigore i sistemi di protezione.

 
Dei nove imputati solo due si sono presentati innanzi il Tribunale, mentre gli altri sette sono contumaci e/o irreperibili. I consulenti della multinazionale sono in prevalenza quelli già nominati dalla difesa del Petrolchimico nel processo di Porto Marghera. Gli stessi hanno prodotto elaborati peritali tendenti a contrastare il nesso di causalità fra tumori e processi di lavorazione, e sono stati ascoltati nel corso di cinque successive udienze.


La lunga istruttoria dibattimentale si è chiusa il 27 febbraio scorso, la requisitoria del Pubblico Ministero c’è stata l’ 8 aprile con la richiesta di condanna a complessivi 31 anni di reclusione.


Le parti civili – rappresentate dagli avvocati Luigi Di Mambro, Michela Luison, Mario Battisti, Luca Petrucci, Cristina Michetelli ed Agrippina Porcelli, hanno concluso il 21 e 29 aprile 2008 con la richiesta di condanna e concessione di una provvisionale di euro 300.000,00 per ogni parte civile costituita.


I difensori degli imputati, avvocati Corrado De Simone, Giovanni Lauretti, Chiara De Simone, Fabio Raponi e Antonio Musti hanno concluso la loro discussione all’udienza del 23 giugno 2008. Per le parti civili: Luigi Di Mambro e Michela Luison e Mario Battisti. 

  1. .. ad ascoltare la sentenza. Peccato che i diretti interessati non ci saranno, per loro solo le nostre preci… per i familiari la nostra vicinanza e la solidariet