Camorra a Latina, sequestro di beni al clan Di Lauro

Negozi, appartamenti, un’autorimessa a Latina. La polizia ha sequestrato alcuni beni riconducibili a Domenico Cardone (45 anni) e Vincenzo De Rosa (46 anni). L’ordinanza è stata emessa dal Tribunale di Latina che,ha emesso i decreti di sequestro preventivo in condivisione delle risultanze delle indagini condotta dalla Divisione Anticrimine della Questura di Latina.
I due indagati, che sono cognati, furono coinvolti nell’ottobre scorso in un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli insieme a esponenti di spicco del “Clan dei Di Lauro” attivo nel napoletano e temuto anche dalle organizzazioni camorristiche rivali, con cui si contendono il controllo dei traffici illeciti sui quartieri partenopei per acquisire, la gestione o il controllo di attività economiche svolte in loco e in altre zone d’Italia.
IL SEQUESTRO – “Le approfondite indagini patrimoniali – spiega la Questura – hanno evidenziato l’esistenza di concreti e specifici indizi dai quali si desume che i due imprenditori, esperti in comunicazioni, anche attraverso società a loro intestate, vivano con i proventi derivanti da attività delittuose. L’immenso patrimonio accumulato, in prevalenza in Napoli è in evidente sproporzione con le disponibilità dirette e indirette dichiarate al fisco.
Nel complesso i beni sequestrati per un ammontare di 10 milioni di euro circa, sono in totale:
- 23 immobili ubicati a Latina e Napoli
- 10 negozi siti in Latina e Napoli
- 1 autorimessa ubicata in Latina
- 9 autoveicoli
- quote societarie relative a
- società LATINA COMUNICAZIONI S.r.L.
- società SUN & BEATIFUL
- conti correnti bancari, depositi di risparmio, certificati di deposito, investimenti assicurativi, polizze previdenziali presso gli istituti di credito BANCAUNICREDIT S.p.A.- Banca MEDIOLANUM – MONTE DEI PASCHI DI SIENA – POSTE ITALIANE S.P.A. – BANCA SAI- BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI ROMA”.
LA STORIA DEL CLAN DI LAURO – Il clan Di Lauro è un clan camorristico operante nei quartieri napoletani di Secondigliano, Scampia, Miano, Marianella, Piscinola, nei comuni di Casavatore, Melito, Arzano, Villaricca e Mugnano (in provincia di Napoli). Il nucleo centrale del clan sembra essere la famiglia del boss Paolo Di Lauro, di via Cupa dell’Arco, nel quartiere di Secondigliano. Nel 2002 ci fu la prima inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che portò in carcere i personaggi più importanti del clan, anche se non fu arrestato l’elemento di spicco, il boss Paolo Di Lauro (detto Ciruzzo o’ milionario). Ma il potere non venne meno, anzi, quando subentrarono i figli del boss, Cosimo Di Lauro, Vincenzo, Ciro e Marco, la cosca rafforzò le sue alleanze con gli altri clan dell’Alleanza di Secondigliano e moltiplicò i guadagni. Tutto ciò a discapito della “vecchia guardia”, che venne in molti settori messa da parte, e che diede il via, nel 2004, a quella che è conosciuta come la faida di Scampia: alcuni fedelissimi di Paolo Di Lauro abbandonarono il boss, si ribellarono e gli fecero la guerra in nome del potere (scissionisti di Secondigliano). Da Secondigliano a Scampia, a Mugnano, Arzano, Melito, a Napoli e nelle più importanti piazze del sud Italia, il clan Di Lauro fa circolare la droga grazie ad una organizzazione verticistica senza precedenti nella storia del narcotraffico italiano. E grazie anche al suo esercito di affiliati; un tempo erano centinaia (forse migliaia), oggi qualcuno in meno. Un potere che Paolo Di Lauro ha saputo esercitare anche senza farsi vedere. Il clamore suscitato dalla faida di Scampia era comunque troppo grande per poter passare inosservato. E cosi’, dall’inizio del 2005, si sono susseguiti indagini e blitz nei bunker della cosca a Scampia e a Secondigliano, che hanno portato agli arresti di molti componenti del direttorio del clan, come quelli dei figli di Paolo Di Lauro, Ciro e Cosimo. Infine, il 16 settembre 2005, ci fu l’arresto da parte dei Carabinieri del boss Paolo Di Lauro. Nel 2009/2010, dopo la sconfitta nella guerra con gli Amato-Pagano, i Di Lauro si erano riorganizzati talmente bene da guadagnare circa 800mila euro al mese grazie alla droga. (Wikipedia)
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