TRUFFA IN TRIBUNALE, AUROLA NEGA TUTTO

12/05/2008 di

Davanti al giudice Claudia Dentato ha parlato solo Giuseppe Aurola, 72enne originario di Caserta ma residente a Formia e in servizio sino a pochi mesi fa in qualità di ufficiale giudiziario presso il tribunale: secondo l’accusa era la mente dell’organizzazione che organizzava le truffe al Tribunale di Gaeta. Agli arresti domiciliari sono finiti Andrea Antonio Di Fusco, cancelliere del tribunale non facente parte dell’Ufficio Unep e Antonio Riccardelli, che si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

 
Aurola ha negato tutto sostenendo di non aver intascato nulla ma di aver utilizzato il suo conto personale solo per fare fronte alle spese del Tribunale e non per arricchimento personale.
 
L’operazione congiunta di carabinieri e Guardia di finanza di Formia chiamata «Protesto facile» coordinata dalla Procura della Repubblica di Latina che ha portato al fermo di tre dipendenti del tribunale di Gaeta per corruzione, concussione e minacce: secondo l’accusa gli indagati pilotavano l’esito e gli sviluppi degli atti giudiziari emessi dall’Unep, l’Ufficio Notifiche esecuzioni e protesti, nella cancelleria del tribunale allo scopo di trarre illeciti profitti in denaro e di ottenere consistenti favori personali dai soggetti coinvolti nelle procedure di esecuzione.
 
A finire in carcere Giuseppe Aurola, 72enne originario della provincia di Caserta ma da anni residente a Formia e in servizio sino a pochi mesi fa in qualità di ufficiale giudiziario presso il tribunale: secondo l’accusa era la mente dell’organizzazione. Agli arresti domiciliari sono finiti Andrea Antonio Di Fusco, cancelliere del tribunale non facente parte dell’Ufficio Unep e Antonio Riccardelli, che veniva spesso nominato come custode giudiziario nell’ambito delle procedure esecutive. Di Fusco contattava le persone coinvolte nelle esecuzioni immobiliari facendosi corrispondere somme di denaro per differire o occultare atti ingiuntivi o manipolare procedure esecutive in favore dei debitori mentre Riccardelli decideva arbitrariamente l’esito di ogni procedimento presso la cancelleria riuscendo a coinvolgere anche persone dell’istituto vendite giudiziarie di Patrica in provincia di Frosinone.