Mafia a Fondi, il pentito: “Così vendevamo droga ai Tripodo”

I Tripodo gestivano traffici di droga a Fondi, lo stupefacente proveniva dall’America Latina e veniva venduto dal clan dei Casalesi. Lo ha detto il pentito Carmine Schiavone, considerato uno dei capi storici del clan dei Casalesi, durante il processo “Damasco 2” sulle infiltrazioni mafiose a Fondi.
Carmine Schiavone, cugino di Francesco detto “Sandokan”, è stato ascoltato in collegamento tramite videoconferenza per l’intera mattinata. Ha risposto alle numerose domande del pm descrivendo un quadro agghiacciante della criminalità attiva nel Sud Pontino negli ultimi vent’anni.
«Noi – ha detto Schiavone – acquistavamo la cocaina a 3 milioni al chilo, un nostro uomo aveva sposato la sorella del ministro degli Interni del Perù che ci copriva. Poi la vendevamo in Italia, anche ai Tripodo che la acquistavano a circa 15 milioni al chilo».
Dalla testimonianza è emerso che la famiglia Tripodo versava complessivamente circa 200 milioni di lire al mese per acquistare la droga dal clan dei Casalesi, ma gli avvocati difensori (Giulio Mastrobattista, Maria Antonietta Cestra e Angelo Palmieri) hanno chiesto di quantificare il prezzo dello stupefacente ottenendo come risposta 15 milioni al chilo, una cifra che rapportata al quantitativo di droga che sarebbe stato smerciato non corrisponde alla somma mensile riferita. «Ma io – ha ribattuto Schiavone – ero il capo amministrativo, non mi occupavo dei dettagli dei traffici».
Il riferimento allo smercio di cocaina è stato collocato da Schiavone nel periodo compreso «tra i primi anni Ottanta e il 1991». «I pagamenti che effettuava Venanzio Tripodo ogni mese erano con denaro liquido» ha aggiunto il pentito. Poi un breve riferimento alle infiltrazioni nelle attività del Mercato Ortofrutticolo di Fondi, confermate dal pentito, senza però fornire molti dettagli in più.
e non mi dite che tutto ciò è avvenuto senza che gli amministratori e i leader locali non si accorgessero di niente.
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