Karibu, indagata anche Liliane Murekatete: scatta un maxi sequestro
Dopo la suocera, anche Liliane Murekatete, la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, è indagata dalla procura di Latina nell’ambito dell’inchiesta sulle coop pro-migranti Karibu e Consorzio Aid. Per una vicenda di false fatture emesse tramite società fittizie per frodare il fisco. Lei però si difende e respinge ogni accusa: «sono totalmente estranea ai fatti».
E anche il marito fa quadrato: «Liliane dimostrerà la sua innocenza». Ma l’ex sindacalista va oltre e passa all’attacco, ribadendo di non aver alcun ruolo in una vicenda che l’ha reso, di nuovo, bersaglio di attacchi politici: «prosegue la vergognosa persecuzione, la caccia alle streghe, la macchina del fango» con alcuni media che «titolano ‘caso Soumahorò accostando impropriamente la mia immagine per voler convincere il lettore di un mio inesistente coinvolgimento nelle indagini».
C’è dunque anche il nome di Murekatete, oltre a quello di sua madre Marie Terese Mukamitsindo e di altre quattro persone (tra cui due fratellastri della compagna del parlamentare) nell’ordinanza con cui il gip di Latina ha disposto il divieto per un anno di contrattare con la Pubblica Amministrazione ed esercitare imprese o uffici direttivi. Ma soprattutto, ha ordinato il sequestro di oltre 639 mila euro per la madre e di 13 mila euro circa per la figlia e il suo fratellastro Michel Rokundo.
L’accusa nei confronti della compagna di Soumahoro è ‘dichiarazione fraudolentà per evadere il fisco. Murekatete si è subito detta, per voce del suo avvocato Lorenzo Borrè, «assolutamente estranea rispetto ai fatti contestati, che peraltro riguardano un presunto danno erariale di 13 mila euro. Siamo certi – ha detto ancora il legale – che a breve, anzi a brevissimo, verrà fatta chiarezza e dimostrata la totale innocenza della mia assistita».
Certo è che il gip non c’è andato leggero: «Collaudato sistema fraudolento», «elevata spregiudicatezza criminale», «programma delinquenziale a gestione familiare» alcuni dei passaggi più severi dell’ordinanza. Nella quale peraltro si ricordano «gli allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati» dalle due coop che si occupavano di accoglienza e integrazione dei migranti, con significativi appalti pubblici: «Sovrannumero di ospiti, carenti condizioni igieniche, assenza di derattizzazione e deblattizzazione – scrive il magistrato – nonché più genericamente la scarsità delle prestazioni fornite».
A tutto ciò va aggiunto un drappello di ormai ex dipendenti di Karibu e Aid, lasciati da mesi senza stipendio e adesso anche senza lavoro, che dalla scorsa estate premono per ottenere quanto gli spetta: «Oggi con il prefetto di Latina abbiamo delineato la strada, un confronto permanente finalizzato alla ricollocazione del personale» fa sapere il sindacato Uiltucs che li tutela. E che poi mette il carico: «A oggi solo i lavoratori hanno espresso la vera accoglienza. I datori di lavoro hanno privilegiato solo il profitto tralasciando il salario dei dipendenti». Murekatete, che pure si è dimessa dagli incarichi societari da qualche tempo, negli ultimi giorni è stata anche al centro di polemiche e dibattiti per lo sfoggio che avrebbe fatto sui social di abiti e accessori costosi: «Non si è mai arricchita con la cooperativa» aveva assicurato giorni fa il suo avvocato, e il marito stesso aveva difeso le scelte della donna. Cosa che è tornato a fare oggi. «Sono profondamente amareggiato, dispiaciuto e preoccupato.
La mia compagna dimostrerà la sua innocenza» ha fatto sapere tramite l’avvocata Maddalena Del Re, esprimendo poi in un lungo post «massima fiducia» nella magistratura e dicendosi «certo» che «la verità fattuale verrà ristabilità». Poi Soumahoro ribadisce la sua «totale estraneità ai fatti contestati, di cui non ero a conoscenza» e soprattutto manda un messaggio a chi già chiede le sue dimissioni: «continuerò a impegnarmi nella mia attività politico-parlamentare sui temi che hanno da sempre caratterizzato il mio impegno».