Riciclaggio internazionale, la Finanza arresta due professionisti

La Guardia di Finanza ha arrestato su ordine del Gip di Napoli Nord tre persone, tra cui due professionisti di Formia e Gaeta (Latina) di 62 e 46 anni, accusati di aver messo in piedi un complesso meccanismo di riciclaggio internazionale di proventi illeciti derivanti da frodi fiscali commesse in Italia da numerosi clienti dei due colletti bianchi.
I tre rispondono di associazione per delinque finalizzata al riciclaggio internazionale. Altre 16 persone risultano inoltre indagate per reati di intestazione fittizia di beni e concorso in riciclaggio con l’aggravante della transnazionalità.
L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Napoli Nord ed effettuata dai finanzieri della compagnia di Forma, che hanno anche sottoposto a sequestro preventivo beni mobili e immobili, denaro e quote societarie riconducibili a sei indagati per un valore di 21 milioni di euro, somma che rappresenterebbe solo una parte di quanto riciclato dal sodalizio criminale. Tra gli evasori soprattutto imprenditori del settore calzaturiero del Casertano, che si rivolgevano ai due professionisti del sud-pontino per non pagare le tasse e trasferire all’estero i soldi risparmiati, creandosi così fondi neri cui attingere in ogni momento ed investire in beni mobili e immobili.
I due colletti bianchi – ha accertato la Finanza – erano esperti nel creare società «cartiere», ovvero esistenti solo sulla carta, con sede a Londra, ma anche in Lituania, Bulgaria, Malta, che servivano ad aprire conti correnti intestati a prestanome su cui far transitare in un ristretto arco temporale i soldi dell’evasione fiscale; determinante per la riuscita delle operazioni di riciclaggio anche la complicità di soggetti esteri, individuati tramite le autorità giudiziarie straniere, che si sono attivate in seguito alle rogatorie internazionali presentate dalla Procura di Napoli Nord. Gli inquirenti hanno accertato numerosi trasferimenti di danaro dai conti italiani a quelli esteri, con causali fantasiose, e tante operazioni di compravendita fittizie utili solo a giustificare il passaggio di danaro.
IL COMUNICATO DELLA FINANZA. Le modalità utilizzate hanno messo in evidenza la coscienza e volontà degli agenti di trasferire e sostituire il denaro proveniente dalle frodi fiscali. Si pensi all’uso di società “veicolo”, alla frammentazione delle somme, all’utilizzo di plurimi canali bancari esteri (Gran Bretagna, Lituania, Bulgaria), al denaro fatto transitare sui diversi conti corrente italiani ed esteri in un ristrettissimo arco temporale e, ancora, alla dinamicità con cui sono state eseguite tutte le operazioni, nonché alla riconducibilità ai membri del sodalizio criminale di una serie di società estere “precostituite”, “chiavi in mano”, funzionali esclusivamente a giustificare le prestazioni offerte alla clientela della società londinese gestita dai capi promotori dell’associazione a delinquere.
Con queste società – esistenti solo sulla carta – all’occorrenza venivano realizzate fittizie operazioni commerciali di compravendita, necessarie per giustificare le movimentazioni di denaro in entrata ed in uscita dai conti correnti utilizzati come salvadanaio delle provviste economiche sottratte dai loro “clienti” al fisco, per poi essere rimesse nella disponibilità di quegli stessi imprenditori previa elisione di ogni collegamento con l’origine delittuosa.
Il provvedimento è eseguito, con la collaborazione dei collaterali esteri anche in Bulgaria e Lituania, ove l’A.G. partenopea ha inoltrato un Ordine Europeo di Indagine penale.
Ulteriori 16 soggetti sono indagati per intestazione fittizia di beni e concorso in riciclaggio. A tutti gli indagati è stata riconosciuta la circostanza aggravante della transnazionalità.
L’attività investigativa (intercettazioni, servizi di OCP, perquisizioni e sequestro di documentazione amministrativo-contabile e di strumentazione informatica sottoposta ad accertamenti tecnici ed analizzata dalla P.G. operante), svolta dalla Guardia di Finanza – Compagnia di Formia su coordinamento della Procura di Napoli Nord, ha consentito di individuare un’articolata compagine criminale dedita al riciclaggio internazionale di illeciti proventi derivanti da attività delittuose di natura fiscale commesse in Italia.
In particolare, le indagini iniziate nel dicembre 2020, hanno ricostruito il meccanismo di riciclaggio aggravato dalla transnazionalità ideato dai due professionisti di Formia e Gaeta (62 e 46 anni), che nel corso degli anni, ha permesso a svariasti imprenditori italiani di riciclare all’estero ingenti somme, sotto processo per evasione fiscale.
Più precisamente, è stato accertato che la rete di riciclaggio ideata dai due professionisti, esperti nel settore della consulenza fiscale e finanziaria, coinvolgeva soggetti economici di diversi Stati esteri, tra cui Regno Unito, Bulgaria, Lituania, Polonia e Malta.
In tali Paesi, con l’ausilio dei prevenuti erano aperti rapporti bancari sui quali confluivano i capitali illeciti, che prima di essere ivi depositati erano soggetti a svariati passaggi sui conti correnti riconducibili a società italiane, con il chiaro fine di rendere più complesso, se non impossibile, l’accertamento della provenienza delittuosa dei capitali.
Più precisamente, l’ingente provvista illecita (illecito profitto delle frodi fiscali commesse in Italia dai clienti dei professionisti rivestenti il ruolo di capi promotori ed organizzatori del sodalizio criminale) veniva dapprima “stratificata” attraverso il deposito su numerosi conti correnti italiani intestati a diverse società – inesistenti o compiacenti – con la causale “acconto/pagamento fatture”. Contestualmente, da tali conti, le somme venivano veicolate su diversi conti correnti esteri ed intestati a svariate società di diritto straniero, con causali inverosimili.
Le attività investigative, oltre a ricostruire e disvelare lo schema riciclativo descritto hanno permesso di raccogliere importanti elementi che fanno ritenere come i due “colletti bianchi” del sud pontino, abbiano, negli anni, costituito il centro nevralgico di un meccanismo di riciclaggio internazionale rodato che mettevano a disposizione di che avesse avuto bisogno di tale servizio.
Infatti, i due “riciclatori seriali” disponevano di una società londinese di consulenza finanziaria e, tramite questa, fornivano non solo imprese di diritto britannico “pronte all’uso” che assicuravano l’apertura di conti correnti in Europa, ma anche un servizio che garantiva l’assoluto anonimato, individuando, all’occorrenza, soggetti prestanome cui intestare le varie entità giuridiche e/o i conti bancari. Tra questi vale la pena di citare un soggetto residente nel milanese, parte integrante del sodalizio criminoso.
Nel corso delle indagini, anche grazie all’attivazione dei canali di collaborazione internazionale e alla successiva attivazione di specifiche rogatorie internazionali a cura dell’Autorità Giudiziaria, sono stati ricostruiti in maniera puntuale tutti i passaggi del danaro, pervenendo ad un quadro chiaro, completo e circostanziato della illiceità delle condotte tenute dagli indagati.
In tale quadro investigativo, gli approfondimenti d’indagine hanno consentito di ricostruire gli assetti organizzativi dei soggetti coinvolti, le gerarchie interne, ed i vari collegamenti tra di essi.