Covid, l’Italia verso i 2 milioni di vaccinati. A Latina la sperimentazione di Reithera

L’Italia viaggia verso i 2 milioni di cittadini vaccinati con due dosi – i tre prodotti utilizzati finora prevedono tutti il richiamo -, poco più del 3% della popolazione, e nel report quotidiano sul sito del governo risultavano somministrate 180 mila dosi in 24 ore, oltre la media dell’ultimo periodo.
Sono i dati da cui parte il nuovo piano vaccinale presentato ieri dal commissario all’emergenza Francesco Figliuolo, con l’obiettivo di arrivare ad almeno 300 mila somministrazioni giornaliere nell’ultima settimana di marzo e fino a 500 mila al giorno entro la fine di aprile, con l’80% di vaccinati a fine settembre. Un target ambizioso che rischia di diventare più complicato da raggiungere in caso di nuovi tagli alle forniture di vaccini da parte delle aziende.
Nel piano nazionale si legge che «non sono state considerate riduzioni di approvvigionamento di vaccini» e che «è stato considerato un tasso costante di adesione al vaccino nel tempo da parte dei cittadini». Le previsioni sono quindi state fatte pensando di poter contare su oltre 242 milioni di dosi entro il 2022 (52 milioni tra aprile e giugno prossimi), secondo i contratti stipulati anche per vaccini non ancora approvati come quelli di Sanofi e di Curevac (stime aggiornate al 3 marzo scorso, prima dell’annuncio di ulteriori tagli da parte di AstraZeneca in tutta l’Unione europea). Fonti del commissariato all’emergenza sottolineano che anche eventuali ulteriori riduzioni di AstraZeneca potranno essere compensate da un incremento della produzione promesso da Pfizer-Biontech che, ha rassicurato oggi la Ue, sta intensificando gli sforzi.
In compenso, sempre nel piano si legge che «il worst case scenario (scenario peggiore, ndr) è stato calcolato considerando per tutti la doppia somministrazione (non prevista per il vaccino Johnson&Johnson)», che è monodose e inizierà ad arrivare da metà aprile. Inoltre «non è stato considerato l’impatto favorevole nel tempo della riduzione della pressione ospedaliera (ulteriori risorse sanitarie spendibili nella campagna vaccini)», come conseguenza della campagna vaccinale di massa.
Lo sforzo promesso dal nuovo commissario dovrebbe portare al 60% di vaccinati entro il 28 luglio, all’80% entro il 20 settembre e al completamento della vaccinazione di massa il 29 ottobre. Il tutto appoggiandosi a migliaia di centri di somministrazione, stimati al momento in oltre 1.700 e dati in aumento. Per quanto riguarda il «tasso costante di adesione al vaccino nel tempo da parte dei cittadini» sarà importante intanto vedere l’effetto del caso AstraZeneca sull’opinione pubblica.
Da più parti si chiede un’adeguata campagna informativa del governo non solo sulle morti sospette – gli esperti chiamano «correlazione spuria» quella tra la vaccinazione e il decesso -, ma anche in generale sull’opportunità per tutti di vaccinarsi. La ministra degli Affari regionali Mariastella Gelmini ha dichiarato che si farebbe vaccinare con AstraZeneca, unendo la sua voce a quella di quasi tutto il mondo scientifico. Il generale Figliuolo ha in animo di riprendere in mano in tempi brevi anche il tema degli spot istituzionali sulla vaccinazione, viene riferito, così come un aggiornamento del sito della campagna. Intanto si moltiplicano gli appelli ad «accelerare» nella campagna vaccinale per tentare di uscire dall’incubo della pandemia. Ultima la Conferenza episcopale italiana (Cei) con il suo presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, guarito nei mesi scorsi da una forma grave di Covid-19. «Accelerare» è la parola d’ordine per tutti, a partire dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Al momento il picco di vaccinazioni in un solo giorno è stato raggiunto l’11 marzo, giovedì scorso, con 207.979 dosi somministrate.
In attesa di avere una produzione di vaccini sul territorio nazionale, come promesso dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti, per la quale si stima che ci vorranno tra gli otto mesi e un anno, la prossima settimana inizierà anche all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina la sperimentazione di un vaccino italiano. È Reithera, dal nome dell’azienda che l’ha sviluppato in collaborazione con l’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) Spallanzani di Roma.