Vincenzo Zarro, il comandante di Latina resta in Cina: “Non metterò a rischio la mia città”

23/02/2020 di

Ha deciso di non tornare a Latina Scalo prima di aver effettuato tutti i test sul coronavirus. Vincenzo Zarro, comandante di una compagnia cinese del distretto di Chengyang, ha deciso non tornare a Latina restando in quarantena volontaria nella metropoli cinese di Qingdao.

Zarro ha raccontato la sua storia al Fatto Quotidiano: “Sono fermo da quattro giorni, ho volato tanto in Cina, magari non mi ammalerò mai, ma statisticamente ho più probabilità di prendere il virus di chi lavora a casa. Sto su un aereo per tre ore con centinaia di persone, può essercene una contagiata. La compagnia non mi ha posto limiti, i nostri contratti durano quattro settimane e poi stiamo fermi per altre quattro settimane durante le quali in genere rientro a Latina Scalo“.

Ma stavolta non tornerà a Latina Scalo. “Come faccio – racconta – a tornare nella mia cittadina, poche migliaia di abitanti? Tutti sanno che arriverei dalla Cina. Là i miei figli vanno a scuola, le mamme dei compagni di mia figlia comincerebbero a chiedere alla preside di non farla entrare in classe? Io e alcuni amici italiani abbiamo chiamato lo Spallanzani e abbiamo scoperto che non esiste un modo per essere sottoposti volontariamente al test se non si ritorna direttamente dalla Cina. Almeno, venerdì ci hanno detto così. Al check-up si può accedere solo con canali sanitari attivati attraverso il 112 o chiamando il 1500 del ministero della Salute. Quindi il test ti viene fatto solo dopo un ricovero. E anche se volessi fare 14 giorni di quarantena, dove potrei farli? In casa, rischiando di contagiare i miei figli? In albergo dove metterei in pericolo altre persone?”.

La sua storia non è isolata. “Qui a Qingdao – racconta Zarro – c’è un altro pilota italiano, a Shanghai ne conosco altri cinque. Ho colleghi che sono tornati in Italia, uno se ne è andato a chiudersi in una casetta che ha in montagna. Non conosco nessuno che abbia fatto l’irresponsabile. Bene chiudere i voli diretti, ma poi la gente continua ad arrivare facendo scalo in altri Paesi. È difficile fare in modo che uno non atterri a Francoforte e da lì prenda un altro aereo per l’Italia. Per questo sarebbe utile mettere in piedi un protocollo per discriminare chi è sano da chi non lo è”.

“La security del parco condominiale in cui vivo, 15 palazzi da 40 piani, mi misura la temperatura ogni volta che esco e che rientro a casa: se ho più di 37.3 si attiva il protocollo antivirus. Per uscire devo avere un pass rilasciato dall’amministrazione. In qualsiasi locale pubblico devo registrarmi con il cellulare. Così le autorità tengono traccia di tutti i miei spostamenti e se vengo contagiato possono ricostruire i possibili contatti e isolare le persone che ho incontrato. E per rientrare a casa devo mostrare di nuovo il pass, perché nessuno può entrare in un condominio che non è il suo. E a casa non posso far salire neanche un amico”.