La madre di Desiree: Abbiamo chiesto aiuto ai servizi sociali senza trascurare nulla

«Hanno scritto che la mia Desirée non era altro che una drogata, come se questo fosse un buon motivo per morire a quel modo e a 16 anni. Hanno lasciato intendere, suggerito, insinuato che io fossi, in realtà, una tossicodipendente, che non seguissi mia figlia e che l’avessi abbandonata. Non è vero e lo trovo ignobile. Quei balordi hanno violato mia figlia, ma la stampa, i social e le tv stanno violando adesso anche me e la mia famiglia». A parlare al settimanale Grazia, è Barbara Mariottini, madre di Desirée, la ragazza di Cisterna di Latina violentata e uccisa a Roma tra la notte del 18 e la mattina del 19 ottobre.
«Non abbiamo trascurato l’inquietudine di Desirée. Sapevamo di avere un problema. Siamo stati noi stessi a rivolgerci ai servizi sociali. Abbiamo chiesto aiuto a chi doveva darci una mano, ma evidentemente non è servito – dice la donna – Io stessa, molte volte, l’ho accompagnata a Roma, ma certo mai in quei luoghi, mai a San Lorenzo. Mia figlia non ha mai frequentato quella sporcizia».
E sulle amicizie della ragazza, precisa: «Non erano certo quei balordi imbottiti di droghe, pasticche». «I precedenti penali di mio marito sono stati il pretesto per mostrificarci. Si prova sempre a fare i genitori. Si dice che sia un esercizio. Anche noi, come tutti, abbiamo tentato. Io e il padre di Desirée ci siamo allontanati come può accadere a qualsiasi coppia e io ho avuto assegnata la patria potestà. Ma loro due avevano un rapporto bellissimo – continua ancora – Per ridurre tutto si dice: Se l’è cercata. Come se la colpa fosse sua. Me la vogliono trattare come una drogata. Hanno abusato di mia figlia da viva, stanno continuando a farlo anche ora che è morta».