Omicidio Desiree, risposte dall’esame del Dna. Ragazza ingannata dal mix di droghe

28/10/2018 di

Desiree Mariottini fu anche ingannata dai suoi aguzzini. Le mentirono su quel mix fatale di sostanze, composto anche da tranquillanti e pasticche, assicurandole che fosse solo metadone. Le mentirono per renderla «incapace di reagire». Inerme e sola. In balia del branco per ore e ore senza poter opporre alcuna resistenza.

Mentre dall’ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per i primi tre fermati emergono altri drammatici dettagli sulle ultime ore di vita di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina uccisa dopo essere stata drogate e stuprata la scorsa settimana in un edificio abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma, altri elementi chiave per l’inchiesta potrebbero arrivare dagli esami del Dna.

In particolare gli accertamenti, che saranno pronti tra qualche settimana, potranno stabilire se anche altre persone hanno abusato di lei. Le indagini della Squadra Mobile, guidata da Luigi Silipo, non si concludono con il fermo dei quattro migranti irregolari, presunti componenti del branco accusati di omicidio e violenza sessuale nei confronti della ragazza.

Gli investigatori stanno verificando le responsabilità di chi quel giorno era nell’edificio abbandonato, ha visto Desiree star male ma non ha chiamato i soccorsi. Per alcuni, forse tre o quattro, potrebbe configurarsi l’omissione di soccorso o addirittura il favoreggiamento. Circa 7/8 le persone viste da un testimone attorno a Desiree durante la sua agonia e che le avrebbero dato acqua e zucchero per farla riprendere.

Da chiarire se non abbiano dato l’allarme per paura o perché minacciati. Verifiche anche per capire da dove provenisse la droga che ha ucciso la ragazza. Si sta cercando di ricostruire la rete di pusher che riforniva gli spacciatori di quell’edificio abbandonato. Non si esclude che possa esserci a capo qualche italiano come l’uomo – non ancora identificato ma che in molti chiamano Marco – che potrebbe, secondo alcuni testimoni, aver ceduto parte della droga ai 4 fermati.

Sembra ormai assodato che nell’immobile di via dei Lucani fosse possibile reperire qualsiasi sostanza stupefacente: dall’eroina agli psicofarmaci. Una sorta di supermercato della droga, come lo ha descritto una testimone. Nell’ordinanza con cui il gip ha disposto ieri il carcere per i primi tre fermati viene ricostruito che Desiree, in crisi di astinenza, sarebbe stata indotta dagli arrestati ad assumere «tali sostanze facendole credere che si trattasse solo di metadone».

Ma la miscela, «rivelatasi mortale» era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita «della sua capacità di reazione» consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro.

Nei prossimi giorni verrà sentito dal gip pugliese nell’ambito dell’interrogatorio di convalida e garanzia anche il quarto presunto componente del branco, rintracciato venerdì dalla polizia in una baracca di un insediamento abusivo nel foggiano. Per gli inquirenti il ghanese Yusif Salia è scappato da Roma subito dopo la morte di Desiree portando con sé il metadone.

E sul degrado nel quartiere San Lorenzo è intervenuto oggi il vicesindaco Luca Bergamo sottolineando come sia «la presidente del municipio Del Bello, sia la sindaca Raggi hanno più volte investito il ministero dell’Interno di quella specifica situazione nel corso del tempo». Mentre il segretario del Pd Maurizio Martina ha dichiarato: «Siamo attenti anche ai drammi vissuti in questi giorni, come la vicenda tragica di Desiree. Come non ribadire che tocca allo Stato di accertare la verità e che venga fatta chiarezza sugli inascoltati appelli dei cittadini di San Lorenzo, che più volte hanno lanciato allarmi e non sono stati ascoltati».