Incidenti sul lavoro, Latina in controtendenza: -8,9%

11/12/2010 di
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«Morti bianche» in crescita nel Lazio, ma Latina è in controtendenza con un -8,9%. Si perde la vita scivolando dai ponteggi. Restando folgorati attorno agli impianti elettrici che non sono a norma. Ma anche, e sempre più spesso, in incidenti stradali che avvengono nel tragitto verso il cantiere o la fabbrica. I numeri che tra Roma, Latina, Viterbo, Rieti e Frosinone raccontano il dramma della sicurezza inesistente sul lavoro sono in pesantissimo aumento.

Lo dice il rapporto annuale dell’Inail presentato venerdì 10 dicembre. Dalle 85 «morti bianche» del 2008 si è passati alle 99 del 2009. Un numero agghiacciante, a fronte del quale poco rassicura la diminuzione del 4 per cento degli infortuni che complessivamente sono stati 55.585 lo scorso anno e 57.924 nel 2008 .

Per il 2010 lo scenario è ancora più cupo: « Siamo già in grado di dire che i dati riveleranno un’ulteriore crescita dei decessi – prevede Antonio Napoletano, direttore dell’Inail Lazio – perché nella regione ci sono stati gravi incidenti che hanno coinvolto più persone». Ad analizzare i dati emerge che gli incidenti stradali sono la causa principale delle morti bianche. Sull’asfalto i decessi sono stati addirittura 55. In 28 hanno perso la vita nell’ambito delle mansioni specifiche (autotrasportatori, conducenti di autobus, etc) mentre 31 decessi sono avvenuti invece durante il tragitto casa/lavoro/casa. In edilizia e in fabbrica è conteggiato il resto dell’elenco: con 26 morti su un totale di 31. E la maggior parte sono da imputare a cadute.

«Dagli studi che abbiamo effettuato – sostiene Napolitano – emerge che circa il 60 per cento delle morti è causata da distrazione e scarsa conoscenza del lavoro che si sta facendo. Ci sono lavoratori che non vedono una botola aperta o che, peggio ancora, non usano le corde di sicurezza nonostante queste siano presenti nel cantiere. Questo denota purtroppo che c’è ancora una scarsa consapevolezza del rischio e che occorre fare ancora più opera di sensibilizzazione. Certo, va anche detto che spesso gli incidenti accadono a lavoratori che sono impiegati in ditte in subappalto, che lavorano a ritmo molto sostenuto e che con tutta probabilità non hanno ricevuto la formazione necessaria».

Tra gli stranieri, i casi mortali sono stati 13, otto dei quali hanno riguardato i lavoratori rumeni. Più in generale, nel 2009 gli infortuni di chi proviene soprattutto dall’Est europeo hanno rappresentato il 9,7% del totale. In testa, appunto, i rumeni (1.786), seguiti dagli albanesi (237) e dai polacchi (232).

Per quanto riguarda i numeri totali, industria e servizi hanno avuto una flessione pari al – 4,51% per cento (50.362 infortuni rispetto ai 52.657 del 2008). L’agricoltura, in linea con il trend, ha delineato una significativa diminuzione pari al -7,3 per cento, (1883 eventi contro i 2020 dell’anno precedente). Nelle singole province la riduzione del fenomeno va dal -8,9% di Latina al -2,8% di Roma.