CELLULE STAMINALI, A GAETA UNA STORIA A LIETO FINE

14/01/2008 di
Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza, scritta di proprio pugno da una paziente, che riguarda un caso di "buona sanità" all’ospedale di Gaeta. 

"La conservazione delle
cellule staminali è uno di quegli argomenti che ormai quotidianamente affolla
le testate giornalistiche specializzate e non. È senz’altro un argomento su cui
i genitori, collaudati e matricole, sono chiamati a riflettere. In particolare,
per quel che riguarda il territorio italiano l’unica possibilità offerta dal
nostro ordinamento a coloro che desiderano estrarre le cellule staminali dal
cordone del proprio figlio è donarle ad una apposita “banca” che andrà a
destinarle a quei soggetti che necessitano, purtoppo, di un trapianto per la
cura di determinate patologie (conservazione eterologa).


Esiste, tuttavia, un’altra strada, che è offerta solo da alcuni Paesi e che
consiste nella conservazione autologa (cioè solo per se stessi) delle cellule
staminali. Ciò però impone il trasferimento di tale materiale all’interno del
Paese in questione. E con un certo costo a carico del singolo utente. In Italia
non è possibile conservare in senso autologo tale materiale. Ciò deve avvenire
essenzialmente fuori dai confini italiani.
 


Io e mio marito, nel corso del terzo trimestre della mia gravidanza, abbiamo
deciso di optare per la conservazione autologa delle cellule staminali estratte
dal cordone ombelicale al momento del parto.
Per fare ciò ci siamo affidati ad una società italiana (IMS Service), la quale,
previa stesura di un contratto e dietro il pagamento di circa 2000 euro,
avrebbe conservato il sangue cordonale per 20 anni a Friburgo, in Germania.


Era necessario, per contratto, indicare la struttura ospedaliera che avrebbe
provveduto, all’atto del parto, all’estrazione del sangue che sarebbe poi stato
inserito in un apposito kit sterile secondo una particolare procedura che deve
mirare alla sicurezza della madre e del bambino, in primis, e delle condizioni
di conservabilità del sangue (sterilità dei luoghi, professionalità dello staff
medico, scrupoloso rispetto delle regole di prelievo e così via…).
 


Credo che qualunque persona, nella nostra situazione, dopo aver pagato una
certa somma e dovendo conservare un bene tanto prezioso per un figlio, si
sarebbe affidato ad una struttura ospedaliera all’avanguardia. Non a caso, solo
i più grandi ospedali effettuano operazioni tanto delicate. Invece, noi abbiamo
deciso di affidarci all’ospedale Mons. Luigi di Liegro di Gaeta. Sapevo, per
esperienza di molte persone, della professionalità e della bravura dei medici,
delle ostetriche e del personale infermieristico. Con un po’ di timore,
pensando ad un diniego da parte della struttura, mi sono rivolta al direttore
amministrativo, Dott. Montesano, e con enorme nostra sorpresa abbiamo ricevuto
subito una risposta positiva, legata al fatto che avrei portato io tutta
l’attrezzatura necessaria fornitami dalla IMS service. Infatti, in caso di
donazioni eterologhe, essendo tale attrezzatura a carico dell’ospedale, ed
essendo distribuita solo ad alcuni grandi ospedali, le richieste in tal senso
devono essere rifiutate.
Avremmo conservato il cordone della nostra creatura ed in più avrei partorito
nella mia città.


Abbiamo contattato lo staff medico e le ostetriche, che si sono resi
immediatamente disponibili, anche con un certo entusiasmo. Di lì a qualche
giorno, un responsabile della IMS avrebbe inviato le necessarie istruzioni da
seguire per il buon fine di tutta l’operazione, sia nel caso di un parto
naturale che di un parto cesareo.
 


Finalmente il momento tanto atteso è arrivato. A seguito di parto naturale il
ginecologo e le ostetriche di turno hanno estratto il sangue del cordone
ombelicale, mantenendo sempre una grande attenzione nei miei confronti ed un
enorme rispetto per chi era appena nato.
L’operazione è stata un vero successo e di questo non ringrazierò mai
abbastanza tutti quelli che hanno reso possibile ciò.


L’ospedale Mons. Luigi di Liegro ha dimostrato, nel mio caso, di non avere
nulla da invidiare ai più grandi reparti sparsi sul nostro territorio, sia per
efficienza sia per professionalità.
 


Spostare il reparto di Ostetricia e Ginecologia significa privare Gaeta di una
delle sue più importanti potenzialità oltre che danneggiare la cittadinanza.
A conclusione di tale mia testimonianza desidero ringraziare il direttore
amministrativo dott. Montesano, il primario di ginecologia ed ostetricia Dott.
Aguzzi, il Dott. Parlati e la dott.ssa Cinquanta che mi hanno sostenuto con la
loro consulenza in questa mia avventura, il dott.Ullucci, presente al momento
del parto e tutti i medici per la loro disponibilità e professionalità; il
personale ostetrico tutto e particolarmente la sig.ra Cardillo e la sig.ra
Bleve; le infermiere e l’URP nella persona del sig. Prisco.
Gli amministratori di questa città lottino per difendere il nostro ospedale,
perché la sanità a Gaeta funziona e bene".