LETTERA Emilio Andreoli scrive alla Cirinnà: Latina è una città accogliente e non razzista

Gentile redazione, la senatrice Monica Cirinnà ha fatto questa affermazione: “Latina, città che in alcune situazioni non ha brillato neanche per inclusione e per democrazia“. Io credo che la Cirinnà dovrebbe specificare meglio e chiarire in quale occasioni si sono verificate queste situazioni. Io penso che la senatrice non conosca bene la nostra città e la nostra storia, o forse non la conosce affatto.

Latina, o per meglio dire Littoria, nacque da persone giunte da diverse regioni d’Italia, soprattutto dal Nord Est, ma anche da emiliani romagnoli, abruzzesi, ciociari, marchigiani etc etc. Quindi è una città che per natura integra e mi piacerebbe informare la Senatrice che i profughi Istriani, dopo la guerra, qui vennero accolti con applausi, mentre nel resto d’Italia con fischi e insulti.

Poi Littoria divenne Latina, e nel 1957 fu aperto il Campo Profughi Rossi Longhi, dove furono accolti 80.000 migranti dall’est Europa, in 34 anni. Molti di questi si sono stabilizzati e perfettamente integrati nella nostra città. Infatti ci sono folte comunità polacche, romene, ucraine etc etc. Negli anni ’60 toccò agli abitanti del Nord Africa emigrare e trovare accoglienza proprio qui a Latina.

Nel 1981, dopo il terribile terremoto dell’Irpinia, molti terremotati si trasferirono a Latina e ci rimasero definitivamente, perché trovarono una città particolarmente accogliente. Oggi, a parte qualche mugugno, in città sono arrivati moltissimi migranti africani, che girano tranquillamente e non mi risulta che qualche mio concittadino si sia mai permesso di offenderli e tanto meno minacciarli.

In ultimo il Gay Pride si è svolto, in assoluta tranquillità, a parte la scritta (felice o infelice, ognuno la vede a modo proprio). Non sarà che la Senatrice abbia qualche preclusione, come sempre, per il nostro passato? Questa città, come dicono in molti, sarà pure fascista, ma non si dica che sia razzista e poco accogliente… perché non lo è.

Scusate lo sfogo, ma non potevo rimanere indifferente a tale dichiarazione.

Emilio Andreoli