Eurispes: A Latina nuova mafia italo-indiana per lo sfruttamento del lavoro

26/01/2017 di

Ogni anno in Italia vengono iscritte in media 209 contestazioni di reato inerenti la tratta di esseri umani nei registri dell’ufficio gip/gup e una media di 33 nei registri della Corte di Assise. La gran parte (73%) riguarda la riduzione in schiavitù, il 23% la tratta di persone e il 4% l’alienazione e acquisto di schiavi. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2017 di Eurispes. I trafficanti, sottolinea il dossier, non si limitano a garantire lo spostamento delle persone da uno Stato a un altro ma conservano con loro un rapporto anche nel Paese di destinazione.

Tra il trafficante e il trafficato, come dimostrano alcuni atti giudiziari e investigativi, si instaura un rapporto di asservimento, dipendenza e sfruttamento, determinato dal debito che il secondo ha accumulato nei confronti del primo per aver usufruito del trasporto illegale che lo ha portato dal suo Paese di origine a quello di destinazione. Una prova indiretta di quanto denunciato deriva dal gran numero di giovani donne incinte sbarcate nell’ultimo anno in Italia, vittime quasi sempre di violenza ad opera dei trafficanti o nei centri di detenzione in cui sono finite dopo essere state intercettate in qualche posto di blocco di miliziani o della polizia libica.

Secondo Eurispes, tra le consorterie mafiose straniere presenti in Italia, un ruolo centrale è svolto soprattutto da gruppi criminali di origine russa, turca, cinese, nigeriana e albanese, con ramificate basi operative nell’Europa centrale e occidentale.

È però in corso di formazione una sorta di proto-organizzazione mafiosa italo-punjabi, presente soprattutto in provincia di Latina e frutto dell’alleanza tra alcuni imprenditori agricoli pontini ed esponenti della comunità indiana locale, dediti alla tratta internazionale allo scopo di sfruttamento lavorativo, caporalato, usura, falsità documentali, spaccio di sostanze stupefacenti e medicinali di varia origine.