Editoria, chiude Il Giornale di Latina

Dopo quattro anni Il Giornale di Latina chiude. Il quotidiano locale, venduto in abbinamento con altre testate nazionale, non sarà più in edicola a partire da domani. Da tempo erano note le difficoltà del quotidiano. Nei giorni scorsi la pesante denuncia del sindacato dei giornalisti “Stampa Romana”, aveva sollevato il velo su una situazione drammatica: un giornale nel quale lavoravano decine di persone praticamente senza alcun contratto.
Questa la denuncia diffusa da Stampa Romana il 20 dicembre 2016: “Nessun contratto, neppure i soliti co.co.co, e nessun contributo versato, ma decine di giornalisti impegnati ogni giorno nella realizzazione di due quotidiani, uno in provincia di Latina e l’altro in provincia di Roma. Quanto sta accadendo in tali territori, da oltre due anni, sta assumendo i tratti di un vero e proprio sistema, che neppure un’ispezione dell’Inpgi è riuscito a scardinare, con il risultato che per decine di lavoratori sta diventando prassi una sorta di caporalato della carta stampata, senza alcuna forma di tutela né per l’attività che prestano attualmente né per il futuro. Una situazione inaccettabile per l’intera categoria in balia di editori senza scrupoli e senza alcun rispetto per i cittadini che comprano i quotidiani.
Il sistema ha iniziato a prendere forma nell’agosto 2014, quando sono iniziate le pubblicazioni del Giornale di Latina, distribuito in abbinamento prima con il quotidiano Il Tempo e di recente con La Verità. Si tratta di un quotidiano presente nelle edicole di tutta la provincia di Latina e di alcuni centri romani, in cui lavorano decine di giornalisti senza alcun contratto, nonostante la maggior parte di loro svolga attività di redattore. Sullo stesso quotidiano inoltre operano giornalisti che si occupano anche di raccolta pubblicitaria e non giornalisti, ovvero soggetti non iscritti all’albo professionale che quotidianamente curano interi settori del giornale e a volte scrivono anche editoriali. E tutto con il silenzio-assenso dei direttori responsabili. Il Giornale di Latina, con una foliazione che oscilla tra le 48 e le 56 pagine, è formalmente edito dalla società Enea srl, che conta un solo dipendente, ma in pratica è gestito da un noto stampatore romano.
La Enea, inoltre, sin dall’inizio ha siglato un contratto di service con una società di Latina, la Zero Servizi, che confeziona l’intero prodotto, senza appunto far firmare contratti ai giornalisti che ogni giorno lavorano alla realizzazione di quelle pagine. Con lo stesso sistema, nel maggio 2015, sono iniziate anche le pubblicazioni del Giornale della provincia, distribuito in tutta la provincia di Roma, fino ad aprile 2016 realizzato dalla Zero Servizi e poi dalla Cinque Editore srl. Un altro quotidiano in cui operano circa una ventina di giornalisti, alcuni impegnati tutti i giorni alla realizzazione di più pagine in cambio di 300 euro e anche meno.
Questi quotidiani – continua Stampa Romana – coprono per diffusione la metà del Lazio e sono fuori da qualsiasi regola contrattuale e previdenziale. La nostra denuncia è rivolta a tutte le istituzioni, compresi gli ispettori del lavoro, ed è anche rivolta ai cittadini. Devono sapere che questi “prodotti” si pongono in stridente contrasto con l’articolo 36 della Costituzione che sancisce il principio della retribuzione equa e dignitosa per il lavoro svolto”.
LE ACCUSE DEL SINDACATO. Il 16 gennaio, pochi giorni dopo la chiusura del quotidiano, il sindacato Stampa Romana ha diffuso la seguente nota: “La chiusura del Giornale di Latina impone un paio di riflessioni. Scompare con la chiusura del quotidiano – il sito è ancora attivo – il caso più eclatante e devastante di caporalato giornalistico nella nostra regione (con il “gemello” il Giornale della Provincia diffuso nell’area metropolitana romana). La denuncia di Stampa Romana, il ruolo di vigilanza dell’Inpgi e dell’Ordine dei Giornalisti, la spinta dei colleghi pontini, stufi di una condizione di plateale dumping, hanno avuto la meglio sulle ragioni di editori spregiudicati e senza scrupoli. La chiusura del quotidiano travolge i giornalisti che ne hanno consentito pubblicazione e diffusione, tra rapporti di lavoro dipendente e collaborazioni. Non ci sarà purtroppo alcuna possibilità di sostenerli con gli ammortizzatori sociali. Ne avrebbero avuto diritto se l’impresa editoriale fosse stata condotta all’interno delle regole contrattuali e contributive. Non sempre dunque paga per loro il tutto e subito. Non sempre paga la scarsa o nulla considerazione delle leggi. Non è un diritto lavorare a tutti i costi. Farlo al nero non solo compromette la propria reputazione professionale, non solo danneggia i colleghi che lavorano rispettando le regole ma li penalizza concretamente oggi che hanno trovato le porte della redazione chiuse a doppia mandata. Infine si sono lette nei giorni scorsi note di alcuni importanti rappresentanti delle istituzioni con cui viene espressa solidarietà ai giornalisti e in cui si parla di un impoverimento dell’informazione per i cittadini. Peccato che da parte degli stessi rappresentanti istituzionali non sia arrivata attenzione, anche minima, davanti alle denunce sul “caporalato” su cui si fondava Il Giornale di Latina e sull’assenza di qualsiasi regola in quell’impresa editoriale. Alcuni enti hanno anzi finanziato il giornale con pubblicità istituzionale. Un loro intervento, in tempi diversi, avrebbe forse consentito operazioni diverse e così garantito sia la corretta e plurale informazione che gli stessi giornalisti. Oggi è tardi”. Il comunicato è firmato da Gaetano Coppola, fiduciario ASR Latina e Lazzaro Pappagallo, segretario dell’Associazione Stampa Romana.
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