Tor Tre Ponti continua a tremare: quasi 300 scosse in tre anni. Ma la stazione sismica è spenta

23/10/2016 di
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Sono passati oramai due mesi dallo spaventoso sisma che ha messo in ginocchio il centro Italia. Le immagini delle macerie di quei piccoli comuni spazzati via da un sussulto a quelle maledette 3.40 della notte del 26 agosto sono ancora più che vive all’interno del dibattito che abbraccia il Bel Paese. Siamo dunque in fase post-emergenza: non si scava solo tra macerie e calcinacci, ma anche tra atti e documenti chiusi nei cassetti delle amministrazioni.

Politica inconcludente, il motore è l’associazionismo. A Latina si è fatto un Consiglio straordinario, promosso dall’Anci, che da occasione per parlare di prevenzione del rischio – sia sismico che idrogeologico – si è trasformata a teatro di una bagarre da “bassa cucina” politica sulla beneficenza . E se l’assise e le commissioni non chiedono, non ispezionano, non fanno proprio il termine pianificazione e non decidono,  la spinta, dunque,  non può che arrivare ancora una volta dal mondo dell’associazionismo.  Per la precisione dal Comitato Attività Sismica Latina, che ha organizzato un incontro – a cui hapartecipato anche il sindaco Damiano Coletta – presso la Sala “Gelasio Caetani” del Complesso Monumentale, con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e l’Agenzia Regionale di Protezione Civile per fare il punto sull’attività sismica di Tor Tre Ponti. Un nucleo, quello della frazione della periferia est di Latina, che rispetto al resto del territorio pontino – a quanto pare praticamente immune, o quasi, a fenomeni sismici – che ha destato non poche preoccupazione agli abitanti negli ultimi cinque anni.

Il 23 luglio 2011 la terra inizia a tremare. Una data che chi vive a Tor Tre Ponti ha ben impressa in mente. Per sei anni, dal 2005, non si è registrata mezza vibrazione, fino appunto a quella sera del 2011, quando il termometro della scala Richter annotò un 3.5 di magnitudo con epicentro nel piccolo borgo. Da lui seguì uno sciame di piccole scosse, che secondo Giulio Selvaggi – presente alla conferenza in rappresentanza del l’INGV e che da anni segue il “caso Tor Tre Ponti” – non avrebbero superato i 2,6 magnitudo. Poi tutto tranquillo fino al 15 febbraio del 2012, quando un’altra scossa, con epicentro molto vicino al punto dell’evento sismico di sette mesi prima. Stavolta i magnitudo furono 3.8, in aumento come l’apprensione dei residenti.  Ma c’è un’altra analogia con la scossa del 2011: altri sei eventi sismici, che durarono fino all’11 marzo successivo, di intensità molto simile allo sciame precedente: 2,5 magnitudo.

Dieci mesi dopo nasce il Comitato. Gli abitanti di Tor Tre Ponti hanno iniziato a farsi qualche domanda, ed è così che a una giovane ragazza del luogo, Silvia Centra, viene in mente di fondare un comitato con l’obiettivo di fare da ponte tra l’INGV, con cui si è mantenuta in contatto negli anni, e l’amministrazione locale. “Attività Sismica Latina” è il nome scelto, la data il 31 maggio del 2012: 278 giorni esatti  da quella prima deformazione tettonica. E una delle prima attività che organizzarono fu un raccolta di beni per i terremotati per l’Emilia.

Silvia Centra, rappresentate del comitato Attività Sismica Latina

Silvia Centra, rappresentate del comitato Attività Sismica Latina

Alcuni dati sulla provincia.  Dalla nuova zonizzazione sismica – attuata grazie ai criteri all’ordinanza del 2006 firmata Silvio Berlusconi e redatta in base ai dati sulla pericolosità sismica (espressa in termini di accelerazione massima del terreno) elaborati dall’ENEA e dall’INGV – risulta che nella provincia di Latina sono presenti 33 zone sismica, contro le 92 di Frosinone, le 75 di Rieti, le 62 di Viterbo e le 140 di Roma. La provincia più sicura prendendo in considerazione tale parametro, grazie al terreno sedimentario ed argilloso che culla il territorio pontino. Di queste 33 zone, due sono zone sismiche di livello 2 – secondo la Protezione Civile,  “zone in cui possono verificarsi forti terremoti” – rappresentate dalle aree dei comuni di Aprilia e Cori, le altre 30 sono di livello 3. Il comune di Latina si trova su una zona 3A, il penultimo livello di classificazione: “possono verificarsi forti terremoti ma rari”. Anche lo storico di intensità sismica degli eventi registrati negli anni simula un quadro tutto sommato confortante.

 

La faglia di Tor Tre Ponti e il rebus dell’ipocentro. Ma nella realtà della capoluogo esiste una zona ampia pochi ettari su cui insiste un’attività sismica più o meno costante: proprio la frazione di Tor Tre Ponti, nelle cui profondità è presente una faglia che ne sarebbe la causa. L’INGV ha stimato gli ipocentri di queste scosse 6-8 km di profondità. Ma secondo Selvaggi è una considerazione errata. Dunque L’INGV smentisce l’INGV.  L’analisi del geologo implica una stima completamente diversa: la distanza dalla superficie sarebbe solamente di 400 – 600 metri. Questo enorme errore di valutazione sarebbe da appuntare ad una geometria non ottimale degli impianti di rilevazione disposti sul territorio.

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Il professor Giulio Selvaggi dell Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Un’attività sismica continua: quasi 300 scosse rilevate. Alla luce della stagione di intensa attività che ha interessato Tor Tre Ponti, nel  settembre2012 l’INGV decise di installare una stazione di monitoraggio con la sonda a 200 m di profondità. Opera finanziata dallo stesso Istituto,, che si aggiunse a quelle di Sezze Scalo e Sermoneta.  Il punto in cui posizionato si trova in località Pantano d’Inferno , che insieme  a Valli D’oro, costituiscono gli epicentri più frequenti di un’attività sismica che, stando ai dati riportati dal geologo Selvaggi, ha fatto registrare quasi 300 piccole scosse da quando è stato installato il sismografo. Tutte ad alta frequenza (si parla delle famose onde P, onde di compressione) possono in teoria procurare danni solo ad elementi non strutturali; la frequenza delle onde sismiche diminuisce con l’aumentare della distanza dell’ipocentro dalla superficie, e proprio questa frequenza elevata dimostrerebbe che la profondità degli eventi tellurici non sarebbe così elevata come si pensava. Sta di fatto che dalla media  di un terremoto al giorno del periodo successivo al posizionamento della stazione di superficie, la frequenza si è passati poi gradualmente ad un scossa a settimana; tutte di lievissima entità ovviamente, impercettibili, con magnitudo inferiore a 2, talvolta anche prossimo allo zero . L’ultima scossa risale allo scorso 13 aprile, quando l’intensità si è attestata sull’1.6 della scala Richter.

Un territorio da scoprire. Già perché quella pontina, nonostante le rassicurazioni che arrivano dalla comunità scientifica, è una terra ancora da decodificare dal punto di vista  sismico. Il motivo è molto semplice: gli studi in materia necessitano di dati di deformazioni tettoniche del passato insieme ad una sorta di cronistoria degli eventi geologici nel complessano che hanno interessato la zona. Latina è una città con meno di 100 anni, ergo prima di allora non c’era nessuno a raccogliere dati. Le staziona di superficie, insieme a quelle dell’area circostante, stanno dando una preziosa mano nel delineare un quadro complessivo, grazie alla possibilità di sapere con precisione da dove arrivano le deformazioni. Ma nel nostro territorio esiste un’ulteriore difficoltà di rilevazione dell’attività sismica  e rappresenta il motivo per cui la stazione va a catturare le onde di compressione a 200 m di profondità: la copertura superficiale di natura sedimentaria della pianura pontina amplifica tali onde, il che andrebbe a sfalsare i dati.

I sinkhole non c’entrano niente. Una corrente minoritaria della comunità scientifica aveva negli anni ipotizzato che il comportamento sismico di Tor Tre Ponti potesse in qualche maniera essere generato dalla presenza di alcuni sinkhole nella zona pedemontana. Canali verticali derivati dall’erosione della roccia calcarea che creerebbero deformazioni nella struttura delle faglie, e quindi possibili cedimenti del terreno. Ma Selvaggi si è mostrato categorico nello smentire tale teoria: le scosse rilevate seguono il cosiddetto meccanismo “da taglio” e non “da crollo”, quindi imputabili esclusivamente alla faglia sottostante il borgo.  O quantomeno non abbiamo elementi per dire il contrario.

Il tabù della prevenzione: il Piano della Protezione Civile aggiornato da Barbato ma non recepito da Regione e Prefettura. L’aspetto che allarma di più gli addetti ai lavori è principalmente uno: valutazione sismica a parte, i territori più a rischio sono quelli di cui si conosce poco o quelli che non evidenziano particolari elementi di rischio. E Latina presenta entrambe queste condizioni, che inevitabilmente implicano una morbidezza nella pianificazione e nella prevenzione.  Da quanto emerge dalla relazione di Antonio Colombi dell’Agenzia Regionale di Protezione Civile il Comune del capoluogo non presenterebbe ancora un Piano d’Emergenza aggiornato.

Antonio Colombi dell Agenzia Regionale di Protezione Civile

Antonio Colombi dell Agenzia Regionale di Protezione Civile

Un piano che sarebbe fondamentale per la gestione di un eventuale evento sismico e per il quale non è ammissibile alcuna deroga. Il sindaco Coletta ha confermato che gli uffici stanno attualmente lavorando ai fini della stesura.  Documento che deve essere approvato sottoforma di delibera dal Consiglio Comunale, senza la necessità di passare dagli uffici tecnici della Regione. Il PEC va ad individuare e ad instituire in caso di emergenza un Centro Operativo Comunale, struttura con il compito di supportare nelle attività il sindaco – che acquisisce automaticamente il ruolo di garante della pubblica sicurezza e salute dei cittadini – , delinea le operazioni da attuare e si assicura che il Piano venga aggiornato secondo i tempi e i criteri dettati dalla normativa vigente  aggiornata nel 2015. Una struttura che si inserisce nella cosiddetta rete dell’emergenza costituita dalla Prefettura, da l Centro Coordinamento Soccorsi (CCS), dalla Sala Operativa Regionale e al Centro operativo Misto.  Tuttavia a Latina un Piano c’è ed è stato redatto dal commissario Barbato lo scorso maggio in aggiornamento a quello del 2005, ma a quanto pare non sarebbe stato trasmesso in Regione e quindi non recepito dalla Prefettura di Latina. Ed è di fatto inesistente ed inutilizzabile in caso di calamità.

Prevenzione e monitoraggio, ma solo a parole: stazione spenta. Durante la conferenza è intervenuto anche il sindaco Coletta che, come in occasione del Consiglio straordinario, sottolinea la discrepanza tutta italica tra i due lati della medaglia in materia di eventi calamitosi, prevenzione/pianificazione e gestione dell’emergenza: rimandati nella prima, eccezionali nella seconda;  ma anche dell’importanza dell’informazione e del monitoraggio. “Dobbiamo essere tutti più consapevoli e più informati su una situazione che spesso ci si trova a dover gestire in condizioni d’emergenza – le parole del primo cittadino – Siamo molto bravi a gestire le emergenze, ma lo siamo meno nella gestione dell’ordinario. Gestire l’ordinario vuol dire fare sistematicamente uno stato dell’arte, vuol dire conoscere effettivamente i reali rischi.”

Il sindaco Damiano Coletta durante il suo intervento

Il sindaco Damiano Coletta durante il suo intervento

Ebbene il famoso ordinario di cui parla Coletta non è un aspetto particolarmente affine all’amministrazione comunale. Non solo perché non si può ancora far affidamento ad un Piano d’Emergenza e che quando si doveva fare i Consiglio il punto della situazione si è preferito trasferire il piano del confronto su un inconcludente scontro politico; ma anche perché dal 3 settembre – denuncia il professor Selvaggi – la stazione di rilevamento è spenta.

AGGIORNAMENTO 24/10:

Nella conferenza organizzata venerdì presso il Palazzo Monumentale il professore Giulio Selvaggi dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – che da anni segue l’attività nella frazione del capoluogo pontino – aveva denunciato, alla presenza del sindaco Damiano Coletta, che la stazione, allacciata alla sede della Protezione Civile che si trova vicino all’impianto di rilevamento, non è in funzione dal 3 settembre a causa – secondo il geologo – di una mancata erogazione di corrente elettrica per bollette non pagate. Latina24ore ha riportato la notizia, chiedendo lumi sulla responsabilità dell’amministrazione comunale. Tuttavia abbiamo voluto approfondire la questione e, non trovando risposte nè presso l’ufficio provinciale della Protezione Civile nè in quello intercomunale, ha chiesto supporto a Silvia Centra del comitato Attività sismica Latina che quest’oggi ha potuto fare maggiore chiarezza sulla vicenda, – e noi vi abbiamo prontamente riportato gli sviluppi –  che però presenta ancora alcuni passaggi oscuri. Sembra, dunque, che il Comune non abbia responsabilità in merito e che il disguido non dipenda da bollette non pagate.

I nuovi sviluppi: https://www.latina24ore.it/latina/129287/stazione-sismica-a-tor-tre-ponti-sembrerebbe-svelato-il-mistero-nessuna-bolletta-non-pagata-ma-un-guasto-al-contatore/

AGGIORNAMENTO 25/10:

Stazione sismica a Tor Tre Ponti: ripristinato il funzionamento. La conferma dall’Ingv

 

  1. Qualcosa non quadra.

    Non credo che il contatore sia del comune.

    INVITO I GIORNALISI AD INDAGARE MEGLIO.