Anziana morta dopo l’abbandono nella casa di riposo, la sentenza: Fu omicidio volontario

10/10/2016 di
nicola-iansiti

processo-giudice-nicola-iansiti-378tdd6ew5Quattro condanne per omicidio volontario per la morte di una donna di 85 anni, abbandonata in una casa di riposo per anziani ad Aprilia. Immobilizzata dopo una frattura al femore, fu lasciata morire senza cibo e cure da chi avrebbe dovuto occuparsi di lei. Per la magistratura è un caso di omicidio volontario e il titolare della società che gestiva la casa di riposo di Aprilia, e tre suoi dipendenti, sono stati condannati a 14 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Nicola Iansiti.

La vicenda risale al luglio del 2010 e la sentenza è destinata a creare un precedente nei casi di maltrattamenti di anziani nelle strutture dove vengono portati a vivere. Secondo gli avvocati Renato Archidiacono e Silvia Siciliano, legali di parte civile dei familiari di Elisabetta Pinna, l’anziana morta a causa dello stato in cui era ridotta, si tratta di una condanna esemplare per omicidio volontario legata all’assenza di cure e di assistenza sanitaria. I fatti si svolsero nella Casa Alloggio per Anziani «Villa Sant’Andrea».

La signora Pinna morì il 18 luglio 2010 in un ospedale di Gallarate, nel Varesino, dove era stata portata dai parenti, tenuti fino a quel momento all’oscuro della sua situazione. Quattro i condannati, assolti invece altri due imputati, sempre dipendenti della struttura, all’interno della quale veniva esercitata abusivamente l’attività di assistenza sanitaria, come é stato accertato. Raccapricciante il capo di imputazione stilato dal pm Maria Cristina Pigozzo: gli imputati, nonostante lo stato di salute dell’anziana, «non deambulante per le conseguenza di una frattura del femore e affetta da cardiomiopatia e morbo di Alzheimer, con totale perdita di autonomia», non verificarono che la «stessa venisse alimentata e idratata».

Non solo, per l’accusa avrebbero lasciato che «alcune piaghe da decubito, nella zona sacrale, degenerassero fino a interessare un’area di 20-25 centimetri di diametro raggiungendo il quarto stadio con esposizione a livello coccigeo del tessuto osseo». Ad aggravare la posizione degli imputati, secondo il pm, anche l’occultamento dello stato di salute dell’anziana alla nipote e l’aver impedito ad un medico di base, incaricato da quest’ultima, di visitare la paziente. La signora Pinna morì successivamente nell’ospedale in Lombardia. Gli avvocati Archidiacono e Siciliano hanno espresso «grande soddisfazione per una sentenza legata ad un episodio odioso».

  1. Non ci deve essere soddisfazione…solo profonda tristezza. Spero questa nonnina stia meglio dove si trova adesso….tra gli angeli…