Latina, la corsa contro il tempo per rilanciare il Lido

Io
È stata una stagione balneare di lacrime e sangue quella che sta volgendo oramai a conclusione, scandita dagli strascichi di un inverno che è stato teatro di concessioni revocate e sequestri. Il Tar ha alla fine dato ragione agli operatori dei lidi sospendendo i provvedimenti precedentemente assunti, ma la pronuncia è arrivata ad estate inoltrata, compromettendo per buona parte la stagione.
Ma la partita decisiva si gioca ora, o meglio nei prossimi dieci giorni. Nonostante il niet dell’assessore al Bilancio Giulio Capirci durante il Question Time del 25 agosto, l’amministrazione nell’ultimo Consiglio si è impegnata – a fronte di una mozione presentata dai forzisti Giovanna Miele e Giorgio Ialongo ed approvata all’unanimità in seguito ad un emendamento arrivato dalla maggioranza – a discutere in Commissione Attività Produttive il recepimento della normativa regionale, provando ad aggirare prima del 30 settembre – termine stabilito per presentare i documenti propedeutici alla destagionalizzazione dell’offerta turistica – l’obsoleto Piano di Utilizzo degli Arenili utilizzando la scappatoia offerta dal nuovo Piano Regionale. Ma la seduta che si sarebbe dovuta tenere ieri è stata rinviata. Il motivo è il vertice di oggi in Regione tra amministrazione comunale – con l’assessore al ramo di riferimento Felice Costanti in prima linea-, e uffici tecnici per delineare un quadro preciso sull’operazione da attuare per poter mantenere le strutture degli stabilimenti balneari anche nei mesi invernali, ed eventualmente permettergli anche di restare aperti.

Felice Costanti, assessore alle Attività Produttive
Il cambio di direzione della squadra di Coletta appare di buon auspicio, anche se i tempi sono stretti. Il rischio è che i lidi debbano andare incontro alla chiusura e allo smontaggio a fine ottobre. Sarebbe un ulteriore macigno su un quadro complessivo al limite del paradossale, fatto di ritardi nelle procedure e pressappochismo amministrativo, di cui è importante ripercorrerne i passi.
Destagionalizzazione: gli indirizzi dalla Regione arrivarono nel 2007, ma ancora oggi non sono stati recepiti
Alla base della questione c’è un contrasto tra il Piano di Utilizzo degli Arenili approvato dalla Regione e quello del Comune. Quest’ultimo è datato 2002, e fa riferimento ad un quadro normativo superato. Eppure le direttive dalla Regione arrivarono nel lontano 2007, quando il Consiglio Regionale andò a modificare la legge denominata “Organizzazione turistica del litorale laziale”. Più precisamente venne inserito – in aggiunta all’articolo 57 che definisce le aree di demanio marittimo fruibili per attività turistiche e ricreative – l’articolo 57 bis, il cui comma 1 recita: “Al fine di promuovere la destagionalizzazione dell’offerta turistica e lo svolgimento di attività collaterali alla balneazione sulle aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative, l’utilizzazione delle suddette aree ai sensi dell’articolo 52, comma 1, può avere durata annuale, fatto salvo quanto previsto dall’atto di concessione.”
Se fino ad allora gli stabilimenti dovevano essere montati il primo marzo e smontati il 31 ottobre, con l’adeguamento normativo in materia di destagionalizzazione dell’offerta turistica arrivato da Roma, tali strutture possono richiedere al Comune la possibilità di mantenere durante tutto il periodo di durata della concessione annuale. Un provvedimento indirizzato non solo a minimizzare i costi di smontaggio a carico degli operatori, ma anche a sviluppare in seguito un servizio turistico anche nei mesi invernali.
Ben 7 anni dopo viene finalmente adottata la proposta definita per aggiornare il Pua
Sebbene la Regione si sia espressa in maniera netta, affinchè queste nuove linee guida vengano effettivamente attuate, i Comuni interessati devono aggiornare il proprio Piano di Utilizzo degli Arenili (Pua). Ed è proprio qui che è sorta la complicazione.
Passano così quattro anni e l’amministrazione regionale torna ad esprimersi al riguardo, formulando una delibera di giunta con la quale veniva stabilito un termine entro cui gli enti locali avrebbero dovuto avviare la procedure previste per l’adozione di nuovi Pua: 6 mesi dalla pubblicazione dell’atto sul bollettino regionale. Tempi rispettati dal Comune di Latina, allora guidato da Giovanni di Giorgi, che avviò l’iter nell’aprile del 2012, riuscendo a presentare in Regione nell’agosto di quell’anno la proposta della variante di adeguamento del Piano, redatta dal Servizio Urbanistica dell’ente e firmata dall’assessore Giuseppe Di Rubbo; l’adozione venne poi approvata in Consiglio quasi un anno dopo, il 6 giungo del 2013, ad un mese dal placet arrivato dalla Commissione. E nonostante le numerose osservazioni arrivate su tavolo della Segreteria Generale dagli operatori, la proposta definitiva passò a maggioranza – con il PD che preferì astenersi – e venne cosi inviata, insieme al Rapporto Preliminare, all’ufficio tecnico regionale di riferimento. Dopo ben 7 anni dal diktat della Regione si ha finalmente un Pua da sottoporre al vaglio riguardo l’impatto ambientale. Ed è proprio su questo punto che sorgeranno diverse osservazioni e criticità a rallentare i lavori.
Nuovi permessi che si aggiungono ad oltre 120 000 mq in concessione ma indicazioni insufficienti sulla destagionalizzazione: il “piano spiaggia” targato Di Giorgi & Di Rubbo
La variante di adeguamento a firma dell’architetto Ventura Monti arriva dunque sul tavolo dell’Ufficio Urbanistica della Regione. Un piano che non ha valore di strumento urbanistico ma costituisce un atto di programmazione e pianificazione delle aree demaniali marittime in linea con il piano di utilizzazione approvato in sede regionale.
La porzione di costa interessata da tale Pua è quello che si estende per circa 13 km compresa tra la Riviera di Ulisse, a sud del Circeo, e di litorale romano: circa 707 ettari. Striscia di ambito costiero che viene suddivisa in due macrozone denominate “Tratto A” – fra Foce Canale Acque Alte e Capo Portiere – e “Tratto B” – compreso tra Capo Portiere e Foce Canale Rio Martino.
Nel Tratto A si parla di un’operazione di riqualificazione dello spazio pubblico, mentre nel Tratto B è prevista l’individuazione di dieci nuove concessioni demaniali per realizzare “spiagge attrezzate”. Un’ulteriore fetta di superficie che si va ad aggiungere agli oltre 120 mila metri quadrati destinati a strutture balneari. Operazione teoricamente legittima, dal momento che il litorale latinense si troverebbe ben al di sopra della soglia minima di spiaggia libera, ovvero il 50% del terreno demaniale.
Ma il passo su cui bisogna soffermarsi è quello relativo alla destagionalizzazione dell’offerta turistica. Il Pua proposto dall’amministrazione Di Giorgi presenta un riferimento all’indicazione fornita anni prima dalla Regione, non soddisfando tuttavia – così come il tema delle nuove concessioni – diversi criteri di programmazione.
L’impallinamento in fase di istruttoria: un Piano inadatto tra mancanze e criticità
Il Rapporto Preliminare del nuovo Pua venne dunque inviato in Regione nel settembre del 2014, una settimana esatta dopo il voto in Consiglio che ne sanciva l’approvazione. Il passo successivo prevedeva l’espletamento delle procedure di assoggettabilità a VAS. Tradotto: si deve valutare se il Piano possa registrare degli effetti significativi sull’ambiente e se debba essere sottoposto ad un’analisi più approfondita su eventuali interferenze con il patrimonio paesaggistico, detta appunto Valutazione Strategica Ambientale. Un procedimento relativamente snello nel caso un piano o un programma o una sua modifica non presenti particolari ricadute sul territorio, e che dovrebbe durare complessivamente 90 giorni dalla data di trasmissione dell’atto in Regione. Ma non è stato questo il caso.
Step fondamentale di questa fase procedurale è quella dell’acquisizione, in merito al Rapporto Preliminare, dei pareri dei cosiddetti Soggetti Competenti in Materia Ambientale (SCA). Le osservazioni pervenute – acquisiste con due mesi di ritardo rispetto a quanto previsto dalla normativa – sono oltre trenta, nonostante sia siano espressi solamente cinque dei quindici organi competenti scelti a livello provinciale, regionale e ministeriale. Ed ecco che il “piano spiaggia” – Di Giorgi venne impallinato sotto i colpi di chi faceva notare tutte le criticità e le mancanze di una variante redatta – a quanto sembra – in modo abbastanza approssimativo su più fronti. Tali osservazioni possono essere riassunte in cinque punti.
Aria, suolo, risorse idriche e rifiuti: manca una valutazione d’incidenza. È quanto fa notare Arpa Lazio, ponendo la lente d’ingrandimento sul tratto B Capo Portiere – Rio Martino, per il quale il nuovo Pua prevede di realizzare nuove spiagge attrezzate. La stesura di un Rapporto Preliminare implica necessariamente l’inserimento di relazioni sulle Valutazioni d’Incidenza, ovvero gli impatti comulativi che l’attuazione di un piano potrebbe comportare a livello delle varie componenti ambientali. E nel Pua in questione è stata omessa un’analisi del genere. Non c’è una stima delle emissioni generate dagli utilizzatori delle spiagge né un programma speciale di raccolta rifiuti. Non contiene nemmeno informazioni in merito al fenomeno di erosione delle coste e alla necessità di eventuali attività di ripascimento. Sono invece identificate possibili interazioni con flora e fauna, ma – come fa notare l’Area Pianificazione e Rappresentazione del Territorio dell’Agenzia Regionale Parchi (ARP) – viene escluso da questo schema, senza alcuna motivazione apparente, il sistema dunale.
Contrasto con le norme di tutela previste dai piani paesaggistici e dal Piano del Circeo. È l’istanza pervenuta dalla Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità e Rifiuti – Area Urbanistica e Copianificazione Comunale, secondo cui bisognerebbe approfondire la coerenza della proposta di piano con i Piani Territoriali Paesaggistici . In parole povere, nel progetto non state inserite tabelle di riepilogo per le superfici interessate da “nuove concessioni a bando”, così come non viene chiarita la compatibilità paesaggistica di queste ultime e della proposta di destagionalizzazione. Discrepanze che riguardano anche il Piano del Parco, come sottolineato dall’Ente Gestore del Parco Nazionale del Circeo. E vengono omesse – secondo la nota della Direzione Regionale Infrastrutture, Ambiente e Politiche Abitative-Area Sistemi Naturali – informazioni riguardanti le attività di pianificazione avviate dall’Ente parco nazionale del Circeo e sull’iter procedurale della Valutazione Ambientale Strategica.
Non c’è una analisi completa sul sistema della mobilità. Altra osservazione arrivata dalla Direzione Urbanistica della Regione. Nuove strutture porterebbero ad un aumento del flusso turistico, pertanto bisogna pianificare nuovi servizi – accessi al mare, parcheggi ed aree di sosta – nonché valutare le ricadute su quelli già esistenti. E tutto questo non verrebbe indicato in maniera esaustiva nel rapporto preliminare.
Vecchio e nuovo: quali sono le differenze? Ad essere assente è’ anche “un completo inquadramento e confronto tra l’intervento proposto ed il Piano tutt’ora vigente”. Sempre secondo l’Ufficio Regionale Urbanistica, non viene, appunto, indicata chiaramente la portata delle azioni proposte in termini di modifica al piano del 2002.
Criticità in merito al servizio idrico, fognario e di depurazione, ma comunque in linea con gli investimenti previsti. L’ATO 4 infine evidenzia che i vari servizi che dovrebbero sostenere la nascita di nuove strutture turistiche sono oramai “saturi”. La rete acquedottistica, ad esempio, nella direzione da Capoportiere a Foce verde è in fase di risanamento per poter soddisfare il fabbisogno delle utenze attuali e per tali interventi sono previste somme di investimento nel periodo 2012-2017, ma ha una esigua capacità residua per sostenere ulteriori allacci. Discorso simile per il servizio fognario e quello di depurazione.

Variante di adeguamento al Pua: inquadramento territoriale
“Ammesso con riserva”: i ritardi nell ping pong tra Comune e Regione
Le mancanze emerse in fase di istruttoria riguardano dunque molteplici aspetti, e non solo la singola proposta di adeguamento verso la destagionalizzazione. Tuttavia proprio su quest’ultimo fronte potrebbero esserci delle conseguenze rilevanti in caso di bocciatura del Piano.
Il condizionale è d’obbligo dal momento che, sebbene sia arrivata una raffica di pareri negativi,si può azzardare a dire che il Pua sia stato “ammesso con riserva”. In che senso? Sei mesi dopo rispetto al termine stabilito, quindi a giugno di un anno fa, è arrivato il responso dalla Regione. Nella determina datata 23 giugno 2015 e firmata dal responsabile della Direzione Regionale Urbanistica si legge che la proposta di Piano “non ha evidenziato criticità ed impatti significativi sulle componenti ambientali”, visto che sembrerebbe non in grado di “poter determinare peggioramenti significativi dei livelli di qualità ambientale”. Ma anche che “le criticità avanzate dai SCA determinano la necessità di approfondire la valutazione in merito alla significatività degli effetti derivanti dall’attuazione del Piano”. Rinviata a VAS, è dunque la richiesta dell’ufficio tecnico. Questo perché la verifica di assoggettabilità non prevede una vera e propria documentazione integrativa, pertanto se durante la fase di istruttoria viene riscontrata la possibilità che dall’attuazione del piano possano originarsi degli impatti in relazione ai quali il rapporto preliminare non fornisce elementi tali da escluderli, allora è necessario procedere con la VAS. Ed è quello che è successo in questo caso.
La nota della Regione andava dunque ad autorizzare il Comune di Latina ad avviare la procedura volta a redigere un documento di Relazione Ambientale in cui devono essere palesati i cosiddetti “effetti ” – quindi i determinanti e le pressioni ambientali – e non gli impatti indotti (cioè le variazioni di componenti ambientali), questi ultimi oggetti di una eventuale procedura di VIA (Valutazione Impatto Ambientale), fase successiva e richiedente una documentazione più specifica. Ma al ritardo della Regione nel decretare il Piano assoggettabile a Vas, si aggiunge quello del Comune a pubblicare la manifestazione d’interessi per l’affidamento del servizio di redazione del documento: l’atto è arrivato solamente lo scorso 7 giugno, dodici mesi dopo la determina della Regione, causa il commissariamento a cui è stata sottoposta la città nell’ultimo anno.
Ora dovrà essere avviata una fase di scoping, in cui Comune, Regione e Soggetti Competenti in Materia Ambientale entreranno in consultazione sulla base delle osservazioni protocollate in fase di verifica di assoggettabilità. Stadio che dovrebbe durare massimo 90 giorni e che potrebbe aprire la strada per l’integrazione dei vari aspetti mancanti o trattati con superficialità, così come non è esclusa la possibilità di una bocciatura.
La scorciatoia del nuovo regolamento regionale e il rischio di presentarsi a Roma senza una VAS
Concludere l’iter entro il 30 settembre sarebbe stato impossibile alla luce dei ritardi accumulati. Ma ecco che la soluzione arriva dalla Regione che nel frattempo ha provveduto a redigere un duplice aggiornamento in materia di disposizioni relative all’utilizzazione del demanio marittimo: uno nell’agosto del 2015 e l’altro, fondamentale per le sorti dei lidi pontini, approvato lo scorso 12 agosto. Ed è proprio all’articolo 18 del nuovo regolamento regionale emanato tramite la delibera di giunta n.19 che tenta di appellarsi l’amministrazione Coletta per aggirare un mancato recepimento della normativa circa la destagionalizzazione dettato dall’assenza di un Pua aggiornato, ipotesi che ingesserebbe ulteriormente l’attività turistica.
Così recita l’articolo, suddiviso in due commi: “I Comuni, anche nelle more di approvazione dei PUA comunali fissano, entro il 30 settembre di ogni anno, i criteri e le modalità ai fini del rilascio delle autorizzazioni di cui al comma 2, dell’articolo 52 bis della l.r. 13/2007.” In casi eccezionali dunque i Comuni possono, anche in attesa di approvare in via definitivi gli aggiornamenti ai Pua ,permettere ai concessionari di mantenere le strutture anche durante la stagione invernale.
Di questi “criteri e modalità” se ne sarebbe dovuto discutere ieri in Commissione, o almeno era questo l’impegno preso dalla maggioranza nello scorso Consiglio. Dal colloquio di oggi con l’ufficio tecnico regionale si dovrebbe capire come attuare questo procedimento, se l’ipotesi di un prolungamento dell’ordinanza balneare avanzata dall’assessore alle Attività Produttive Felice Costanti possa effettivamente essere quella necessaria a sbrogliare almeno temporaneamente la matassa. Resta comunque il fatto che da più parti sono arrivati pareri che hanno giudicato incompleti i criteri per un’operazione di destagionalizzazione inseriti nel Pua e che la relazione inerente alla Vas a cui è soggetto potrebbe in un futuro più che prossimo portare alla luce clamorose incongruenze. Possibilità che potrebbe affondare un provvedimento comunque di natura temporanea e che è stata sottolineata da Capirci nell’ultimo Question Time. Nel piano spiaggia dell’amministrazione Di Giorgi in effetti si legge che le strutture possono richiedere al Comune la possibilità di mantenere durante tutto il periodo di durata della concessione del solo impalcato del tavolato di legno orizzontale di calpestìo sui pali di sostegno; non si fa riferimento ad una vera e propria pianificazione di un’offerta turistica, obiettivo dichiarato dell’assessore Felice Costanti.
Si attendono dunque lumi da Roma, nella speranza che nell’incontro odierno si possa effettivamente trovare la quadra per porre fine a questa odissea senza fine per il nostro lido.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.