Regione, farmacisti protestano contro Zingaretti per le 274 nuove licenze

04/08/2016 di
sede-regione-lazio

sede-regione-lazio-2016Durante il suo intervento nell’Aula della Pisana sulla questione che riguarda le graduatorie per l’assegnazione di 274 farmacie, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, è stato contestato da un gruppo di farmacisti che protestava nell’acquario per le pratiche sull’assegnazione delle 274 farmacie del Lazio. «Si deve informare bene, non ci prendete in giro», hanno iniziato a urlare alcuni dei farmacisti presenti dopo che Zingaretti ha comunicato che la Regione Lazio ha preso in carico la questione solo a maggio del 2016.

«Volete sapere dove stanno i mafiosi?», ha poi chiesto un altro manifestante rivolgendosi ancora a Zingaretti. Il presidente della Regione è stato contestato anche durante un altro passaggio del suo intervento, quando ha fatto riferimento a quanto avvenuto a Milano: «Non c’entra niente, lei deve parlare per la sua Regione», hanno attaccato i farmacisti. La protesta è continuata durante tutto l’intervento del presidente della Regione. «La prefettura ha detto che non c’è niente, siete dei bugiardi – hanno accusato ancora i contestatori – vogliamo vedere le denunce». Alcuni hanno iniziato a intonare un coro chiedendo a gran voce «denunce, denunce, denunce». Alla fine del dibattito i farmacisti hanno accusato la Regione di «aver sbagliato con Latina» e di voler mascherare l’errore in altro modo. I contestatori hanno lasciato l’acquario minacciando di «andare a denunciare Zingaretti».

ZINGARETTI. «Credo che ci sia un equivoco e che sia molto importante sgomberare il campo. Non c’è da parte nostra nessuna disattenzione o volontà di censura o sottovalutazione dell’importanza di portare avanti procedure amministrative che la regione però ha preso in carico non 4 anni fa ma il 23 maggio scorso, quando si è concluso l’interpello nazionale del ministero della Salute con cui i concorrenti vincitori hanno optato per le sedi. Stiamo parlando di concessioni pubbliche per 274 farmacie. L’iter amministrativo sta andando avanti, sono pendenti molti ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato e l’unico nostro obiettivo è quello di avere la piena certezza che poi negli atti delle concessioni sia garantita la pubblica amministrazione. Trattandosi di un immenso numero di concessioni pubbliche e alla luce dell’esplosione in molte parti di questi Paese, innanzitutto Milano qualche settimana fa, di inchieste che hanno individuato in quella la presenza di rischi di infiltrazioni di poteri criminali e ‘ndranghetisti, come strumento di infiltrazioni dentro questa assegnazione di concessioni pubbliche, e visto che in questo Consiglio e in questa Regione abbiamo più volte discusso di quanto il Lazio sia oggetto di infiltrazioni di poteri criminali nell’economia legale e accanto alle persone perbene, l’unica cosa che ho fatto e me ne assumo con orgoglio tutta la responsabilità, proprio raccogliendo il suggerimento alla prevenzione, è stato avviare un tavolo con sede in prefettura e con il coinvolgimento delle massime autorità investigative italiane affinché sia legata la certificazione antimafia a tutte le deroghe. Non per criminalizzare qualcuno, ma a tutela delle persone perbene come si deve fare in un territorio oggetto di infiltrazioni per innalzare al massimo il tema della legalità nel campo delle concessioni pubbliche. Questa è una procedura avviata da alcuni giorni, che noi confidiamo concludere, da parte delle forze investigative, in poche settimane e con la certificazione antimafia procedere all’immediata assegnazione delle concessioni pubbliche». Così il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, intervenendo nell’Aula della Pisana e rivolgendosi ai farmacisti presenti nell’acquario che protestano per le pratiche riguardanti le graduatorie per l’assegnazione di 274 concessioni.

«Quindi – ha concluso Zingaretti – non c’è alcuna rimozione del tema ma l’ausilio, d’accordo con le forze investigative, di un passaggio ulteriore di verifica della assegnazione di 274 concessioni. Non come strumento di criminalizzazione di persone perbene ma con la volontà di verificare se dentro un processo ci sia anche il rischio di presenza di infiltrazione criminale».