Latina cambia libro. Un plebiscito di proporzioni uniche in Italia incorona Damiano Coletta sindaco

20/06/2016 di
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coletta-sindaco-latina-2016-2“ Latina è libera. Non abbiamo ambiato pagina, abbiamo cambiato il libro”. Damiano Coletta è il nuovo sindaco di Latina. Un evento le cui proporzioni, forse, devono ancora essere percepite e metabolizzate, come è normale che sia. Una maggioranza quasi bulgara, un plebiscito, va ad incoronare il dirigente sanitario del Goretti  in una domenica di giugno che passerà alla storia. Una Piazza del Popolo in festa, gremita,  porta in trionfo il leader di LBC. Non si ricordano nella città manifestazioni di giubilo del genere. I latinensi si sentono, appunto, liberati e affidano in mano all’homo novus della politica nostrana le loro speranze, declassate oramai ad un misto di rassegnazione e sdegno.

Aldilà di ogni possibile considerazione bisogna premettere una doverosa osservazione: nella nostra città si è fatto strada, mestamente (e finalmente, potremmo dire) un sentimento embrionale di partecipazione che sembra configurarsi come  l’anticamera di quel concetto di coscienza civica tanto sbandierato quanto, per certi versi, astratto nella realtà quotidiana. L’elettore medio pontino è stato abituato ad essere imboccato con i soliti crismi da militanza partitica di chi di diceva di amare Latina e la sua storia, ma forse di Latina amava solamente la poltrona in Comune e gli emolumenti che ne derivano.

La rivoluzione del civismo si è completata. Dopo oltre quarant’anni di DC  e ventitré di centro-destra con la premiata ditta AN/FdI-Forza Italia, arrivano un sindaco e una Giunta provenienti dalla società civile. Non proprio tutti illuminati da quell’aura di immacolatezza che sembrerebbe conferire il fatto di non essersi mai candidati; ma nessuno di essi ha mai ricoperto un ruolo nello scacchiere amministrativo della città.

Un plebiscito: a Latina si registra la vittoria più netta tra i capoluoghi al voto.  75 a 25, sono le schiaccianti percentuali con cui Coletta porta a casa il bottino grosso.  È il gap più significativo tra le venti città capoluoghi di provincia e di regione capoluoghi in cui i cittadini sono corsi alle urne. Basta pensare che per realtà come Napoli e Roma in merito alle quali la stampa nazionale parla di plebiscito, De Magistris e la Raggi hanno preso entrambi il 67%.  Un evidente quanto eclatante indice dell’insofferenza della popolazione latinense, del desiderio di ricambio di una classe politica stagnante da anni in un imbarazzante immobilismo. Un equivocabile segnale degli elettori che deve far riflettere anche loro stessi sulla scelte optate alle urne in passato.

Coletta-Calandrini VS Zaccheo-Mansutti. L’ultima volta che a Latina si andò al ballottaggio fu alle amministrative del 2007, scontro vinto da Vincenzo Zaccheo e che metteva definitivamente la parola fine alle residue aspirazione di Maurizio Mansutti, già sindaco con la DC, allora candidato con la Margherita. Il risultato fu 62% a 38%; una vittoria netta anche quella, ma sono tredici i punti che separano l’ex sindaco di AN e Damiano Coletta. Non c’è partita. Coletta entra di prepotenza nella storia delle tornate elettorali della città.

“I dirigenti dei partiti non sono i proprietari dei voti dei cittadini” (oppure sì?). Frase tirata fuori dal cilindro da entrambi i candidati – Coletta per tentare di giustificare l’appoggio ricevuto da PD e Forza Italia, mentre Calandrini nel disperato tentativo di spostare qualche voto – negli interventi in merito ad eventuali apparentamenti per la corsa alla poltrona di primo cittadino. Ma facciamo due conti: Coletta ha ottenuto 46.163 consensi, a fronte dei 15.348 dell’avversario. Sul piatto, dopo il primo turno – se si considerano i voti effettivi per i candidati sindaci che sono 71 mila sulle quasi 75 mila schede registrate – oltre i potenziali 32 mila voti degli astenuti (il 26% di aventi diritto al voto), c’erano quasi 40 mila voti (per la precisione 39.559)  distribuiti tra gli altri nove candidati sindaci.  Enrico Forte ed Alessandro Calvi hanno ottenuto al primo turno rispettivamente 14.966 e 10.125 consensi. Quanti di questi  25 mila sono confluiti nei 46.136 registrati da Coletta? Fedele rappresentazione delle indicazioni di partito o una scelta dettata dal prevalere di un desiderio di cambiamento?  Il candidato di LBC ha incrementato la sua fetta di preferenze di  30.462 unità rispetto ai 15.701 schede portate a casa lo scorso 5 giugno. E gli altri 9.097 voti? Non sono passati allo sfidante, bensì costituiscono quella porzione di elettori che dopo il primo turno non è tornata alle urne per il ballottaggio. Di fatti la percentuale degli astenuti registrata ieri è salita al 42%, oltre 12 mila elettori in meno. E questo la dice lunga anche sulla proporzione dei cosiddetti voti di scambio che si registra sulle preferenze in Consiglio.


calandrini-sconfitto-latinaLo Zar Nicola abdica: fa peggio del primo turno.
 Nicola Calandrini si è presentato davanti alla stampa poco dopo la mezzanotte con un tono comprensibilmente cupo, ammettendo: “Abbiamo perso. Ce l’ho messa tutta. Ci si poteva aspettare una sconfitta, anche di proporzioni notevoli. Non poteva, purtroppo, non essere così.” E dire che lo zar Nicola – un folkloristico appellativo conferito all’ex presidente del Consiglio Comunale da un noto giornale locale nella copertina dell’edizione uscita dopo l’esito delle primarie – prende atto della disfatta, provando a raccogliere i cocci e le redini di quel centro-destra più frammentato che mai.  I continui tentativi, durante la campagna pre-ballottagio, di spostare il confronto su sterili dibattiti ideologici al limite con della dietrologia non hanno pagato; forse hanno rappresentato l’ennesimo autogol.  Un Calandrini che, tuttavia, nei faccia a faccia con Coletta, non ha affatto sfigurato, mettendo sul piatto dei contenuti concreti, probabilmente anche più dell’avversario. Ma questo non è bastato.  Dal 6 giugno in poi il candidato di FdI non ha spostato un singolo voto, anzi ne hai persi addirittura circa 400. Un deficit che suona come una bocciatura per la strategia adottata. O forse gli elettori, dovendo già abbozzo un Tiero in Consiglio (Raimondo detto Remo, il secondo per numero di consensi nelle liste in appoggio a Calandrini, elemento di spicco della “vecchia guardia” della politica pontina), sono stati colti da un sussulto misto al brivido nell’immaginare anche fratò Enrico vice-sindaco, magari con il fischietto in bocca pronto a dirimere controversie in seno all’assise.

Fenomenologia della campagna elettorale. Molti dei componenti delle liste di LBC provengono dal mondo dell’associazionismo. Gente che da anni si occupa di politica – non quella dei comizi, delle conferenze stampa, quella politica “con la giacca e la cravatta”, ma quella tra la gente (detto senza fare populismi) – senza, fino ad oggi, alcuna aspirazione a poltrone ed incarichi. E su questo c’è poco da recriminare. Ma per avere una visione più chiara delle dinamiche, quasi sociologiche, del voto e delle relativa campagna elettorale di queste amministrative, bisogna prendere sotto esame la dialettica di Coletta. Perfetto a livello di retorica, soprattutto quando è andato a sottolineare in maniera capillare e minuziosa i dissesti delle passate gestioni politiche; a tratti “semplificativo” quando invece il piano del confronto veniva spostato sulle proposte.  E bisogna essere oggettivi nel constatare che una buona fetta dell’elettorato (che forse è anche la fetta maggiore) ha votato Damiano Coletta e LBC soprattutto a causa dell’affiorare di un sentimento di rifiuto di quella classe politica che a Latina ha fatto il bello e il cattivo tempo.

coletta-sindaco-latina-2016-4Non siamo qui a lanciare una diatriba machiavellica sui concetti di moralità ed azione politica. Ma in politica, alla fine della fiera, conta come proponi di risolvere i problemi , non l’enfasi con quale li si ha


sottolineati. Ed è per questo che Coletta, ora che ha con sé tutta la città, ora che i latinensi sembrano essere maggiormente consapevoli del proprio status di cittadino integrato ed integrante alla città, deve spostare il proprio assetto di analisi sul pragmatismo dei contenuti. Per non perdere un’occasione più unica che rara di ridare linfa al significato di democrazia, del potere del popolo, quel popolo che con cori e caroselli questa notte lo ha accolto a braccia aperte in una Piazza del Popolo che prendeva forma di un cuore pulsante, vivo. La bellezza della partecipazione. La speranza di veder rinascere la proprio città. Questo e non solo viene racchiuso nel trionfo di LBC. Affinché “questo nuovo libro”, che tanto abbiamo desiderato, sia finalmente quello giusto.

  1. Fratelli Tiero e non solo, andate a lavorare avete finito di mangiare alle nostre spalle!!!

    ciaoo mamma guarda come mi diverto hehehe …..

  2. Ribadisco. La tassa sui morti la pagasse il comune, come ha detto in campagna elettorale davanti a persone e telecamere. Non era sotto tortura, pertanto grazie.

    • Fai una cosa, scrivi ai giornali e di loro che a -24 ore dalle elezioni, non ha tolto la tassa sui morti e tu, che hai tollerato saccheggi degni delle peggiori tribù germaniche ai tempi dei romani, proprio non digerisci questa cosa.
      Pertanto chiedi. ……..non so, cosa chiedi?
      Secondo me, se lo ha detto lo fa.
      Lo so che a Latina suona strano una cosa per i cittadini………..