VIDEO Patenti facili, in aula le immagini degli esami truccati a Latina

24/02/2016 di

Durante il processo per le patenti facili a Latina sono state proiettate in aula le immagini dalle quali si vedono i suggerimenti ai candidati che avevano pagato la mazzetta per superare l’esame. Si vedono persone che girano i monitor verso le finestre o nella direzione dei suggeritori. In aula i difensori degli imputati hanno però contestato alcune intercettazioni audio che non sarebbero comprensibili. I giudici decideranno se utilizzarle nel processo oppure no. L’udienza è stata rinviata al 7 marzo.

L’inchiesta partì da un servizio di Striscia la notizia che aveva svelato il meccanismo in piedi a Latina. Poi si è proceduto a ulteriori lunghe verifiche con riprese video, intercettazioni, pedinamenti, verifiche fiscali e contabili.

I NOMI. Nell’inchiesta sono rimasti coinvolti: Antonella Cianfoni, Pietro Lestingi, Roberto Becchimanzi (dipendenti della Motorizzazione); Antonio Ezio Rossini (titolare scuola guida di Fondi, Monte San Biagio e Terracina); Francesco Spaziani (titolare scuola guida “Silvano” di Latina e San Felice Circeo); Laura Terlizzo (dipendente Motorizzazione); Sergio Bologni (autoscuola Sezze); Franco Ronconi (autoscuola Latina Scalo); Massimo Camelio (autoscuola Gaeta); Giuseppe Antigiovanni (autoscuola Formia); Carmine Maietta (ex dipendente Motorizzazione); Gerardo Tomao (autoscuola Minturno); Mario Livornese (autoscuola Minturno); Linda Iudicone (autoscuola Itri).

L’INCHIESTA. Quasi due anni di lavoro degli investigatori hanno aperto uno squarcio definito “desolante” su una imponente attività illecita riguardante fenomeni di compravendita di esami finalizzati al conseguimento della patente di guida in provincia di Latina con assetti organizzativi ben delineati sia quanto a uomini sia quanto a mezzi. Secondo l’accusa “il gruppo vedeva asserviti un numero non insignificante di funzionari pubblici della Motorizzazione di Latina alla “domanda” mai calante di patenti conseguite con mezzi fraudolenti da persone straniere (perlopiù di nazionalità indiana e dell’est europeo) o italiane mancanti dei requisiti di idoneità tecnica spesso dovuti anche alla totale sconoscenza della lingua ammessa negli esami abilitazione (italiano e inglese)”.

“L’efficienza dell’organizzazione criminale – scrisse la Polizia Stradale in un comunicato – è ampiamente dimostrata dall’insieme degli elementi raccolti, quali la facilità di procurarsi in breve l’esaminatore compiacente o di determinare ed eventualmente anche di modificare gli incarichi per le sedute di esami, l’attuazione divenuta naturale delle sostituzioni di persone in occasione degli esami, l’alta capacità di intimidazione non solo dei complici minori ma altresì dei testimoni dai quali si riusciva con metodi di coartazione ad ottenere una selettiva conoscenza sulle operazioni di polizia, e addirittura la ritrattazione delle testimonianze fornite alla polizia giudiziaria con il preciso scopo di impedire la piena cognizione delle attività illecite.

BOCCIATURE PILOTATE. “Tra le forme di estrinsecazione dell’attività illecita – scrive la polizia stradale – merita una particolare menzione quella che veniva attuata attraverso la pretestuosa bocciatura del candidato per essere poi il medesimo indotto a partecipare alla seduta d’esame dopo aver corrisposto ulteriori e maggiori somme di denaro. Centrale nel sodalizio criminale il ruolo dei titolari delle autoscuole attenzionate, ma pur non secondaria la regia concordata e studiata dai funzionari infedeli della motorizzazione di Latina, tra i quali leader sagace si configura la funzionaria finita in carcere. Vi è stata poi la cognizione provata in atti, che le persone avviate al conseguimento per la patente di guida, perlopiù extracomunitari di origine indiana, siano state indotte ad una complicità attraverso asserite metodiche di assistenza per la lingua italiana. Ancora è emerso dai complessivi atti d’indagine e, segnatamente, dalle intercettazioni di conversazioni comparate con i riscontri documentali, l’esistenza di plurime condotte di falso, finalizzate al conseguimento di patenti di guida e altri benefici in assenza dei requisiti di legge tramite la fraudolenta predisposizione di documentazione anch’essa falsa, nonché riprovevoli condotte di concussione e corruzione. E la commissione del delitto di falso emerge con chiara evidenza dal fatto che i candidati promossi o non sono in grado di comprendere la lingua italiana e inglese, il che esclude la possibilità che abbiano sostenuto effettivamente l’esame, o addirittura non potevano fisicamente essere presenti alla seduta d’esami. Analoghe anomale condotte di P. U. si sono riscontrate in capo a taluni medici militari compiacenti, rimasti indagati a piede libero, che fornivano documentazione certificativa anche senza aver mai visto il candidato o erano disponibili a certificare come inesistenti situazioni di impedimento al conseguimento del titolo abilitativo. In definitiva la particolare riprovevolezza delle condotte criminali che l’indagine ha accertato la si può riferire allo sfruttamento di innumerevoli soggetti accomunati da una condizione di svantaggio in quanto privi di mezzi, mancanti della conoscenza della lingua italiana e in alternativa di quella inglese nonché ignoranti delle leggi dello Stato. Sulla pelle di tali persone gli indagati hanno lucrato con grande spregiudicatezza accumulando nel corso degli anni vantaggi che l’inchiesta ancora in corso andrà a determinare con precisione”.