La curiosa scelta di Latina: eliminare i pini e poi ripiantarli. Tra 20 anni il problema si ripresenterà?

13/01/2016 di

 

latina-viale-italia-alberi-tagliati-1La scelta di abbattere i pini ritenuti pericolanti (e pericolosi) in molte città italiane può essere discutibile. Latina ha fatto questa scelta, seppur dolorosa, in viale Italia dove i numerosi ed enormi pini sono stati tirati giù. Problemi di stabilità, danni alla pavimentazione della piazza e alle strade laterali. Queste le motivazioni della decisione che è sembrata piuttosto condivisa.

Ciò che invece appare assurdo è stata la scelta di ripiantare al posto dei pini tagliati, altri pini. A Latina, proprio in viale Italia, abbiamo abbattuto dei pini per sostituirli con altri pini. Come è possibile? Chi giustifica questa curiosa scelta dirà: la posizione è diversa, i nuovi pini sono di meno, bisognava piantare gli stessi alberi “storici”, tanto ci vorranno anni prima che crescano diventando nuovamente pericolosi. Già “ci vorranno anni“. Tradotto significa che il problema sarà dei nostri figli, tra un paio di decenni. Quando si pianta un albero, e per capirlo non occorre essere agronomi, bisogna valutare il luogo scelto, l’esposizione, i fattori esterni. Tutto ciò è stato fatto a Latina? In che modo?

Un pino crollato a Roma ha provocato un incidente mortale

Un pino crollato a Roma ha provocato un incidente mortale

LE ALTRE CITTA’. Guardiamo come affrontano il problema le altre città italiane. L’elenco dei Comuni che stanno sostituendo i pini domestici con alberi più adatti all’ambiente urbano è lunghissimo. Dal nord al centro, al sud. Palermo, Torino, Firenze, Napoli, Roma, ma anche centri più piccoli come Forlì, Monza, Viareggio solo per citarne alcuni. Ogni città ha un tipo di problema diverso, non solo con i pini ma anche con altri alberi altrettanto inopportuni per le aree urbane, come ad esempio i platani.

A Roma sono stati censiti 10.985 esemplari di pino domestico presenti nelle alberature stradali, mentre in totale sono circa 120.000 i pini che vegetano nella Capitale. Un notevole impiego del pino domestico si ebbe durante il Fascismo, che consacrò questa specie come emblema ufficiale dell’italianità. Ciò spiega anche l’elevata diffusione nelle città di fondazione come Latina.

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Un albero caduto in via del Volsci a Latina

C’è poi una ragione molto pratica: il pino è un albero forte e resistente specialmente nei primi anni di vita e non ha bisogno di particolari cure. I problemi però si presentano dopo qualche anno. Gli esemplari adulti appaiono in salute, ma spesso nascondono enormi fragilità legate al luogo scelto per la loro crescita: aree urbane sempre più calde e piovose, terreni eccessivamente umidi e a volte franosi.

GLI ESPERTI COSA DICONO? “Sarà dura da accettare – spiegano gli esperti che si occupano di verde urbano – ma è una realtà ineluttabile, come la causa che li condanna alla scomparsa. Il cambiamento climatico rivoluzionerà lo skyline verde dei viali d’Italia. Dovremo dire addio a molte delle fronde mediterranee: pini, olivi, carpini, platani, querce, ma anche palme e bouganville. I Comuni li stanno sostituendo con piante più resistenti”.

«In tutta l’Italia del nord il riscaldamento globale sta minacciando i carpini — spiega su Repubblica Paolo Gonthier, professore universitario esperto di patologia vegetale e presidente della Società italiana di arboricoltura — secondo alcuni studi l’aumento delle temperature avrebbe favorito la diffusione di un fungo, l’anthostoma decipiens, e proprio in ambiente urbano». A Monza, Arcore, Cesano Maderno ne ha decimati centinaia, come le betulle e gli olmi. A Milano si sta puntando alla sostituzione degli alberi inadatti soprattutto con tigli e magnolie, circa 40.000 nuovi esemplari piantati su disposizione dell’assessorato all’Ambiente.

Un esemplare di Ginko Biloba a Verona

Un esemplare di Ginko Biloba a Verona

«I mutamenti climatici — dice Alessia Bettini, assessore all’ambiente di Firenze — ci stanno costringendo a rivedere molte delle nostre abitudini. Gli esperti ci dicono che ci obbligheranno anche a cambiare volto al nostro paesaggio urbano. In ballo c’è la sicurezza dei cittadini». Così, sui viali disegnati nel 1865 dall’architetto Giuseppe Poggi nel capoluogo toscano, al posto dei pini sorgeranno olmi, cipressi, frassini, tigli o bagolari, oppure ginkgo biloba.

A Forlì hanno invece puntato su peri e ciliegi. «Come quasi tutti i fusti del Mediterraneo, i pini — dice a Repubblica Pietro Rubellini, responsabile del verde a Firenze — hanno radici superficiali che si estendono di pari passo con le chiome. Bombe d’acqua, temperature sopra la media stagionale, ma anche nevicate non sono un problema in ambienti marini o nei parchi, ma in città è tutta un’altra storia. Le fondamenta di questi giganti sono ostacolate da cemento, tubazioni e cavi elettrici. Moltissimi sono a rischio crollo».

A Napoli e Roma dal 2009 ad oggi hanno fatto tre vittime, due solo nella Capitale e sempre sulla stessa direttrice, la Cristoforo Colombo. «Gli alberi con radici di profondità danno più garanzie — dice Tommaso Sodano, agronomo — Ma paghiamo anche errori di pianificazione fatti in passato. Piantati oltre 50 anni fa in strade strette e su marciapiedi di un metro, i nostri platani oggi sono un pericolo».

Errori di 50 anni fa si possono giustificare, ma ripiantare alberi inadatti oggi significa creare potenziali pericoli con assoluta e ingiustificabile consapevolezza.

  1. Cavolo finalmente qualcuno che lo dice! E’ una cosa assurda, ci dobbiamo sempre far riconoscere

  2. Caro Renato, ci facciamo riconoscere ormai da decenni, specialmente quando votiamo……………

  3. A parte il titolo viziato, non capisco dove sta il problema? Solo a Latina arrivano queste lamentele? In altre città allora? bah!

  4. forse non hai colto la questione. il problema è che le altre città sostituiscono i pini, noi invece li tagliamo e ripiantiamo

  5. esistono diverse varietà di alberi autoctoni che non presentano gli stessi problemi dei Pinus pinea,
    Se 80 fa avessero pensato di piantare delle querce tipiche dell’agro oggi avremmo alberi imponenti e magnifici, anche oggi non sarebbe sbagliato pensare di inserire nel contesto urbano alberi nostrani.

    Come al solito in questa città si spende e spande denaro pubblico alla faccia dei cittadini.

  6. Quindi sarebbe sbagliato ripiantare i pini? Io direi di no, se conosci la cura degli alberi avresti sicuramente risposto diversamente. Diciamo che gli errori sono di chi non ha avuto cura dei pini, o magari curati male, nel senso che la potatura deve essere fatta in un certo modo. Chi sa potere, penso di esserne capace visto che già lo ho detto in tempi non sospetti: la chioma deve essere pari al fusto.. quindi da quello che denoto è stata una malacreanza di qualche ditta famelica o svista di amministratori. A Latina, purtroppo, i fusti dei pini sono più alti della chioma.. quindi devono smettere di potare e lasciare che la pianta faccia la chioma.. altrimenti cadono tutti.

  7. Minerva, sulla cura avrai pure ragione ma dall’articolo emerge chiaro il parere di tanti esperti: tutti dicono la stessa cosa. Se le altre città hanno piantato altri alberi penso sia la scelta più intelligente, oppure sono tutti citrulli tranne i latinensi?

  8. Arnaldo, penso di non farmi condizionare dall’articolo pensando con la mia testa. I pini a Latina, forse non lo ricordi, ne sono stati abbattuti a iosa, nel senso, che al posto loro hanno fatto colate di cemento! Se abiti a Latina ricorderai che i pini che hanno tolto erano sanissimi e non malati come hanno fatto credere. Le altre città fanno quello che vogliono, e non può essere solo una scelta intelligente e condivisa, forse tu non lo sai, ma i pini sono protetti per legge.

    • Ognuno può avere le sue opinioni, ma non diciamo baggianate. La legge tutela i pini nelle aree per loro adeguate, non certo nei centri urbani dove SOFFRONO e si ammalano diventando pericolosi. La speculazione edilizia è un’altra cosa, non mi pare che in viale Italia stiano costruendo palazzi al posto dei vecchi pini.

      • errore, sono protetti quelli privati e pubblici, e sopratutto i rinascenti. Questi ultimi cosa rara nei territori urbani ma occasionali, i pini selvatici, anch’essi protetti, nei territori diversi da quelli urbani.

  9. @ Minerva,
    per la potatura puoi aver ragione, il problema che presentano i Pinus Pinea riguardano l’apparato radicale che diversamente ad altre specie arboree lo sviluppano in superficie, crescendo e potando la chioma si rinforzano le radici che spuntano dal terreno causando dissesti delle pavimentazione dei marciapiedi e strade, oltre al fatto che avendole in superficie rendono i Pini poco resistenti ai venti.
    Puoi informarti, la specie arborea del pino marittimo Pinus Pinea ecc… è indicata per i parchi o aree prive di opere di urbanizzazione.

  10. Cinico, a Latina la situazione è stata differente! Sono in parte d’accordo che i pini creano dissesto stradale, ma quest’ultimo è risolvibile togliendo una parte della radice, anche la metà di essa, laddove crea problemi di urbanizzazione. Ma io mi riferisco alla potatura, che se fatta male, purtroppo così è stato per i pini di Latina, gli alberi muoiono prima quelli che hanno rasato più chioma che fusto. Vai a vedere quante piante di pini a Latina sono spoglie della chioma? Faccio un esempio: via epitaffio tra un decennio rimarrà senza pini, vedi le loro chiome e poi mi darai ragione. Io mi sono limitato a dire soltanto la malacreanza della potatura fatta troppo drastica, la pianta soffre e non riesce più a ricrescere come dovrebbe. Per me è un bene pubblico aver ripiantato i pini in viale italia, anche perché vi è il piano paesaggistico che parla chiaro. Se togli devi rimettere come era prima, tale e quale.

    • il Piano Territoriale Paesistico Regionale che tutela i beni storici architettonici e naturali pone dei vincoli sulla tipologia della essenze arboree da piantumare in luoghi sottoposti a vincolo, ma considera anche la possibilità di sostituire essenze arboree esistenti con altre autoctone.
      Premesso che a me dispiace il taglio di alberi che hanno 50 80 anni, sarebbe opportuno porre a dimora alberi tipici dell’agro pontino, quelli esistente prima della bonifica integrale che furono abbattuti per realizzare un sogno che oggi bene o male stiamo vivendo, ma amministrando pessimamente.

      • Appunto, modificare il piano paesaggistico richiedendo un’altra piantumazione.. tempi biblici per l’ok, spese pubbliche pazze: iter comuni, regione, comuni. Facciamo prima rimettere tutto a nuovo, tale e quale a prima!

        • non si modifica morfologicamente nulla, è solo un cambio da un’essenza arborea ad una più consona per il centro urbano.
          Lecci, Farnie ecc… costano poco e sono compatibili con i vincoli imposti dal PTPR.

          • Costano troppo. Fare un cambio e determinare i lavori costano, caro Cinico. Se si decide di cambiare si deve modificare il piano paesaggistico, inviarlo alla Regione; attendere che la Regione (tempi biblici) esprime parere favorevole, allora ok. E se non è favorevole torna al Comune richiedente e vai ricomincia tutto d’accapo. Costa poco rispettare il piano, rimettere tutto a nuovo, tale e quale. Non mi va di dilungarmi troppo, non posso soddisfare i tuoi vizi personali, ho espresso un parere chiaro ed attendibile. C’è un commissario al Comune e penso che quello che ha fatto sia stata la cosa più concreta.