Un’atleta pontina ai campionati mondiali di apnea

14/03/2015 di
ilaria-molinari

ilaria-molinariLa pontina Ilaria Molinari si sta preparando ai campionati mondiali di apnea, partirà per Sharm El Sheik nei prossimi giorni per un collegiale con la nazionale azzurra, diretta da Stefano Tovaglieri. La rassegna iridata, riconosciuta dalla Cmas, si svolgerà nelle acque di Ischia dal 14 all’11 ottobre. Ilaria è reduce da una visita – ormai diventata un rituale – nella piscina più profonda del mondo, a Montegrotto Terme, in provincia di Padova, dove hanno realizzato un favoloso impianto coperto di 42 metri di profondità. La piscina è denominata Y-40, The Deep Joy, è situata all’interno del complesso dell’hotel Millepini che sta facendo affari d’oro, visto che ogni immersione costa 35 euro. Nei week end centinaia di sub arrivano nel centro termale che ha visto un notevole incremento di presenze, con logico beneficio per tutta l’economia della zona.

L’atleta di Latina aveva intenzione, a settembre scorso, di superare a Bordighera il record del mondo, ma le avverse condizione del mare non glielo hanno consentito, rimane la seconda del pianeta, a – 77 metri in assetto costante. La piscina di Montegrotto l’ha scelta come testimonial, tanto che all’aeroporto Malpensa di Milano scorrono continuamente le sue immagini in uno spot pubblicitario. L’allieva di Pellizzari si sta preparando ai prossimi impegni con la solita costanza e professionalità, oltre a far parte di uno staff tecnico che insegna ai giovani apneisti, sempre a livello nazionale. Ilaria Molinari è nata a Latina da genitori umbri, innamorati dello sport e del mare da sempre, tanto da girare il mondo continuamente. L’atleta pontina è sempre pronta alle sfide più difficili, riesce bene in tutto, come mamma e docente di lingue, in particolare il russo che conosce alla perfezione.

“La passione per l’apnea c’è sempre stata – ha esordito – e da autodidatta mi sono sempre immersa ma non superavo mai i 5-6 metri perché non sapendo nulla avevo paura, fino ai 20 anni però non sapevo che si chiamasse apnea. La disciplina che pratico l’ho scoperta vedendola esercitare da una leggenda vivente, il mio amico Umberto Pelizzari. Durante un’immersione con le bombole con il suo diving, nel 2000 in Sardegna, vidi questa figura nera che ci girava intorno come se niente fosse, a 40 metri, senza respirare, in totale tranquillità, solo con muta e pinne lunghe. Mi convinse a provare a dedicare l’uscita del giorno dopo all’apnea, lasciando le bombole a terra. In superficie mi disse: “Fa’ un bel respiro e vai, tanto io ti seguo”, e feci 16 metri, con le pinne e il costume, poi secondo tuffo, 25 metri, ero tranquilla visto che ero scortata da colui che per me era una specie di uomo-pesce. Umberto era entusiasta, mi convinse immediatamente”.