Mafia a Roma, l’indagine tocca anche Latina

02/12/2014 di
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Trentasette persone sono indagate nell’ambito dell’indagine che ha portato a sgominare un sodalizio mafioso nella Capitale. Dalle prime ore di questa mattina, i carabinieri stanno eseguendo, nelle province di Roma, Latina e Viterbo, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Roma, nei confronti di 37 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati.

Al centro delle indagini del Ros un sodalizio mafioso da anni radicato nella Capitale e facente capo a Massimo Carminati, con diffuse infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale, politico e istituzionale.

massimo-carminatiGli investigatori hanno documentato un ramificato sistema corruttivo finalizzato a ottenere l’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza degli immigrati. Contestualmente la Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di sequestro di beni riconducibili agli indagati, emesso dal tribunale di Roma, per un valore di oltre 200 milioni di euro.

I NOMI. In carcere sono finite 29 persone mentre otto sono state poste ai domiciliari.

Gli arrestati sono: l’ex Nar e Banda della Magliana Massimo Carminati, l’ex ad di Ente Eur Riccardo Mancini, l’ex vicecapo di gabinetto del Campidoglio Luca Odevaine, l’ex ad dell’Ama Franco Panzironi, l’ex dirigente del servizio giardini del Comune di Roma Claudio Turella e il dirigente dell’Ama Giovanni Fiscon. E ancora in carcere Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi, Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Salvatore Buzzi, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci, Sandro Coltellacci, Nadia Cerrito, Claudio Caldarelli, Carlo Maria Guarany, Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella, Emilio Gammuto, Giovanni De Carlo.

Ai domiciliari sono finiti invece: Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina.

LATINA. Oggi, nell’ambito dell’indagine, sono state effettuate delle perquisizioni in provincia di Latina e in particolare a Borgo Sabotino. Potrebbero emergere legami tra gli arrestati e alcuni imprenditori pontini. Sequestrati immobili tra San Felice Circeo e Cisterna. Tre pontini risultano indagati.

LA CUPOLA ROMANA. «Un’associazione di stampo mafioso che si avvale della forza di intimidazione e dell’omertà» dedita «all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, alla corruzione di pubblici ufficiali per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione e il controllo di attività economiche, di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici». È descritta così nell’ordinanza la Mafia Capitale identificata dall’inchiesta della Procura di Roma e che ha portato all’arresto di 37 persone. Ognuno nella Cupola romana aveva il suo ruolo ma tutti rispondevano al «capo», ovvero Massimo Carminati, ex Nar e legami con la Banda della Magliana, che «sovrintende e coordina tutte le attività, impartisce direttive, fornisce loro schede per le comunicazioni riservate, individua e recluta imprenditori, mantiene i rapporti con gli esponenti delle altre organizzazioni criminali nonchè con esponenti del mondo politico, istituzionale, finanziario con appartenenti alle forze dell’ordine e ai servizi segreti» Il suo braccio destro è Riccardo Brugia che «coordina il recupero crediti e l’estorsione e custodisce le armi del sodalizio». Fabrizio Franco Testa, ex presidente di Tecnosky, invece è «testa di ponte della organizzazione nel settore politico e istituzionale, coordina le attività corruttive dell’associazione, si occupa della nomina di persone gradite alla organizzazione in posti chiave della pubblica amministrazione». Salvatore Buzzi, uomo del mondo delle cooperative, «gestisce le attività economiche della associazione nei settori della raccolta e smaltimento dei rifiuti, della accoglienza dei profughi, della manutenzione del verde pubblico». Franco Panzironi, ex presidente Ama e Riccardo Mancini, ex ad Ente Eur, “a libro paga, partecipano all’associazione fornendo uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici, per lo sblocco di pagamenti in favore delle imprese riconducibili all’associazione e sono garanti dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008/2013”. Carlo Pucci, dirigente di Eur Spa, “a libro paga, fornisce uno stabile contributo per l’aggiudicazione di appalti pubblici”. Luca Odevaine, già vicecapo di gabinetto con la giunta Veltroni, accusato “di orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo”, di cui fa parte, e di ricevere in cambio “una retribuzione di 5000 euro mensili”. La base logistica del sodalizio era un benzinaio a Corso Francia gestito da Roberto Lacopo attivo nel settore “dell’estorsione e del recupero crediti per conto dell’associazione”.

GLI INDAGATI. C’è anche Antonio Lucarelli, capo della segreteria dell’ex sindaco Gianni Alemanno tra gli indagati della maxi operazione dei carabinieri Mondo di Mezzo. Gli indagati sono un centinaio. Tra loro – scrive l’Ansa – anche Lorenzo Alibrandi per associazione di tipo mafioso; Stefano Andrini per associazione di tipo mafioso; Giovanna Anelli per corruzione aggravata e turbativa d’asta; Gianmario Baruchello per corruzione aggravata, turbativa d’asta e illecito finanziamento; Angelo Botti per corruzione aggravata, turbativa d’asta e illecito finanziamento; Stefano Bravo per ricettazione; Alessandro Cacciotti per trasferimento fraudolento di valori; Marco Clemenzi ,per false fatturazioni; Marco Commissari per turbativa d’asta, corruzione aggravata e illecito finanziamento; Mirko Coratti per corruzione aggravata e illecito finanziamento; Michelangelo Curti per associazione di tipo mafioso; Pierpaolo Dell’Anno per associazione di tipo mafioso; Giampaolo Cosimo De Pascali per corruzione aggravata; Francesco De Vincenti per trasferimento fraudolento di valori; Lorenzo De Vincenti per trasferimento fraudolento di valori; Serena Di Cesare per trasferimento fraudolento di valori; Antonio Esposito per frode fiscale; Franco Figurelli per corruzione aggravata e illecito finanziamento; Salvatore Forlenza per turbativa d’asta; Luca Gramazio per associazione di tipo mafioso, corruzione aggravata e illecito finanziamento; Marco Iannilli per trasferimento fraudolento di valori; Luigi Lausi per associazione di tipo mafioso; Domenico Leto per associazione di tipo mafioso; Emiliano Limiti per associazione di tipo mafioso; Antonio Lucarelli per associazione di tipo mafioso; Tommaso Luzzi per associazione di tipo mafioso; Giancarlo Mastropaolo, per false fatturazioni; Gennaro Mokbel per estorsione; Daniele Ozzimo, per corruzione aggravata; Eugenio Patané; per turbativa d’asta e illecito finanziamento; Italo Walter Politano per associazione di tipo mafioso; Giovanni Quarzo per associazione di tipo mafioso; Fabio Russo per trasferimento fraudolento di valori; Angelo Scozzafava per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata; Fabio Stefoni per corruzione aggravata e illecito finanziamento; Fabio Tancredi per associazione di tipo mafioso e corruzione aggravata e Giovanni Tinozzi per corruzione aggravata.

GLI AFFARI: RIFIUTI, VERDE E SERVIZI. L’organizzazione smantellata oggi a Roma «era interessata alle commesse e ai finanziamenti del Comune di Roma e delle relative municipalizzate, nella gestione dei campi nomadi, delle strutture riservate agli stranieri richiedenti asilo ed ai minori non accompagnati, nonchè nella raccolta dei rifiuti e manutenzione del verde pubblico». In particolare, secondo gli inquirenti, «attraverso la corruzione di esponenti politici ed amministrativi, le società controllate dall’organizzazione indagata hanno così ottenuto diversi appalti, condizionando le rispettive gare attraverso la conoscenza anticipata del contenuto dei bandi o, in alcuni casi, concorrendo addirittura alla stessa stesura».

RICICLATA LA CRIMINALITA’ ANNI ’80. «L’organizzazione scoperta a Roma affonda le sue radici nella criminalità organizzata degli anni 80, ma ha saputo riciclarsi con una duttilità sorprendente». Lo ha spiegato il comandante dei carabinieri del Ros, generale Mario Parente, parlando dell’inchiesta che ha sgominato un’organizzazione mafiosa nella Capitale. «Un’evoluzione del sodalizio che però rimane sempre ancorato alle sue radici, ovvero quelle criminali».

  1. sono tutti bravi ragazzi e ragazze, vedrete poi dopo la sentenza definitiva di assoluzione lo Stato chiederà scusa!!!

  2. Saranno tutti assolti per prescrizione… Si sa come vanno queste cose in Italia…