PASOLINI: PELOSI ERA CON TRE PERSONE SUL LUOGO DELL’OMICIDIO

01/06/2010 di

La notte tra l’uno e il due novembre del 1975 all’Idroscalo di Ostia, Pino Pelosi, reo confesso della morte di Pier Paolo Pasolini, era in compagnia di almeno altre tre persone: i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino e un certo Johnny, detto «il biondino». È quanto afferma un rapporto della polizia giudiziaria che il settimanale Oggi pubblicherà domani all’interno di un dossier dedicato alla morte dell’intellettuale.

A scoprire la presenza di altre persone sulla scena del delitto sarebbe stato il carabiniere Renzo Sansone della compagnia di Monterotondo, comune in provincia di Roma, che infiltrandosi in un gruppo di balordi che frequentavano una bisca nella borgata del Tiburtino III, raccolse le confidenze di due di loro, i fratelli Franco e Giuseppe Borsellino, appunto, rispettivamente 15 e 13 anni. I due ragazzi, si legge nell’anticipazione dell’articolo del settimanale, negarono in seguito la loro partecipazione al delitto dell’Idroscalo dichiarando che avevano voluto prendere in giro l’infiltrato dell’Arma dopo aver scoperto la sua vera identità. I giudici gli credettero, ma il rapporto redatto il 14 febbraio 1976 dal capitano Giuseppe Gemma, comandante della compagnia di Monterotondo, li smentisce: al momento dell’arresto dei Borsellino, infatti, fu sequestrato loro un ingente quantitativo di refurtiva – frutto della loro abituale attivit… di ladri d’auto – che i due, come rivelato a Sansone, detenevano in casa. «Se i Borsellino avessero scoperto che ero un carabiniere – racconta ad Oggi, Renzo Sansone – di certo non mi avrebbero messo a parte di un segreto tanto compromettente. Eppure i magistrati presero per buona la loro versione dei fatti ignorando questa determinante circostanza».

Nel dossier che pubblicherà Oggi, c’è anche la testimonianza di Silvio Parrello, detto Er pecetto, pittore e poeta amico di Pasolini che ha riferito al pm di Roma titolare dell’inchiesta sulla morte di Pasolini, Francesco Minisci, informazioni dettagliate sulla seconda auto presente all’Idroscalo e sul pregiudicato Antonio Pinna ad essa collegato. «Pelosi fu arrestato sul posto e il suo fermo sul lungomare di Ostia fu tutta una messinscena – afferma Parrello -. Quello fu un delitto commesso da adulti e quei quattro ragazzi furono usati e messi in mezzo».