DOPO LO SCANDALO PIERO MARRAZZO SI AUTOSOSPENDE
Piero Marrazzo ha lottato per due giorni negando l’evidenza per non
dover ammettere le sue «debolezze private». Poi, spinto dagli eventi, ha dovuto
cedere: si è autosospeso accettando un percorso che lo dovrebbe portare alle
dimissioni per la fine dell’anno. Le pressioni della maggioranza sul governatore,
travolto dalla bufera di un video hard e ricattato da quattro carabinieri in carcere,
si erano fatte più intense quando i fatti sono diventati certezze.
Così dopo avere fatto quadrato attorno a Marrazzo, dopo che nell’immediatezza lui
aveva parlato di «fango», il Pd, davanti alle carte dell’inchiesta, ha preteso
dimissioni ‘dilazionatè.
Strategia decisa dopo una riunione con il vicepresidente della Regione Esterino
Montino e Bruno Astorre presidente del Consiglio Regionale, alla quale è seguito un
vertice con Marrazzo.
L’exit strategy concordata: autosospensione dalla carica, delega delle funzioni al
vicepresidente Montino, dimissioni per gennaio. Sospesi anche i benefit, auto blu
compresa e indennità. Per arrivare al voto a marzo, come previsto. E non far
precipitare il Pd subito in una campagna elettorale che sarà all’ultimo sangue.
Il governatore del Lazio se ne va travolto da una bufera non solo mediatica, che
poteva contenere se non avesse testardamente negato l’evidenza di una umana
debolezza, già scritta su verbali di interrogatorio, scegliendo la strada di
allontanare l’ipotesi di anticipare il voto regionale e non bloccare la macchina
amministrativa. Nello stesso tempo distinguendo la colpa umana dalle responsabilità
istituzionali.
La formula dell’autosospensione e il trasferimento pieno di tutte le deleghe a
Montino, nuovo ‘reggentè dell’esecutivo regionale, poggerà su presunti motivi di
salute che giustificherebbe un impedimento di fatto a svolgere le funzioni di
presidente.
Una scelta che non ha precedenti in altre Regioni, che trova immediatamente numerosi
contrari nel Pdl ma soddisfa tutto lo stato maggiore del Pd. Il senatore Andrea
Augello chiarisce: «Mi riesce difficile accettare un pasticcio istituzionale in cui
Montino diventa presidente della Regione senza alcuna investitura elettorale
popolare». Gli fa eco Francesco Storace, già governatore del Lazio: «Una buffonata.
L’autosospensione del presidente della Regione Lazio e la cessione dei poteri al
vicepresidente non stanno in nessun articolo dello statuto regionale. Montino potrà
sostituire assessori? Promulgare leggi? Effettuare nomine? La risposta è no».
Il Pd, compatto ieri nel dimostrare solidarietà a Marrazzo, e unito oggi nel
giudicare positiva la scelta del presidente autosospeso. Il pressing è perchè si
faccia da parte definitivamente. Il segretario del Pd Dario Franceschini aveva fatto
trapelare già in mattinata l’idea che la via di uscita erano le dimissioni. Anche
Pierluigi Bersani apprezza l’avvio di un percorso: «Marrazzo si è autosospeso ed ha
avviato un percorso di dimissioni. Un atto di responsabilità». Ignazio Marino già
parla di «primarie per la scelta del futuro candidato del centrosinistra».
Da parte sua Marrazzo ha tenuto a mettere alcuni punti fermi: d’aver «detto la
verità ai magistrati prima che l’intera vicenda fosse di pubblico dominio» ma ha
anche ricordato di essere «vittima». Poi la famiglia: «Ho sempre avuto come obiettivo
principale quello di tutelare la mia famiglia e i miei affetti più cari». Infine,
l’assicurazione: «Gli errori che ho compiuto non hanno in alcun modo interferito
nella mia attività politica e di governo».
E per non fermare la macchina amministrativa – spiega nel suo ultimo comunicato da
presidente in carica – oggi stesso firmerà il passaggio dei poteri a Montino.
Al solito la Sinistra per bene, quella ben pensante e colta, tira fuori dal cappello il … coniglio. Come mai si parla di exit strategy ? Ma che stiamo in Afganistan ? O si dimette oppure, se ha la faccia resta ! Possibile che quando tocca alla sinistra, la M