LA STORIA DEL MAJORANA, 30 ANNI IN UN LIBRO

19/05/2008 di
di MARCO CUSUMANO
 
Quando è andata in pensione,
pochi mesi fa, la preside Floriana Giancotti è stata travolta da un ritornello.
"Auguri preside! Ma… Perché non scrive un libro sulla storia del
Majorana?". Alla fine quel libro è uscito. 218 pagine che raccontano i
trent’anni di quello che è nato come il secondo liceo scientifico della città,
dopo lo storico G.B. Grassi.

 


Chi lavora nel mondo della
scuola, o comunque lo conosce per qualche motivo, sa bene quanta sana
competizione ci sia tra gli istituti della stessa città. Figuriamoci poi tra
due licei. E così, per anni (o forse ancora oggi?), il Majorana ha rincorso il
Grassi rappresentando l’alternativa. Ma per guadagnare punti bisogna offrire
qualcosa di "diverso", quantomeno di nuovo, e così il Majorana si è
proposto alla città come la scuola delle sperimentazioni, delle iniziative
culturali, trasformandosi in un pulsante centro culturale aperto a molteplici
attività.

 

Solo chi ha vissuto una
scuola per decenni può descriverla nei suoi cambiamenti, nella sua crescita, attraverso
anche le difficoltà e gli scontri interni ed esterni. Chi ci ha vissuto per 5
anni come studente, nel suo piccolo, può trasmettere qualche ricordo legato a
quel piccolo segmento di storia.

 

Nel 1989 entrai nella prima
AS. Già il fatto che non fosse la prima A, e basta, mi fece capire che quella
scuola era diversa. La "S" stava per "sperimentale", in
particolare sperimentale linguistico.
Eravamo i pionieri di quel corso, prima di noi c’era stata solo una classe. Un
po’ ci sentivamo delle "cavie" sulle quali si sperimentava un nuovo
modo di fare il liceo scientifico. Di scientifico, per mia fortuna,
c’era rimasto ben poco. Basti pensare che nel triennio la matematica si
riduceva a 2 ore alla settimana, oltretutto affidate ad una prof che – a modo
suo – "sperimentava" un metodo davvero curioso di insegnare la
matematica: il dettato. I risultati sono stati disastrosi e oggi mi capita di
avere difficoltà anche con delle semplici proporzioni.

 

Per fortuna la matematica-dettato veniva compensata da
altri ottimi insegnanti i quali, nell’ambito linguistico e umanistico, davano
un valore aggiunto a quel corso. Di fatto però, a parte la mancanza del greco, quel
corso sembrava più una derivazione del liceo classico che di quello
scientifico. E a me non dispiaceva.

 

Il liceo sperimentale
linguistico è solo uno dei tanti esempi delle novità sulle quali, nel corso
degli anni, ha puntato il Majorana. Oggi so che la scuola continua ad investire
sulle sperimentazioni, dando ai corsi dei nomi sicuramente più affascinanti
come Leonardo, Euclide, Levi Montalcini…

 

Come ex studente del liceo
sono davvero curioso di leggere il libro sulla storia del Majorana. Il progetto
ha coinvolto gli alunni, gli insegnanti e naturalmente l’ex preside Floriana
Giancotti. Lei da sola racchiude praticamente tutta la storia  della
scuola. L’ho sentita parlare diverse volte, spesso l’ho anche fischiata quando
ero uno studente-contestatore-integralista di sinistra che provava quasi un
piacere fisico ad accusare di fascismo una dirigente del Pci-Pds. Il massimo
della provocazione. Una volta fui anche sospeso (o ammonito, non ricordo) per
questo motivo.

 

Anni dopo ho notato che
questo tipo di provocazioni sono una prassi molto diffusa in questo Paese,
tanto che Bertinotti è stato definito fascista dai suoi ex compagni di partito.
La differenza è che quando io lo dicevo alla Giancotti avevo 15 anni e stavo
nella palestra della scuola davanti all’assemblea d’istituto, mentre loro lo
hanno detto a Bertinotti dai banchi del Parlamento. Tutto ciò mi ha consolato
liberandomi da qualsiasi senso di colpa.

 

Sono curioso di sapere se
nel libro ci sono anche quelle esperienze un po’ imbarazzanti, quei passaggi
bui che la scuola ha vissuto nel corso degli anni. Come l’esplosione di una
bomba (forse nel 1990-1991) nei bagni della scuola. L’ordigno fu piazzato da
quattro studenti che, si dice, per settimane raccolsero “sottoscrizioni” per
finanziare l’impresa. Molti pensarono che era solo uno scherzo ma poi, una
mattina alla prima ora, un boato scosse l’istituto. La mia classe si trovava dalla
parte opposta, ma il botto fu davvero potente. Ricordo il viso della
professoressa di italiano, Manuela Felli, che ci fece uscire rapidamente nel
cortile. Il bagno fu distrutto dall’esplosione. Uno “scherzo” verissimo con
conseguenze gravi per i quattro simpaticoni, ma anche per tutta la scuola:
quell’anno furono bloccate le gite scolastiche.

 

Tornando al libro. Il testo analizza
alcuni momenti cruciali dell’istituto, dalla richiesta di sdoppiamento avanzata
dall’allora preside del liceo scientifico “Grassi” Marianna Lodato Marrone, il
28 marzo 1974, fino alla descrizione di alcuni protagonisti della storia della
scuola come Enzo Finocchiaro, uno dei fondatori del liceo, Marilisa Ammannato,
una delle prime insegnanti di lettere. Ci sono anche i ricordi di alcuni ex alunni
della scuola, il nome di qualche studente famoso come Tiziano Ferro che si è
diplomato dieci anni fa. Ma anche altri studenti che si sono affermati nei loro
rispettivi settori.

 

Il libro sarà presentato con
una cerimonia pubblica giovedì mattina (22 maggio) nell’aula magna della scuola
di via Sezze alla presenza dei dirigenti scolastici, Giovanni Cogliandro e
Floriana Giancotti, delle autorità e dei docenti. Speriamo che ci sia anche
qualche ex alunno con la voglia di trovare un pezzetto della propria storia tra
quelle 218 pagine.

  1. Penso che queste iniziative contribuiscano a creare la storia e l’identit

  2. anch’io volevo partecipare alla storia del Majorana discutendo con i ragazzi che mi chiamavano per parlare di Freud, di Jung e di psicoanalisi….ma il miop contributo non er agraditoai vertici del Majorana, non ero politicamente allineato e dunque addio dibattito sulla psicoanalisi a piscinara….anche sopratutto “questa”