Depressione post-partum colpisce il 15% delle mamme
Il parto, la felicità e poi il buio. Un senso di stanchezza mista a inquietudine e paura di non farcela. È questa la depressione post- partum, che affligge il 10-15% delle neomamme.
«Si tratta di una patologia che si cura e anche bene, l’importante è riconoscerla, perchè spesso si tende a minimizzare attribuendo i sintomi alla sofferenza e alla fatica» spiega il professor Massimo Biondi, direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria e Psicofarmacologia clinica del Policlinico Umberto I di Roma. Esistono diverse forme di depressione dopo la gravidanza, spiega il professore: ad esempio quella più lieve chiamata «maternity blues» , che dura circa 2-3 settimane e che è in qualche modo fisiologica in quanto dovuta a complicazioni ormonali e all’adattamento a un nuovo assetto di vita , in cui diventa centrale il neonato. Ma spesso, quando la neomamma chiede troppo a se stessa, si colpevolizza pensando di non essere all’altezza , può verificarsi un vero e proprio distacco dalla realtà , pericoloso tanto più perchè mette a rischio anche il neonato.«Nell’1% dei casi, poi, la depressione può sfociare in quella che viene definita psicosi depressiva post partum- spiega Biondi- la forma più grave in assoluto, all’origine di alcuni noti fatti di cronaca».
«All’interno dell’unità operativa complessa di Psichiatria del Policlinico esiste l’Unitàoperativa di igiene mentale e psicopatologia del post-partum, unica al momento sul territorio laziale, connessa con tutti i servizi dedicati alla donna e al bambino, come ginecologia, la neonatologia e la pediatria» prosegue il professore.
Il servizio di cura per la depressione post- partum, gestito dalle dottoresse Nicoletta Giacchetti e Franca Aceti, fa interventi di tipo psicoterapico e psicofarmacologico e fornisce informazioni alla famiglia, coinvolgendo se necessario anche la rete dei servizi sociali. «Fino ad adesso abbiamo visitato circa 500 pazienti, un terzo delle quali affette da un’importante depressione-conclude Biondi- in futuro ci piacerebbe realizzare un’unità di cura mamma- bambino, che coinvolga anche la neuropsichiatria infantile, e vorremmo fare un progetto di screening sulle donne in gravidanza, che consenta di identificare prima quelle che sono a rischio di depressione».
Hanno voluto la bicicletta…