Incubo nucleare, gli italiani lasciano Tokyo

19/03/2011 di

Esortati dall’ambasciata d’Italia a Tokyo a lasciare la capitale e le zone più devastate dal terremoto e dallo tsunami di venerdì scorso, una cinquantina di italiani, per lo più famiglie di italo-giapponesi con bambini al seguito, ma anche studenti e operatori turistici, sono rientrati questa sera a Roma con un volo di linea dell’Alitalia (AZ783) proveniente da Osaka, città a sud del Paese nella regione del Kansai. Altri 140 posti sono stati messi a disposizione dal governo italiano su un secondo volo della compagnia di bandiera, l’AZ785, operato sempre dall’aeroporto internazionale del Kansai e previsto in arrivo al Leonardo da Vinci poco dopo l’una di questa notte. A spingere i nostri connazionali ad allontanarsi dalla grande area metropolitana di Tokyo e dalle prefetture a nord e a est della capitale (Saitama, Chiba, Ibaraki, Gunma, Tochigi, Fukushima e Miyagi), è stato soprattutto l’incubo nucleare rappresentato dall’estrema gravità in cui versa la centrale nucleare di Fukushima Daiichi (Fukushima n.1) rimasta seriamente danneggiata dal sisma che sette giorni fa ha scosso il Paese. «Sì, ho seguito l’invito dell’ambasciata a lasciare con mio figlio di appena cinque anni il Paese perchè ho paura delle radiazioni, ma è stata dura prendere questa decisione – ha ammesso Silvia Rulli, di Roma, all’arrivo a Fiumicino – A Tokyo è rimasta metà della mia famiglia: mio marito, che è giapponese, ed i miei suoceri. La situazione a nord della capitale è molto grave. I giapponesi la stanno comunque affrontando al meglio». La signora ha poi riferito che il viaggio da Tokyo ad Osaka è stato oltre che faticoso, anche molto dispendioso dal punto di vista economico. «Non c’è stato fornito alcun aiuto. Chi ha potuto farlo con i propri mezzi, è riuscito a lasciare la capitale. Conosco altre persone che, impossibilitate a farlo, sono rimaste in Giappone. Adesso, però, non è comunque tempo di fare polemiche. Il mio cuore è a Tokyo ed è lì che voglio tornare a vivere con tutta la mia famiglia». Tra gli italiani rientrati, alcuni hanno detto di averlo fatto più che altro per tranquillizzare amici e parenti in Italia. «Se fosse dipeso da me, sarei rimasto in Giappone – ha detto Enrico Catani, di Cagliari, giovane insegnante di italiano – La mia vita è lì: la mia ragazza, il mio lavoro, tutto. Non ho però retto alla pressione esercitata dai miei genitori, dagli amici in Italia e poi – ha aggiunto – sarei dovuto comunque rientrare per motivi di scadenza di visto. Non appena sarà possibile – ha concluso – tornerò sicuramente in Giappone». C’è stato poi chi ha detto che a «spaventare» maggiormente gli stranieri che in questi giorni si trovano in Giappone, sono soprattutto i messaggi che ricevono dalle ambasciate. «Molti occidentali – ha detto Fabrizio Petrani, operatore turistico – si stanno spostando a sud di Tokyo oppure stanno rientrando in Patria sull’onda dei messaggi ricevuti dalle varie ambasciate che consigliano di allontanarsi dalla capitale e dalle aree immediatamente a nord della grande metropoli giapponese. È senz’altro una misura adottata in via del tutto precauzionale, perché a mio avviso – ha concluso – a Tokyo la situazione, a livello di radiazioni, non è poi così preoccupante».