Uso privato di internet, Cassazione assolve dipendente pubblico

25/11/2010 di

Confermata dalla Cassazione l’assoluzione di un impiegato comunale che
durante l’orario di lavoro aveva navigato in Internet dall’ufficio: la Suprema Corte
ha ritenuto che in nessun modo il lavoratore, Mario E., avesse danneggiato la
Pubblica Amministrazione, dal momento che il Comune di Stresa, dal quale dipendeva,
«aveva contratto con la Telecom un abbonamento a costo fisso per l’accesso» alla
Rete.

I Supremi giudici, infatti, hanno respinto il ricorso con il quale il procuratore
generale della Corte d’Appello di Torino e la Procura del Tribunale di Verbania
protestavano contro la sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Mario E. –
dirigente dell’Ufficio tecnico del comune di Stresa – emessa dal Gup di Verbania il
18 dicembre 2008. Mario E. era stato assolto dall’accusa di peculato anche per aver
utilizzato il cellulare assegnatogli per motivo di lavoro per mantenere contatti con
i suoi amici e famigliari (276 sms e 625 telefonate, per circa 25 ore di impegno
dell’utenza e un costo di 75 euro, nell’arco di poco più di due anni). Secondo la
Cassazione, l’utilizzo del cellulare a fini privati era stato esiguo e non aveva
prodotto un «concreto incremento economico» a favore di Mario E. Così la VI Sezione
Penale della Suprema Corte, con la sentenza 41709, ha definitivamente scagionato il
dirigente del comune di Stresa.