Storia, così a Littoria i fascisti perseguitarono gli ebrei

Sono numerosi gli episodi legati alla persecuzione degli ebrei sotto il regime fascista avvenuti anche a Littoria e in provincia. Ecco una rapida rassegna di alcuni avvenimenti che interessarono il nostro territorio negli anni più bui della storia recente.
- Il 24 novembre 1943 allo scalo ferroviario di Littoria fu arrestata dai fascisti l’ebrea Gina Piazza (nata a Roma il 25 ottobre 1916). La donna era figlia di Giuseppe, originario di Ancona, e di Ester Spizzichino e aveva un fratello di nome Roberto e una sorella di nome Livia. Gina era giunta nella città pontina forse per incontrare il fratello Bruno che vi aveva trovato rifugio.
Dopo l’arresto la donna fu trasferita nel carcere di Velletri, dove restò circa due mesi, quindi fu condotta a Roma da dove, nel marzo del 1944, fu deportata a Fossoli. Il 2 agosto dalla stazione di Verona partì il convoglio ferroviario che la condusse ad Auschwitz. Poche settimane prima della fine della guerra, Gina fu trasferita a Dachau, nel campo tedesco la donna rimase fino all’arrivo degli alleati (29 aprile 1945). Alcuni mesi dopo la liberazione Gina fece ritorno a Roma. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Pontinia in provincia di Latina. - A metà gennaio 1944 cinque ragazzi di religione ebraica (i fratelli Umberto, Adolfo e Giuseppe Di Veroli, il loro cugino Alberto Di Veroli e il loro amico romano Giovanni Piperno), furono arrestati a Sezze dai carabinieri e furono trasferiti nel carcere di Littoria da dove riuscirono a fuggire in modo fortuito (approfondisci).
- Nel maggio del 1940 il Ministero dell’Interno chiese alla Prefettura di Littoria di indicare i Comuni idonei all’internamento di persone ritenute “pericolose”. Il Prefetto inizialmente indicò che i comuni di Priverno, Maenza, Prossedi, Roccagorga e Sonnino potevano ospitare circa cento internati, nei mesi seguenti il rappresentante del governo precisò che tale numero era di molto inferiore, infine, nel gennaio del 1941, richiamò che la provincia in generale non aveva i resuisiti necessari poiché molti comuni erano lungo il litorale o vicini a obiettivi di interesse militare (direttissima Roma-Napoli, via Appia, fabbriche di materiale bellico etc.).
A fine ottobre 1941 sempre il Ministero dell’Interno inviava alla Prefettura di Littoria un telegramma urgente conservato all’Archivio Centrale dello Stato:
“Imprescindibili esigenze sicurezza impongono sfollamento dalla Dalmazia due mila ebrei. Detti ebrei saranno destinati, secondo la loro pericolosità, in campi concentramento o località internamento. Di essi saranno inviati cotesta Provincia, previo tempestivo preavviso, n° cento da internare località militarmente non importanti (…)”.
Anche in questo caso il Prefetto richiamò dapprima la limitata disponibilità di alcuni Comuni e in seguito precisò che soltanto il campo di concentramento di Ponza avrebbe potuto ospitare cento ebrei dalmati. - A Littoria risiedevano due persone schedate dalle autorità perché di “razza ebraica”:
1) Ada Fano (nata a Venezia il 28 aprile 1898) risiedeva a Borgo Isonzo con il marito Remo Pece, un agente agrario dell’ONC, cattolico e di “razza ariana”. I due coniugi, giunti dal Veneto nel 1932, avevano tre figli Paola, Franca e Roberto ritenuti di “razza ariana”. Durante la guerra Remo fu richiamato presso il Distretto militare di Littoria. Ada, nei mesi della persecuzione nazi-fascista, fu costretta a nascondersi nelle campagne circostanti finché non trovò un rifugio più sicuro nel casale dell’ONC a B.go Isonzo dove abitava la famiglia Trivellato-Franzon. Dopo il bombardamento di Littoria del 25 gennaio 1944, la famiglia Pece-Fano sfollò verso Pontinia ospite in un podere dell’ONC, in marzo raggiunse Priverno e solo alcuni mesi dopo la fine della guerra fece ritorno a Latina.
2) Giorgio Padovani (nato ad Ancona il 22 luglio 1902) viveva a Littoria con la moglie di “razza ariana” ed era direttore dell’Unione provinciale commercianti. In seguito all’emanazione delle leggi razziali l’uomo, nonostante fosse un fascista della prima ora, fu espulso dal suo incarico e fece ritorno nelle Marche. Nel febbraio del 1939 Padovani emigrò negli Stati Uniti. - A Littoria fu detenuto nel maggio del 1943 l’ebreo polacco Hersc Josef Pomeranz (nato a Drohobycz il 4 settembre 1911), trasferito presumibilmente dal campo di Ferramonti. L’uomo non risulta deportato né si conosce il suo destino.
Riferimenti archivistici e bibliografici:
1) Archivio di Stato di Latina, Fondo “Questura”, b. Fascicoli personali di cittadini di origine ebraica, fasc. nn. 7 e 12;
2) Archivio Centrale dello Stato, Fondo Ministero degli Interni – Direzione Generale Pubblica Sicurezza- Divisione Affari Generali e Riservati- Località di Internamento – Affari per Provincia, b. 145;
3) Testimonianza di A. Di Veroli in L. Zaccheo, La comunità ebraica di Sezze, Sezze 1982, pp. 33-40;
4) A. Di Veroli, Racconto della famiglia Di Veroli (dattiloscritto);
5) A. Folchi, Cronache di guerra. Littoria 1940-1945, Formia, ed. D’Arco, 2010;
6) E. Drudi, “Non ha dato prova di serio ravvedimento”. Gli ebrei perseguitati nella provincia del duce (Giuntina, 2014);
7) A. Anziano, Il giorno della memoria (Dossier pubblicato su “La Provincia. Quotidiano di Latina”, 27 gennaio 2011, pp. 13-21).
Sitografia:
1) I nomi della shoah italiana (a cura del CDEC);
2) Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico (a cura di A.Pizzuti);
3) La persecuzione degli ebrei in Italia 1938-1945 attraverso i documenti dell’epoca (mostra digitale Museo della Shoah di Roma).
Fonte: “I nomi e i luoghi… la Shoah nella provincia di Latina” è la sintesi del lavoro svolto dagli alunni dell’I.S.I.S.S. “Pacifici e De Magistris” di Sezze nell’ambito della ricerca “I nomi e i luoghi della memoria nella provincia di Latina”. La ricerca è inserita nel progetto “La geografia della memoria nel Lazio” promosso dall’Assessorato all’Istruzione e Politiche per i giovani della Regione Lazio in collaborazione con la Fondazione Museo della Shoah di Roma.
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